Irlanda 2003 - Greensleeves & Shamrock

Autore: ..........

Periodo: 31 maggio - 30 giugno 2003

Partecipanti: .............. su Honda Transalp XL600V

E’ passato un anno da quando partimmo per l’Irlanda, la mitica terra verde. Questa, devo dire che lo sapevo, è la fase più difficile….raccontare per noi stessi, per chi vi potrà trovare degli spunti, per non dimenticare il nostro viaggio.
I preparativi sono stati, se non meticolosi, perlomeno accurati.
Per prima cosa ci siamo procurati depliants e idee all’Ufficio del turismo irlandese di Milano e poi ore in internet, infinita risorsa di informazioni, a leggere le varie esperienze e notizie di viaggio.
Abbiamo quindi approntato un piano con una previsione per stabilire l’itinerario anche se poi naturalmente non lo rispetteremo del tutto.
Anche la scelta della moto nuova è stata ponderata ed è andata per la Transalp della Honda.
Il nostro giro durerà un mese tondo, è per festeggiare le nostre nozze d’argento.
Abbiamo deciso di arrivare a Dublino passando per l’Inghilterra e il Galles, così ci fermeremo a salutare degli amici che già ci aspettano. 


31 maggio

Finalmente si parte, decidiamo di attraversare la Svizzera fino a Basilea, poi pieghiamo a sinistra in direzione di Reims e facciamo tappa a Chalon en Champagne all’ Hotel Formule 1, nota catena di alberghi francesi, molto spartano ed economico, ma è quello che basta per una notte.
Oggi è stata una giornata caldissima come pure la sera e riusciamo a malapena a riposare.


1 giugno

Si riparte, il cielo si rannuvola forse per adeguarsi al tempo inglese? 
Ma va bene, dopo il terribile caldo di ieri! 
Verso le 13.30 arriviamo all’imbarco a Calais; abbiamo scelto di attraversare la Manica sul traghetto, troviamo sia più romantico ed emozionante vedere l’Inghilterra, con le famose scogliere di Dover, avvicinarsi.
Abbiamo così anche il tempo per riposare bevendo e mangiando qualcosa a bordo, gettando di tanto in tanto lo sguardo fuori dai finestrini.
Il tempo è effettivamente nuvoloso ma gradevole. 
Ogni tanto penso che dovrò guidare a sinistra, sarà la prima volta, ma sono sicuro che andrà tutto bene.Dopotutto se andrò in confusione, essendo in moto, potrò sempre fermarmi a bordo strada per schiarirmi le idee…
Prima di scendere spostiamo le lancette degli orologi indietro di un’ora per via del fuso; così è come se il tempo durante il viaggio si fosse fermato! Non male, guadagniamo un’ora. 
Ci accodiamo agli altri e imbocchiamo una strada a doppia carreggiata in direzione di Birmingham,la guida a sinistra non è poi così traumatica.
La pioggia ci costringe a fermarci per indossare le tute antipioggia. 
Verso le 17.00 arriviamo dagli amici Jan e Ian che ci stavano aspettando e avevano approntato un meraviglioso barbecue in giardino; il tempo si era nel frattempo rimesso ed era piacevole trovarci con loro a trascorrere quella che si annunciava essere una rimpatriata.


2 giugno

Restiamo ospiti di Jan e Ian e andiamo a visitare con loro la vicina Birmingham, degna di nota la zona dei canali, la Council House ed il magnifico National Sea Life, un acquario dove, introducendo la testa in appositi spazi ricavati nelle vetrate delle vasche, ti sembra di essere un pesce avendo una prospettiva insolita e a tre dimensioni del contenuto delle vasche! 
Questa non l’avevamo ancora vista! Geniale. 
Serata tranquilla degustando del mitico Fish and Chips. 


3 giugno

Visita della cittadina di Redditch con compere ai grandi magazzini Tesco, tipica catena Britannica, ora diffusa anche nell’est europeo.
Forse gli inglesi non avranno una cucina particolarmente dotata ma, bisogna dire che qui l’offerta di cibi e di merci è veramente notevole e comunque diversa dalla nostra, tanto che, da golosi come siamo, ci sarebbe piaciuto assaggiare di tutto un po’; poi ci sono dei sacchetti che contengono cibi di tutti i paesi, dall’italiano al vietnamita cosicché si può scegliere se passare una serata cenando robusto o esotico. 
Nulla di eccezionale ma trovo che da noi non ci sia tutta questa disponibilità.
La sera ceniamo in un tipico pub inglese con gli amici che ci sorprendono con un regalo per ricordare il nostro anniversario. Graziana si commuove lasciandosi sfuggire una lacrima, anche io sono piacevolmente sorpreso e felice per il pensiero che hanno avuto per noi.


4 giugno

Dopo una tipica e pantagruelica colazione inglese a base di colesterolo puro ci accomiatiamo da Jan e Ian con i quali abbiamo passato questi giorni felici che preludono il nostro arrivo in Irlanda e ci avviamo verso il porto di Holyhead dove ci imbarcheremo per Dublino.
La giornata è nuvolosa e a tratti piove. Attraversiamo il Galles in una sorta di percorso dolomitico; notiamo che parlano una lingua estranea all’inglese, lo deduciamo dai cartelli e dalla segnaletica stradale; si impara sempre qualcosa.
Arriviamo un po’ bagnati all’imbarco. Verso le 15.00 partiamo ed il lungo tragitto ci permette di rilassarci. Visitiamo la nave, ci togliamo gli indumenti pesanti, mangiamo qualcosa, ce ne fosse ancora bisogno… e ci addormentiamo per un po’ sui divani. 
Ci svegliamo poco prima di arrivare al porto di Dublino.
Il sole fa capolino fra le nuvole e ci regala il suo gaelico sorriso dandoci il benvenuto sul suolo irlandese. 
Siamo emozionati di esserci finalmente.
Al porto ci dà un concreto benvenuto un amico, Michael Moran, un motociclista, con il quale avevamo avuto uno scambio di e mail prima di partire; ci accompagna gentilmente al B&B che si trova nel quartiere di Drumcondra, in una tipica villetta a schiera come tante altre a Dublino, dove passeremo la notte. 
Questa sistemazione l’avevamo già prenotata dall’Italia tramite internet ma per il resto preferiamo affidarci al caso.
Sistemate le nostre cose usciamo e andiamo in centro dove abbiamo appuntamento al General Post Office con Lorenzo, nostro figlio, che si trova a Dublino per un soggiorno di lavoro/studio. 
Passiamo la serata in un pub, il Mc Guire, raccontandoci le rispettive esperienze. 
Dopo cena ritorniamo tutti a casa, siamo stanchi; Lorenzo la mattina si deve svegliare molto presto per andare al lavoro, ciao ci vediamo al ritorno. 


5 giugno

Lasciamo Dublino con qualche difficoltà per il traffico.
Ci dirigiamo verso Waterford per fare il giro dell’isola in senso orario, così da avere la vista sull’oceano sempre sul lato di guida. 
Visitiamo il villaggio di Glendalough, 1° insediamento cristiano; ci sono pochi turisti e il luogo, sotto un cielo grigio, ci comunica un senso di pace e mistero. 
Poco prima di Waterford ci coglie un diluvio “megalitico” e decidiamo di fermarci in un B&B.
Lo sguardo cade sul Woodside dove Denis e Ann ci accolgono con un caffè di benvenuto. 
Ci sono anche 2 gatti che scambiano con noi qualche affettuosità e a noi fa particolarmente piacere, i proprietari poi sono molto gentili.


6 giugno

Stamattina tempo da lupi, bisogna dire però che il tempo spesso ha dei rapidi mutamenti quindi, anche se è molto brutto, la cosa non ci preoccupa più di tanto, sicuri che in breve cambierà. 
Andiamo verso Tramore per vedere la spiaggia che ha una discreta fama per i locali; troviamo sia vero ma ora sembra novembre e piove di una pioggia che non bagna, altro mistero irlandese?? 
Il tempo poi volge al bello regalandoci splendide immagini. 
Sono proprio quelle che siamo venuti a cercare, evitando perlopiù le città e le architetture dando la preferenza a quelle naturali.
Il sole ci strizza l’occhio e ci fermiamo per gustarci una Guinnes. Passiamo per Dungarvan e Youghal per arrivare a Midleton dove alloggeremo al Midleton Park Hotel, un albergo di categoria decisamente superiore; no, non abbiamo vinto il lotto irlandese….Già dall’Italia, prima di partire, galoppando in internet, avevamo fatto amicizia virtuale con Brendan Condon, un motociclista dell’IPA Garda Motorcycle Club che ci aveva informato che nella regione di Cork ci sarebbe stato un rally del suo motoclub e se ci volessimo partecipare. 
Visto che saremmo stati proprio in quella zona nel medesimo periodo, decidiamo di aderire all’invito, ben contenti di avere l’opportunità di conoscere gente del posto che condivide la stessa passione per la moto; così ci prenota l’hotel dove alloggeremo con tutti gli altri motociclisti. Arriviamo a Midleton e facciamo conoscenza con l’amico Brendan che ci presenta agli amici.
La gentilezza degli irlandesi è veramente proverbiale: avevamo dimenticato a Dublino l’adattatore per ricaricare il cellulare e Brendan, saputolo, informa un amico motociclista di Dublino che sarebbe venuto anche lui a Midleton, di passare a recuperarlo e infatti, dopo poco, rientriamo in possesso del per noi prezioso adattatore. 
Inutile dire che offrire la birra era un nostro piacere. 
Passiamo la serata piacevolmente in mezzo a irlandesi, inglesi e due belgi con i quali avremo contatti in seguito. 
All’ hotel, con nostra vera sorpresa, Brendan ci aveva riservato una suite presidenziale, evidentemente aveva considerato che era il nostro viaggio per festeggiare le nozze d’argento. 
Davvero molto gentile! Peccato che non ci staremo molto ma ci godiamo l’agio e il lusso di queste 2 notti.


7 giugno

Sveglia senza stress, il rally comincerà alle 11.00 e facciamo colazione mentre fuori piove a dirotto, ormai ci siamo abituati e il detto irlandese” se il tempo che c’è adesso non ti piace aspetta 5 minuti ” è diventato parte della nostra filosofia.
Il fatto che piove quando facciamo colazione ci rassicura che allora poi cambierà quando sarà il momento, spesso sarà così! 
Alle 11.00 partiamo con il sole, andiamo verso Cork, Kinsale e giù verso la costa, facciamo uno stop per un caffè e arriviamo a Oldhead. Proseguiamo lungo la costa fino a Clonakilty e ci fermiamo per il lunch a Ross Carbery. Sediamo a tavolo con Jean e Mieke, una coppia di belgi su Pan European, sono simpatici e facciamo amicizia. 
Graziana, che non mastica troppo l’inglese, esercita il suo francese con i belgi che, anche se fiamminghi, accettano di buon grado la lingua di “servizio”. 
Anche loro come noi si godono la ritrovata libertà, avendo i figli ormai grandi…
Ci scambiamo gli indirizzi e ci invitano a passare da loro in Belgio quando “sigh” torneremo. 
Ritorniamo soddisfatti in hotel dopo esserci riempiti gli occhi di panorami accattivanti e affascinanti. 
La sera, dopo cena, gigantesca riffa dove noi non vinciamo nulla per fortuna! Se avessimo vinto per caso la moto in palio non avremmo saputo dove metterla e poi le noie per l’immatricolazione in Italia…Tipico caso della volpe e l’uva,he he!
Qualcuno ci dedica però una magnifica torta che non riusciamo neanche a mangiare…! 


8 giugno

Lasciamo il Midleton Hotel e gli amici con la promessa di rivederci. 
La colazione è sempre una parte importante della giornata…
Un sole celtico ci accompagna mentre ci avviamo verso la costa, ripercorrendo in parte il percorso di ieri, passiamo per Baltimore arrivando a Mizen Head. 
Spettacolari paesaggi oceanici, terre, acque in un susseguirsi di immagini che ci “illuminano di immenso”. 
Arriviamo a Glengarrif passando per Bantry. 
Ci accoglie nel B&B “Coiscolle” una simpatica ragazza bionda che ci offre caffè e dolci come benvenuto,una piacevole usanza che gradiamo; è giusto pomeriggio inoltrato ed è un gradevole momento di scambio con i proprietari dei B&B che evidentemente amano dare ospitalità alla gente di passaggio.
La ragazza ci dice che ci sono molti turisti in zona, anche stranieri, perlopiù appassionati di pesca, che in questa zona così estrema trovano il loro paradiso ( anche per noi è lo stesso).


9 giugno

Dopo una degna colazione partiamo per quella che sarà una giornata tremenda; abbiamo in programma di fare il giro del Ring of Kerry.
Ci dirigiamo verso Kenmare e, prima di avventurarci per il Ring, visitiamo una sorta di mini postazione megalitica a Stone Circe dove, senza neppure toglierci il casco vista la pioggia, proviamo a riflettere sui misteri della creazione. 
La certezza è che piove costantemente e oggi, anche se abbiamo aspettato i fatidici 5 minuti, il tempo non vuole cambiare. 
Percorriamo il Ring of Kerry sotto un diluvio costante e immersi nella nebbia che non ci permette di vedere nulla. 
Ci fermiamo in un bar per bere qualcosa di caldo e allaghiamo il locale più che se fosse stato tutta la giornata con le porte aperte davanti alle onde che si infrangono sugli scogli. 
Cerchiamo di asciugarci con il soffione caldo del bagno… 
Riprendiamo la marcia pensando, nonostante tutto, che il giro d’Irlanda in moto è più emozionante e, alla fine, in anticipo sui tempi di sosta, ci fermiamo in un provvidenziale B&B, questa volta una farm a Killargin. 
La signora Stephens si prende cura di noi offrendoci oltre ad un ristoro anche un caminetto caldo dove rinfrancarci ed asciugare i nostri indumenti per non parlare dell’interno dei caschi…
Stare nei B&B irlandesi è davvero confortevole e il contatto con le persone a volte ti ripaga dei capricci del tempo. 
Oggi abbiamo perso uno dei paesaggi più belli, forse è un segno che ci dobbiamo ritornare? 


10 giugno

Il sole torna a sorridere e ci avviamo a fare il giro del Dingle. 
Le spiagge immense dell’oceano ci attraggono irresistibili, a Inchpoint ci avventuriamo sulla spiaggia infinita verso le onde dell’oceano che sembrano così lontane. 
Entriamo in acqua con gli stivali, come i bambini nelle pozzanghere, ora le onde sono minime ma immaginiamo la loro potenza; in altri momenti ci spazzerebbero via come fuscelli. 
Scogliere, baie, insenature e crocefissi lungo la strada ci ricordano le infinite capacità plastiche del Creatore. 
Il Creatore inoltre, in quest’isola, si è impegnato nella produzione di innumerevoli pecore, tutte bianconere, non credo comunque appartengano a qualche fanclub. 
Vagano libere ed educatamente si spostano per cederti il passaggio, almeno così è successo sempre così meno una volta che una “smarrita” è tornata indietro obbligandoci ad una frenata disperata. Dopo esserci miracolosamente evitati, abbiamo proseguito con un po’ più di cautela nei confronti di queste simpatiche creature bicolori. 
L’amico Brendan, che avevamo conosciuto al Midleton Hotel, ci aveva invitato, essendo libero, a passare da casa sua nei pressi di Limerik. Volentieri aderiamo e dopo uno scambio di sms per individuare la sua casa, ci ritroviamo e facciamo conoscenza con Michelle, sua moglie e la loro deliziosa bambina Abby. 
Insistono perché ci tratteniamo a cena e a passare la notte da loro. Approfittiamo dell’offerta molto volentieri avendo così l’occasione di vivere seppure per poco una vera realtà irlandese. 
A Brendan piace parlare Gaelico e noi approviamo ritenendo importante che venga mantenuta questa lingua così antica. 
Scherzando, anagrammiamo i nostri cognomi e ne ricaviamo 2 probabilissimi cognomi irlandesi….Che combinazione!! 
Michelle invece preferisce l’inglese, per lei è più pratico e ci dice essere la sua lingua madre. 
Brendan ha 2 giorni liberi e ci propone di venire con noi domani a vedere le mitiche falesie Cliff of Moher. 
La cosa ci alletta e andiamo a dormire in un antico letto di una antica casa irlandese. 
Siamo stanchi e non riusciamo a vedere quanti Elfi giocano nella nostra camera durante la notte…


11 giugno

La giornata promette bene come la colazione di Michelle! 
Si parte per le Cliff of Moher, le famose falesie a picco sull’oceano. 
C’è il sole ed è piacevole “rollare” sulle strade prive di traffico ma così ricche di attrazioni. 
Prima delle Cliff ci fermiamo per un caffè in un bar sulla costa. 
Ci sono anche dei motociclisti francesi che hanno avuto la stessa idea, ci salutiamo scambiandoci qualche informazione sulle rispettive provenienze e programmi di viaggio. 
Non sono molti i motociclisti che si incontrano in giro per l’Irlanda, forse paura della pioggia? 
Proseguiamo ed arriviamo con emozione alle Cliff. “Sgamiamo” il parcheggio a pagamento che, visto il prezzo ci farebbe cambiare la concentrazione dei ferormoni, ponendoci in una condizione sgradevole con l’ambiente circostante e troviamo una degna sistemazione per le moto.
Ci avviamo verso le vertiginose scogliere e guardiamo lo spettacolo che, aiutato dal tempo favorevole è eccezionalmente inquietante, punto ideale per i gabbiani o per chi ama lanciarsi nel vuoto. 
Scattiamo le dovute fotografie che, sappiamo già, non renderanno che in parte quello che stiamo vedendo. 
Alcuni si avvicinano al bordo del precipizio sdraiandosi a terra per evitare di perdere l’equilibrio. 
Preferiamo non approfondire e rimaniamo in piedi un po’ più lontano…
Torniamo alle moto accompagnati dal suono di un’arpa celtica che una ragazza accarezzava dolcemente, una musica antica che dimora nell’aria del luogo.
Salutiamo Brendan ringraziandolo per la sua ottima compagnia e ci avviamo verso Galway. 
E’ l’ora del tè e cerchiamo un B&B che ce lo offra…Eccolo, siamo a Clarindbridge al Woodlands. 
Ci accoglie con fare impeccabile Mr. Colm che, dopo il tè con i dolci di rito, ci mette a nostro agio, ci concede, dimostrando un buono spirito di osservazione, di lavare la moto nel cortile mettendoci a disposizione l’occorrente. 
Si scusa di doverci poi lasciare da soli ma ci dice di avere un invito dalla sorella per il compleanno… 
Ci lascia fiducioso la sua casa nelle nostre mani. Non possiamo non riflettere seriamente su questa gente così ospitale e gentile, facciamo dei confronti ma ci risparmiamo le conclusioni.
Andiamo a riposare.


12 Giugno

La mattina Colm ci “colma” di colazione, come al solito!
Gli piace conversare e noi lo assecondiamo volentieri.
Ci dice che non siamo i primi italiani ad essere suoi ospiti, ha altri clienti che vengono a trascorrere parte dell’estate da lui, quando in Italia fa troppo caldo. Li capiamo, dalle telefonate a casa sappiamo che il caldo quest’anno è davvero insopportabile e che quasi tutta l’Europa ne è colpita.
Ci riteniamo fortunati pensando che qui la sera si accendono un po’ i caloriferi!
E’ difficile accomiatarsi da Colm, non tanto perché sia indiscreto, ma è un affabulatore ed è piacevole discorrere con lui, ci regala un libro “Piccole storie irlandesi” che ci fa proprio piacere e, dopo una disputa sul fatto che si dice che il parco Phoenix di Dublino sia il più grande parco cittadino d’Europa mentre a noi risulta essere quello di Monza, lasciamo la sua casa e, baipassando Galway ci inoltriamo in quella che si dice sia la più bella parte d’Irlanda.
Percorriamo la costa verso Clifden.
Siamo contenti di percorrere queste strade con la moto, ci sentiamo più vicini alla natura, quasi ne facessimo in qualche modo parte, una natura che ci manifesta tutta la sua gradevole grandiosità.
Ogni tanto incontriamo dei cartelli che recano la scritta “An Ghaeltacht”, significa che nella zona si parla il gaelico.
Intravediamo nella rada nebbia sul mare le isole Aran che meriterebbero una visita a parte, sappiamo che spesso saltiamo qualche cosa ma non possiamo vedere tutto.”Deglutiamo” e tiriamo avanti sapendo che “c’è più tempo che vita”.
Forse torneremo in Irlanda ma se così sarà limiteremo la visita ad una regione alla volta…ma allora dovremo tornare più volte!?
Da quando l’Irlanda è entrata nell’EU hanno sostituito le distanze in miglia in chilometri. Apprezziamo il cambiamento ma, abbiamo l’impressione che molti cartelli indichino ancora le miglia! A volte ci sembra che i tratti siano più lunghi di quanto supposto in Km…!
Ci avviciniamo a Westport e il tempo prova a spaventarci…
Abbiamo appuntamento con John, un amico motociclista conosciuto a Midleton, ci aveva invitato a passare una sera a casa sua offrendoci una stanza per la notte.
Arriviamo a Westport da John sotto un acquazzone che ci fa apprezzare ancora di più l’incontro con l’amico.
Ci accomodiamo, sorseggiamo un caffè bollente, parliamo del più e del meno, di noi, dell’Italia e di quello che faremo.
John ha una deliziosa bambina e un simpaticissimo Labrador che ci dà il benvenuto convincendoci a giocare con lui.
Ripensando all’hotel Midleton, a quanto ci è costato passare le due notti non possiamo non considerare che è stato sicuramente un investimento dal punto di vista umano visto che. ci ha permesso di conoscere più da vicino e nel loro ambiente delle persone del luogo. Ci sembra confortante poter scambiare con loro delle opinioni e anche le solite quattro chiacchiere, che non scaturiscono da un rapporto di mera “compravendita” come accade di solito al turista medio quali anche noi spesso siamo.


13 giugno

Dopo la colazione, gentilmente offerta da John, ripartiamo alla volte delle Achill Island.
Ogni tanto ci fermiamo per vedere meglio dei particolari, delle spiagge o delle scogliere.
La stessa idea l’ hanno anche delle comitive di giapponesi che troviamo dappertutto, non ci danno certo fastidio, educati come sono, ma ci viene l’idea di tornare con le conchiglie raccolte da piccoli a Cesenatico, sepolte in cantina, per vendergliele e fare un nuovo businnes…
E’ piacevole attraversare questi paesi costieri, ci salutano tutti, i bambini, lo spazzino, le automobili che incrociamo spesso ci fanno i fari, dapprima non capivamo il perché, pensavamo ad un improbabile posto di controllo della polizia ma poi abbiamo realizzato che era un saluto diretto a noi, solo quello!
A proposito di saluti, qui come pure in Gran Bretagna, i motociclisti, visto il senso di circolazione, non riescono a salutarsi con la mano sinistra nel solito modo come nel resto d’Europa, di conseguenza alzano il braccio sinistro davanti a sé anche se devo dire che spesso non si capisce molto. Beh, l’importante è il pensiero.
Arriviamo a Ballina e ci fermiamo al Seashore House, un B&B in una posizione stupenda con una vista sulla baia che da sola vale la non troppo cordiale signora che lo gestisce.
Ci vengono serviti come sempre caffè e dolci.
Forse è solo una nostra opinione negativa nei riguardi della signora ma comunque sarà l’unica di tutto il viaggio.


14 giugno

La mattina, dopo l’irish breakfast paghiamo e, la poco disponibile signora, di sua iniziativa, ci fa lo sconto riguadagnando qualche punto nella nostra hit parade. Magari era solo un po’ stanca o doveva fare la pipi come sostiene Paolo Conte nella sua canzone di Bartali…
Da un po’ ho notato che il battistrada posteriore potrebbe essere interessante per la polizia…
Mi riprometto di cambiare la gomma al primo gommista.
Andiamo verso Sligo e il mitico Donegal.
A Ballyshannon decidiamo di fare il giro del lago Fernaghan, qui una sottile striscia di terra separa la contea di Sligo dal Donegal infatti, sulla destra l’Irlanda del nord si incunea nell’Eire creando una strozzatura nel territorio che collega le regioni di quest’ultima invece il lago Fernaghan si trova nell’Ulster dell’Irlanda del nord.
Di fatto non capiamo di aver superato alcuna frontiera se non vedendo i cartelli stradali diversi e i prezzi della benzina in Pound.
Anche questa è una emozione da provare.
A Milano all’Ufficio del Turismo ci avevano detto che attualmente non c’era alcun pericolo a visitare questi territori non più di quello che si corre passando in certi quartieri delle grandi metropoli di tutto il mondo.
Il lago non ci colpisce particolarmente, certo in Irlanda, le bellezze naturali, vista l’abbondanza, hanno un bel da fare per farsi notare. Scappiamo dall’Ulster inseguiti da plotoni di soldati armati che marciano implacabilmente verso di noi con gli stivali che scintillano sinistramente. Non ci preoccupiamo di tutto ciò, questa clip l’abbiamo già vista , è dei Pink Floyd, “Breaking the wall”. Ad ogni buon conto passiamo per Donegal e facciamo perdere le nostre tracce girando il promontorio della paura, ops, delle Slieve League, dove, ancora una volta ci “illuminiamo di immenso”.
Un gruppo di bambini posa simpaticamente per noi, vogliono essere fotografati e noi lo facciamo, sono così simpatici e le loro grida felici si perdono nel vento con quelle dei gabbiani immobili nel cielo; forse è per questo che le loro mamme li portano qui a giocare, possono sfogarsi e gridare quanto vogliono.
Ormai certi che i soldati non ci troveranno più ma non la polizia perché ormai la gomma è pericolosamente liscia, ci fermiamo ad Ardara al Rosewood B&B dove la Signora Susan ci accoglie con la solita splendida ospitalità.
La gomma posteriore comincia ad essere un problema, non tanto per una eventuale ma anche improbabile multa ma per il rischio di una antipatica foratura, i gommisti incontrati finora scuotevano la testa all’idea di cambiarci la gomma , qui le moto non sono poi tanto comuni e i posti dove avere assistenza sono evidentemente pochi, speriamo bene.


15 giugno

Sopravissuti all’Irish Breakfast ripartiamo verso la costa oceanica, incontriamo villaggi tranquilli, le case rare e il traffico inesistente ci riconciliano con il mondo che,almeno dove abitiamo noi, è così caotico.
Ci piace questo tratto di costa, immaginiamo di passare un inverno in una casa sull’oceano, con le onde che si innalzano urlando per abbattersi con fragore sugli scogli e noi con il camino acceso e le candele le cui fiammelle sicure sfidano calme l’inquietudine esterna.
Ci esercitiamo a cercare quale sarebbe la casa più adatta. Se avremo tempo un giorno forse lo faremo.
C’è un motivo tradizionale inglese intitolato “Greensleeves” che mi frulla in testa tutti i giorni, probabilmente di Enrico VIII deve essere del 16° secolo, mi ricordo che era la sigla di una trasmissione televisiva: La Tv degli agricoltori che andava la domenica negli anni ’60, è un motivo che si adatta perfettamente ai luoghi che vediamo, come una colonna sonora, inoltre si può accelerarne o rallentarne il ritmo a piacimento adattandolo ai giri del motore.
Arriviamo in un punto dove, consultando la carta e le indicazioni stradali non riusciamo a orientarci.
Mentre siamo chini sulla mappa, un autobus di linea si ferma, si aprono le porte e l’autista avendo visto che eravamo degli sperduti turisti, si offre di indicarci la strada, che gentile!
Saliamo a bordo e i passeggeri ci salutano, tranquilli e sorridenti, ricambiamo e imbarazzati pensiamo che non ci siamo affatto persi! Questo è il mondo che cerchiamo! Tornati alla realtà ci accorgiamo che l’autista non era affatto in grado di aiutarci, non conosceva bene la zona, e non si riusciva ad orientarsi…
Forse aveva risposto ad un impulso che spinge gli Irlandesi in ogni caso ad aiutare i passanti pur non essendone in grado.
Ringraziamo comunque e ci congediamo anche perché non vogliamo approfittare della pazienza dei passeggeri.
Anche se l’aiuto si era rivelato inutile per l’orienteering, non lo era stato dal punto di vista umano!
Perdersi e deviare dal percorso prefissato non è comunque un dramma anzi a volte si scoprono cose che non si prevedevano!
Pur non essendo quello che cerchiamo nella natura dell’isola, non possiamo non notare le chiese che si affacciano sul nostro percorso, chiaramente cattoliche, con la statua della Madonna sempre in primo piano, ci fanno capire il forte carattere religioso degli irlandesi.
Anche i numerosi crocefissi di notevoli dimensioni, le grotte con le Madonne ed i cimiteri molto particolari con le loro croci celtiche sottolineano la religiosità spiccatamente cattolica di questo popolo. Un’altra cosa che non si può non notare e, mi si perdoni l’accostamento, sono le toilette al mare, in posti talmente sperduti dove non sembrerebbe essercene la necessità ma, sono così “invitanti” che ne facciamo all’occorrenza l’uso che meritano anche per non accostare le nature così diverse fra loro dove le nostre sarebbero certo perdenti.
E così considerando “ come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio, torno già a volare. Le distese azzurre e le verdi terre, le discese ardite e le risalite e poi ancora in alto con un grande salto” mi viene il dubbio che Lucio Battisti, che ho appena citato, abbia composto “Io vorrei,non vorrei, ma se vuoi”proprio qui in Irlanda e, fra queste considerazioni arriviamo alla Lambertons Farmhouse a Fahnan dove la signora Ilary ci accoglie nel solito gradito modo rifocillandoci.
Questa Farmhouse è situata in una posizione veramente incantevole, con vista sulla baia dove la bassa e l’alta marea scoprono e ricoprono il fondale dando spettacolo di sé.


16 giugno

Hilary ci prepara la colazione come al solito generosa, le chiediamo di sostituire le uova con del formaggio, abbiamo l’impressione che altrimenti non riusciremo a smaltire il colesterolo in tutto il resto della vita…Sorridendoci acconsente e aggiunge che se abbiamo qualsiasi bisogno di farglielo sapere.
Nel ringraziarla mi sovviene che la gomma posteriore non ha ancora trovato un posto per riposare, urge cambiarla!
Senza scomporsi si informa sulle dimensioni della gomma e ci dice che ci farà sapere; da come lo dice ci sembra che sarà la volta buona.
Il tempo è buono e ci avventuriamo nell’Inishoven, la zona più a nord d’Irlanda, ragazzi, che posti!
Arriviamo a Malin Head, il punto più a nord e poi giriamo la penisola senza una meta precisa, così a caso, per scoprirne gli angoli più nascosti. Ci fermiamo in una spiaggia infinita che sembra chiamarti attirandoti a sé come una sirena mitologica, molti turisti fanno come noi.
Contempliamo l’oceano, ci godiamo i raggi del sole e il vento che ti accarezza deciso.
Scambiamo alcune battute con un equipaggio in moto, sono oserei dire due anziani signori svedesi che, incuranti della loro età e delle possibili avversità stanno girando l’Irlanda, come noi del resto.
Li prendiamo ad esempio, rallegrandoci che la curiosità e la voglia di vivere non hanno età.
Percorriamo delle strade nell’interno dove, incredibilmente ci sono km e km fra una casa e l’altra, il silenzio è quello del vento che accarezza la scarsa vegetazione.
Fermiamo la marcia per ascoltare questo silenzio e intorno a noi c’è solo natura; è una sensazione magnifica ma, un auto lontana chilometri rompe già il silenzio della valle…
E distese di torba da tagliare a fette per profumare le serate davanti ad un camino acceso.
A Malin Head ci fermiamo a guardare l’oceano come molti altri.
Il tempo diventa minaccioso e invidiamo un signore tedesco con il camper, in questo posto così benevolmente cattivo ci passeremmo volentieri la sera guardando l’oceano seduti al sicuro in cabina e poi perché no anche la notte.
Comunichiamo questo pensiero al tedesco che invece era di tutt’altra opinione: per lui l’Irlanda non era bella come l’Italia o la Francia???
Ma cosa pensava mai di trovare in Irlanda? Ce ne sono in giro dei “Pirla”, in tedesco “Dummkopf”.
Vista la sua inutile presenza in questo luogo decidiamo di alleviare la sua inconsapevole sofferenza chiedendogli di scattarci una foto insieme, cosa che vedremo poi gli riuscirà.
Che fatica salvare le anime su questa terra! Sono già in paradiso e si dibattono perché non sanno di esserci.
Siamo ormai quasi alla fine del nostro tour in Irlanda e, siccome dove alloggiamo ci piace molto ed è vicinissimo all’Ulster che dobbiamo ancora visitare, decidiamo di fermarci qualche giorno, otterremo così anche lo sconto per la permanenza superiore ai tre giorni e poi bisogna considerare che i B&B nell’Irlanda del nord si pagano in Sterline ed i costi per noi diventerebbero ancora più pesanti.
Finora i prezzi che ci hanno praticato oscillavano dai 25 ai 30 Euro al giorno per persona che già non è poco!
Dei pochi difetti che abbiamo trovato all’Irlanda uno è che il cibo non è particolarmente entusiasmante, peggio, molto peggio che in Inghilterra. Per la strada, le poche volte che abbiamo acquistato del cibo è stato nei market Spar o Centra, diffusi davvero dappertutto ma, anche acquistandolo personalmente la scelta non era allettante sia per la presentazione dei cibi che per la varietà.
Personalmente ho mangiato volentieri solo delle scatole piene di prosciutto cotto a fette. Era la cosa che mi attraeva di più.
Non ci riteniamo comunque dei palati difficili, anzi, ma così ci è parso. Dobbiamo dire che comunque viste le colazioni del mattino, non sentivamo affatto il bisogno di pranzare e poi, il primo languore veniva placato dal benvenuto nei B&B con caffè,tè e dolci.
Avvertiamo appunto un languorino che ci dice che è ora di rientrare da Hilary che, servendoci la merenda, ci informa di aver trovato un posto che ha la gomma ma ce la dobbiamo montare noi, le spieghiamo che non siamo così abili e non possediamo l’attrezzatura adatta.
Ci promette di cercare ancora per una soluzione adeguata.


17 giugno

Oggi decidiamo di andare a vedere le famose falesie “Giant's of Causeway”.
Ci avviamo verso Londonderry.
Guido piano per capire dove è il confine.
Stiamo andando a passo d’uomo ma non un segno ci fà capire dove finisce l’Eire e comincia il Nord, in genere si capisce dalle differenze dell’asfalto, ma qui no, anche i lampioni sono tutti uguali!
Avranno anche avuto dei seri problemi politici ma almeno i lavori pubblici non risentivano dei diversi governi, saggiamente non si fermavano alla linea di confine, come invece avviene da noi anche ai limiti dei diversi comuni…
Passiamo velocemente da Londonderry, che qui viene chiamata più semplicemente e opportunamente Derry, attraversiamo Limavady, Portrush con la magnifica spiaggia di White Rocks e arriviamo alle Giant’s.
La strada ci conduce direttamente in un parcheggio dove volano su di noi i soliti “uccelli predatori”
Immaginando il segno dell’ombrello, diciamo al bigliettaio che ci siamo sbagliati e torniamo indietro. Vediamo subito un largo piazzale pressoché vuoto; è il parcheggio della stazione di una ferrovia turistica.
Andiamo dal capostazione e gli chiediamo notizie sul percorso del treno. Molto gentilmente ci vengono fornite esaurienti spiegazioni e, facendo i complimenti al gentile signore, chiediamo se possiamo lasciare la moto nel piazzale e usufruire dei tavolini per il pic-nic per consumare qualcosa. Avuto il consenso ci fermiamo e, riposando, guardiamo i turisti che numerosi vanno verso le Giant’s.
Ci avviamo anche noi e lo spettacolo supera quanto immaginato, lo scenario è magnifico, ci sono 7 o 8 promontori con un sentiero alto che li percorre e uno basso che ritorna lambendo l’oceano e le misteriose pietre esagonali.
Dopo aver percorso il sentiero del primo promontorio ci rendiamo conto che gli stivali da moto non sono adatti a completare tutto il percorso lungo svariati chilometri e quindi scendiamo sul percorso basso che ci porta esattamente dove ci sono queste strane pietre esagonali formatesi chissà come. Una parte di esse ha dato luogo anche ad una particolare formazione somigliante alle canne di un imponente organo pietrificato.
Questo posto del quale abbiamo avuto solo un assaggio, merita una visita più accurata, con delle scarpe adatte e un sacco per il pranzo, per avere così tutto il tempo necessario a percorrere tutto il sentiero dei promontori, avendo cosi modo di entrare in sintonia con l’ambiente e il tempo di abituarsi alla grandiosità dell’umland e farne così parte.
Se torneremo in Irlanda sarà una delle cose da fare.
Per ora torniamo da Hilary a goderci il pur bel tramonto sulla baia.


18 giugno

Oggi il tempo non promette nulla di buono e noi non gli chiediamo troppo. Visiteremo Derry senza andare troppo lontano.
Superiamo il confine che non c’è e arriviamo in città girando intorno ad un monumento che rappresenta due persone che si tendono la mano, sembra un buon auspicio; che l’”IRA” si sia placata?
Non avvertiamo nulla di sgradevole o che ci riporti alle cronache dei telegiornali passati.
Una tranquilla cittadina circondata dalle antiche mura.
Ne percorriamo la sommità a piedi godendoci il panorama sulla città passando così dal settore cattolico a quello protestante. senza quasi accorgersene ma, osservando meglio, si nota che sul percorso, di tanto in tanto vi sono dei cancelli che evidentemente all’occorrenza possono essere chiusi impedendo così il passaggio tra i diversi settori.
Ci sono anche delle torrette di sorveglianza del tipo “Berlino est” prima della caduta del muro.
Scesi in città ci accorgiamo poi che i settori comunicano fra loro solo con un'unica strada cosicché, se ne possa controllare agevolmente l’accesso.
Ci sono poi delle reti molto alte che ostacolano il getto di oggetti fra i settori….ma tutto è molto discreto e tranquillo, non c’è paragone con la Berlino prima del 1989!
Torniamo alla fattoria e, visto che è ancora presto, ne approfittiamo per farci mostrare i loro animali che sono perlopiù mucche da latte, vitelli, capre, maiali e gatti felici che corrono liberi tra il cortile e la stalla.
Qui, in una casa tutta sua conosciamo il vecchio Lamberton, il nonno, con il quale ci intratteniamo piacevolmente a conversare.
Gli chiediamo se, visto il nome, non avesse origini italiane ma ci risponde di essere scozzese. Chissà, forse in un lontano passato.
Hilary ci informa di avere trovato finalmente un gommista a Belfast che ci cambierà la gomma, ci ha preso appuntamento per domani.
Speriamo bene. Andiamo a letto pensando alla giornata successiva.


19 giugno

Nutrita colazione e via verso Belfast.
Siamo emozionati di andare in questa città da sempre immaginata con le barricate e una situazione diciamo così “esplosiva”.
Arriviamo in città senza fare divagazioni sul percorso, il tempo è brutto e ci concentriamo sulla ricerca del gommista.
Abbiamo qualche difficoltà a trovare il posto e chiediamo informazioni ad un autista che molto gentilmente ci accompagna precedendoci fino al luogo dove riposerà la nostra vecchia gomma.
Lo ringraziamo e ci affidiamo al “chirurgo” che esegue il trapianto con una nuova Bridgeston.
Paghiamo felici e visto che il tempo è sempre paggio facciamo una rapida e molto sommaria visita di Belfast.
Anche se non vediamo nulla di spaventoso non possiamo non notare i vistosi murales che dichiarano apertamente l’appartenenza dei gruppi e i cordoli dei marciapiedi dipinti di blu bianco e rosso…Il messaggio è chiaro.
Il tempo è proprio brutto e ci rifugiamo nei grandi magazzini Tesco, altro segno Britannico.
Usciti, qua e la occhiate di sole evaporano quanto avevano precedentemente guadagnato le nostre giacche di cordura.
Decidiamo di tornare verso casa, avendo la certezza che l’unica vittima di oggi, in questa moderna Belfast, l’unica vittima dell’IRA funesta è stata la gomma posteriore che, dolorosamente avendo un “cuore tenero” ci ha lasciato dopo soli 6000 chilometri.


20 giugno

Oggi è una buona giornata.
Ben colazionati salutiamo Hilary e la ringraziamo per la disponibilità e per averci aiutato a risolvere il problema della gomma.
Si parte alla volta di Dublino.
Considerando che nel fare il giro dell’isola abbiamo trascurato volutamente e per questioni di tempo l’interno, decidiamo di attraversarlo in questa tappa ,in termine ciclistico, di trasferimento.
Attraversiamo Derry in direzione di Omagh, puntiamo verso Aughnacloy e qui, lasciamo del tutto inconsapevolmente, l’Ulster per rientrare nell’Eire. La continuità delle abitazioni, delle fattorie e la mancanza di qualunque segno di delimitazione non permettono di capire dove passa questa linea invisibile di demarcazione che, mettiamola così, unisce questi territori così uguali.
Mi ricordo di un punto di confine fra l’Olanda e il Belgio che era così nascosto che per vederlo, dei “locali” ce lo hanno indicato nel prato di un giardino privato di una casa fra fiori e pesciolini.
Un cippo di confine che divideva tulipani e insalata belga!
Continuiamo il trasferimento in questo territorio così particolare e nel primo pomeriggio arriviamo a Dublino.
Anche qui alloggiamo in un B&B che avevamo già prenotato dall’Italia.
A Dublino si rischia di non trovare un alloggio se non lo prenoti e così
arriviamo a Drumcondra nel B&B di Teresa Mc Glynn dove, ci viene offerto il solito “kit di sopravvivenza” che consumiamo con gusto.
Ormai siamo pratici e ci troviamo al GPO con Lorenzo, “our son”, che ci mostra un po’ la città.
Il centro di Dublino è affollatissimo di persone, si fa quasi fatica a camminare e, la cosa, dopo aver vissuto tanti giorni in libertà negli angoli remoti d’Irlanda, ci irrita un po’.
Ci sono anche molti italiani, li si sente parlare un po’ dappertutto.
E’ una meta per tanti di noi, ha un fascino particolare, i pub, la Guinnes fanno sì che molti giovani e non, vengano attratti da questa città così particolare.
Oggi siamo tutti un po’ stanchi e andiamo a letto presto, Lorenzo viene a vedere la nostra sistemazione e dopo un po’ di “coccole” della mamma se ne torna nella sua tana.


21 giugno

Terz’ultimo Irish Breakfast.
Oggi è sabato e Lorenzo è libero così avremo tempo di stare insieme e visitare la città.
Ci troviamo al solito GPO, posto dove tutti si danno appuntamento.
Dopo esserci incontrati ed esserci chiesti cosa volesse rappresentare quel palo altissimo (The Spire) che si trova in luogo, ci avviamo per fare un giro. Visitiamo la cattedrale di San Patrizio, dove sgradevolmente si paga l’ingresso, il Trinity College, una delle università più antiche d’Europa e, naturalmente l’Alpha College, che è la scuola che ha frequentato Lorenzo…
Camminiamo guardando le case, le vetrine, troviamo un bagno in un provvidenziale Mc Donald e facendo finta di consultare il menù eludiamo il controllo dell’addetto alla sicurezza, ne usufruiamo senza consumare e pranziamo infine in un ristorante Pizza Hut, che non ha nulla da invidiare al Mc Donald, ma comunque avevamo proprio il desiderio di una pizza tanto che riusciamo ad apprezzare quella che ci viene servita…
Il pomeriggio trascorre così, piacevolmente girovagando distrattamente per la città. Veniamo attirati dai colori e dai suoni dei caratteristici Temple bar e Grafton Street, gustandoci gli originali spettacoli di strada offerti da artisti improvvisati, finendo poi nel piacevole giardino di St Stephen’s Green.
La sera festeggiamo degnamente il nostro anniversario al Mc Guire con cena luculliana e così piccante che ci sembra di infilare la lingua sotto la porta dell’inferno.
Solo una Guinnes riuscirà a spegnere le fiamme!


22 giugno

Penultima colazione irlandese.
Dopo aver visto tante chiese in giro per l’isola ed essendocene una che avevamo notato ieri, vicino a noi, decidiamo di partecipare alla messa domenicale, così, senz’altro per curiosità e vivere quindi un altro momento comunitario irlandese.
L’architettura della chiesa è semplice e dalle linee decise, di pietra grigia, con la statua della madonna sempre in evidenza sul “destkop”.
La messa è finita e andiamo in pace dopo esserci scambiato questo gesto in inglese e italiano.
Ci incontriamo ancora con Lorenzo e riprendiamo la visita della città. Chiacchieriamo, beviamo qualcosa in un piacevolissimo bar in Grafton Street. Andiamo poi al Phoenix Park e al People’s Garden.
Camminiamo lungo il River Liffey per una stradicciola immersa nel verde che ci porta fino al “giardino segreto”, non cercatelo perché non esiste con questo nome, è solo un modo personale per ricordare i War Memorial Gardens, che rappresentano uno dei più famosi giardini alla memoria in Europa. Sono dedicati alla memoria dei 49.400 soldati irlandesi che morirono nella prima guerra Mondiale. Questi giardini non sono solamente un luogo di memoria ma anche di interesse architettonico e di grande bellezza, ed è piacevole trascorrervi alcuni momenti nella particolare tranquillità del luogo.
Decidiamo quindi di andare a casa sua, o meglio ci invita.
E’ un po’ in periferia ma non lontano. Ci riposiamo e, finalmente “qualcuno” ci cucina un piatto di pasta.
In realtà siamo più contenti di vedere Lorenzo cavarsela bene che visitare ancora Dublino.
Le visite alle città non sono il nostro forte, prediligiamo i paesaggi naturali e le architetture “celesti”.
Torniamo a casa contenti e salutiamo Lorenzo che rimane ancora per un paio di mesi. Bye,bye.


23 giugno

Dopo l’Irish Breakfast del distacco andiamo al porto e ci imbarchiamo. Alle 9.30 si parte verso Holyhead.
Relax a bordo e sbarchiamo nel Galles con un sole brillante che ci fa sorridere di gioia.
Percorriamo in senso inverso la strada dell’andata.
Il Galles ci appare veramente interessante, senz’altro lo vediamo sotto una luce che rende lo scenario intrigante, non so spiegarmi cosa ma la natura è differente da quella continentale.
In un primo tempo avevamo programmato di arrivare in un fiato fino a Oakford, nel Devon ma gli amici inglesi ce lo hanno sconsigliato perché sarebbe stata una tappa troppo lunga e così ci hanno invitato a fermarci ancora da loro per la notte.
Arriviamo così nuovamente a Redditch da Jan e Ian e passiamo il pomeriggio nel loro giardino e la sera ceniamo thai.


24 giugno

Dopo il Breakfast, salutiamo gli amici che ricambieranno la visita venendoci a trovare in Italia, e ci avviamo verso il Devon, regione meridionale, accanto alla Cornovaglia.
Siamo diretti alla Harton Farm a Oakford nei pressi di Tiverton.
Anche questa sistemazione l’abbiamo trovata sfogliando le pagine di internet.
I contatti preliminari con Lindy, la proprietaria, sono stati simpatici e cordiali con uno scambio di notiziole anche personali; infatti ci aveva raccontato che anche loro festeggiavano le nozze d’argento nello stesso nostro periodo e così ci è parso di andare a trovare degli amici.
Il prezzo fissato per la notte con breakfast e cena è di 26 Pound a persona che, se per noi è tanto, in confronto agli altri prezzi non è male.
Nel pomeriggio arriviamo nel Devon, e abbiamo appuntamento con Peter, il fratello di Jan che, informato dalla sorella del nostro arrivo, abitando nella zona, si era offerto di guidarci fino alla nostra meta.
Ad una stazione di servizio ci incontriamo, è un signore molto gentile e
cordiale con il quale stabiliamo subito un rapporto di simpatia.
In breve ci dice che la prossima volta che torneremo in Inghilterra avrà piacere di ospitarci.
Magari avessimo il tempo per raccogliere tutti gli inviti ricevuti, ma perché no? Vedremo.
Ricambiamo l’ invito e ci avviamo verso la meta.
In autostrada, un piccolo inconveniente, non avevo allacciato bene la giacca, ci costringe a fermarci sulla corsia di emergenza e di conseguenza anche Peter si ferma. Non passa un minuto che la polizia si avvicina per informarsi del motivo di quella sosta.
Sono molto decisi, spiego il motivo e cerco di giustificare anche la sosta di Peter che si è fermato per noi.
Riprendiamo, per fortuna, senza spiacevoli conseguenze per il borsellino.
In seguito chiederò a Peter se i poliziotti volevano essere gentili e prestare eventualmente aiuto o volevano farci la multa. Mi risponderà: ambedue le cose…
Arriviamo infine alla Harton Farm e ci congediamo ringraziando Peter dell’aiuto.
Conosciamo così Lindy, una signora simpaticamente rustica. La fattoria del 17° secolo è immersa nel verde ed è esattamente quello che immaginavamo, una vera fattoria con animali e i gestori che vivono del lavoro agreste.
Ospitare i turisti è una cosa secondaria e viene fatto non solo nell’ottica di un guadagno, ma con il piacere di avere contatti con gli ospiti.
Nulla a che vedere con certi “Agriturismi nostrani” che sventuratamente snaturano lo spirito dell’idea, spinti anche dalla richiesta dissennata di un certo tipo di turismo che francamente detestiamo.
La cena è ottima, i cibi sono schiettamente genuini e vengono dal lavoro nella farm dei nostri fattori.
Siamo contenti di cenare la sera nella fattoria, così dopo aver girato tutto il giorno possiamo riposare senza avere preoccupazioni di dove cenare; questo posto poi è veramente lontano dai centri abitati e ne viviamo la quiete godendoci le ore della sera senza pensieri.
Le camere, i letti, le finestre , le porte con i chiavistelli basculanti, tutto ci fa pensare di essere tornati indietro nel tempo di almeno 100 anni, per contro, sul comodino, una radio ad energia solare che in mancanza di questa si può caricare con una manovella, geniale!


25 giugno

Avevamo pensato di soggiornare in questo posto, al centro della regione del Devon, per visitare la Cornovaglia ma abbiamo fatto un errore di valutazione non considerando che c’erano troppi chilometri -ops- miglia da percorrere per andare e tornare in un giorno; le distanze sono maggiori di quello che supponevamo e così spostiamo il tiro e visitiamo questa regione che ha un fascino particolare, lambendo solo marginalmente la Cornovaglia .
Dunque oggi ci dirigiamo nel Exmoor National Park; andando verso Dulverton attraversiamo la “campagna inglese” dove la natura è dominante, una esplosione di verde, strade talmente ombreggiate da rasentare il buio, piccole stradicciole fiancheggiate da una vegetazione “bassa” così alta che sembrano scavate nel terreno; anche qui quiete, solitudine ci confortano e ci riposano dai nostri stress di cittadini.
Nel parco nazionale incontriamo spesso cavalli liberi, la natura è diversa dalla campagna precedente, ma non per questo meno interessante, anzi, a tratti sembra di essere, che so, nel Serengeti a fare un safari, ci godiamo questa sorprendente natura inglese; alcuni gruppi di turisti con delle Range Rover e muniti di binocoli e teleobiettivi, “catturano” le loro prede.
Se ci avessero calati bendati sul posto da un elicottero non avremmo mai indovinato di essere in Inghilterra!
Ci gustiamo il passaggio nei rari villaggi nel parco nazionale, arriviamo al mare a Porlock, sul canale di Bristol, e ci godiamo il panorama dall’alto di un altopiano; mentre lo sguardo corre lontano sul mare azzurro incrociamo quello di una anziana coppia in macchina che fa lo stesso; la signora, ci dice il suo compagno, vive in una casa di riposo e non può camminare e così, in “libera uscita”, vengono qui a contemplare il mare, guardando lontano all’orizzonte dove forse ci sono i loro ricordi di una gioventù che è rimasta ancora nei loro cuori; ci piace pensare così.
Ritorniamo alla farm dove ci accolgono, facendoci mille feste, i cani di Lindy; non resistiamo alla tentazione di giocare con loro e ci divertiamo un mondo. Alla sera ottima cena e, dopo aver salutato le galline, andiamo a letto con loro solo facendo un piano per l’indomani.


26 giugno

Oggi visiteremo un altro parco nazionale praticamente opposto a quello di ieri, il Dartmoor National Park; guardando la carta ci sembra interessante ed anche Lindy è di questo parere; ci dà alcuni consigli su località da visitare ma ci sconsiglia Torquay e i centri della costa, troppi turisti, troppe auto e confusione; capiamo bene il concetto ma faremo uno strappo alla regola: Graziana , appassionata di gialli di Agatha Christie non può mancare di vedere dove è nata la famosa scrittrice.
Quindi ancora in un parco nazionale così sorprendentemente diverso: a volte la nebbia rende il paesaggio più suggestivo.
Questi posti che percorriamo, purtroppo così velocemente, meriterebbero una visita più accurata e anche più meditata, magari come antichi pellegrini, percorrerne a piedi gli angoli più nascosti, le pieghe più recondite, ma inesorabilmente proseguiamo.
Ci fermiamo a consumare il pic-nic sul ponticello medievale di un torrente che scaturisce da una foresta che sembra quella di Sherwood, almeno nella nostra immaginazione, e non facciamo fatica a vedere Robin Hood e i suoi seguaci che appaiono e scompaiono dietro gli alberi.
Proseguiamo salutando queste rilassanti visioni e percorriamo una strada dove ad un certo punto c’è una cassetta per una libera offerta da lasciare in cambio del passaggio. Inutile dire che non c’era nessuno a controllare…Facciamo uno sforzo incredibile per non cedere a quello che il nostro istinto italiano ci dice e passiamo l’imprevisto.
Questa strada si inerpica sulle alture in un paesaggio suggestivo ma è molto stretta e a “dorso di mulo”, costringendoci a rasentare il ciglio, preferendo fermarci quando incrociamo altre auto.
Infine arriviamo alla costa. In vista del mare il clima si raddolcisce, lo stesso effetto per noi quando andiamo in Liguria d’inverno.
Passiamo piccoli centri affacciati sul mare che pullulano di pensionati, è il posto più caldo della Gran Bretagna! Passiamo velocemente Torquay, e constatiamo che Lindy aveva ragione, sembra di essere nella riviera romagnola, macchine, turisti e traffico e…tutto quello che volevamo lasciare visitando l’Irlanda. Ma ci siamo stati e ci abbiamo piantato la nostra bandierina.
Ultimato questo “dovere” ritorniamo verso la nostra fattoria sperduta nella campagna. Siamo gli unici ospiti ma non ci dispiace.
Ancora una serata con i soliti animali e una splendida cena ci concilia il sonno. Prima di addormentarci, un giro di manovella alla radio ecologica sul comodino e una piacevole musica bucolica ci addormenta, abbracciati dai piumaggi che ci avvolgono in questo letto centenario.


27 giugno

Dopo l’ultima colazione anglosassone, salutiamo non senza rimpianto Lindy e Robin, lasciando questi luoghi che abbiamo vissuto così intensamente e ci avviamo verso Dover.
Oggi ritorneremo a calcare il continente e pensiamo già all’incontro con gli amici che ci aspettano in Olanda e in Belgio.
Questi appuntamenti ci attutiscono la tristezza del viaggio di ritorno che, come l’effetto “Costa Crociere”, ci avviamo a sperimentare.
Arriviamo a Dover e ci imbarchiamo all’incirca all’ora di pranzo, che consumiamo comodamente a bordo della P&O; sbarchiamo a Calais dove riprendiamo contatto con l’ora continentale e con un caldo al quale non eravamo più abituati.
Per guidare mantenendo la destra devo fare uno sforzo di volontà, come quando arrivammo in Inghilterra.
Graziana ogni tanto mi corregge la rotta con degli impulsi in un fianco, a sua scelta…
Puntiamo verso l’Olanda passando per Dunkerque, attraversiamo il Belgio toccando Ostende. Mi fermo a fare il pieno, pago la benzina. Sono confuso dal cambio di lingua e mi esprimo in un dialetto “francotedesco”, che nemmeno il più originale degli artisti fiamminghi capirebbe, ma il benzinaio non è un artista e riesce ad entrare in sintonia, configurando in una sorta di plug and pay il mio “htlm”. Confusamente ordino anche un caffè bollente che con questo caldo è proprio quello che ci vuole!
Il cambio di fuso mi deve aver danneggiato il file system ma non mi preoccupo più di tanto, il mio sistema operativo è autoriparante.
Nel pomeriggio arriviamo a Terneuzen dagli amici Eleen e Marteen che ci stavano aspettando. L’appuntamento era a casa di Eleen ma al suo posto troviamo la “porta di legno”. Sgomenti ci guardiamo intorno e, dopo un attimo di perplessità, ci accorgiamo che ci aveva lasciato una mappa per raggiungerla a casa di Wilhelm, un amico comune, che ci avrebbe ospitato per queste due notti. Seguendo le indicazioni arriviamo a destinazione e ci incontriamo con gli amici.
Ci facciamo reciprocamente le feste e decidiamo di continuare la serata in un ristorante poco lontano, dove parliamo del nostro viaggio e dei progetti di Eleen e Marteen che si sarebbero sposati il mese seguente in Italia. Wilhelm è un ex uomo radar del traffico marittimo; in passato ci aveva fatto visitare le torri di controllo e i ponti basculanti e le famose dighe; con orgoglio ci aveva illustrato una parte importante e vitale della realtà olandese e di questo siamo molto riconoscenti.
Eleen parla un italiano perfetto, da molti anni frequenta il nostro paese e
ne è appassionata; ha avuto una casa in Piemonte, in una località che frequentava fin da bambina. A Chiaverano tutti la conoscono e qui si sposerà, avuti tutti i permessi burocratici; Marteen è un appassionato motociclista, con suo fratello gestisce un motosalone con officina di riparazioni.


28 giugno

Senz’altro andiamo a fare visita al motosalone di Marteen e lo cogliamo sul fatto, con le mani in pasta mentre esegue una riparazione. 
Dà una rapida occhiata alla nostra Transalp per vedere se tutto è in ordine. Visitiamo l’esposizione e poi facciamo uno spuntino di metà mattina.
Ci accordiamo per andare a cena in un ristorante tipico e ci congediamo da Marteen.
Dopo pranzo facciamo “window-shopping”, sorprendentemente ci accorgiamo che qui vendono tutto a prezzi stracciati; vorremmo comperare di tutto ma la poca disponibilità di spazio ci costringe a frenarci, sarà per un’altra volta…
Eleen ci mostra una chiesa protestante, ci andava da bambina con la mamma. Entriamo ma ora non è più una chiesa, anche se gli scarsi addobbi e il crocefisso sono ancora al loro posto; ora sembra sia un atelier di moda, una signora ci viene incontro e ce lo ricorda e garbatamente ci invita alla porta…
Non posso non riflettere su questo e ricordo la sensazione sgradevole avuta alla Cattedrale di san Patrizio, chiesa cattolica di Dublino. dove si pagava l’ingresso e si vendevano ricordini…
I protestanti giustamente deprecano questa usanza, ma anche loro però, invece di vendere ricordini, vendono l’intera chiesa…
Alla sera andiamo a casa di Marteen, sembra di essere nella bassa, filari di pioppi, prati sconfinati e strade diritte ci ricordano la bassa ferrarese, dove la terra e l’acqua si scambiano spesso le parti imparentandosi fra loro.
Percorriamo con piacere queste strade olandesi con le moto; Marteen ogni tanto ci sfugge, mostrandoci qualche “piega”, ma la Transalp non si fa spaventare portandoci in Belgio, in un ristorante dove passeremo la serata con le specialità del luogo, ovvero anguille e cozze, parlando di moto e di quando ci vedremo a luglio al loro matrimonio in Italia.


29 giugno

Ci congediamo dagli amici olandesi e ci avviamo verso il Belgio, non molto lontano quindi, per incontrare la coppia che avevamo conosciuto in Irlanda. 
Ci ritroviamo con piacere con Jean e Mieki e passiamo il pomeriggio a casa loro, una gradevole villetta in un piccolo centro lontano dalla città. 
La sera ceniamo in un suggestivo ristorante ricavato da un antico castello in una foresta, ricordando le avventure irlandesi. 
Dopo cena andiamo a bere il caffè in Olanda: un piccolo corso d’acqua separa le rispettive sponde belga/olandese e una sorta di ponte traghetto fa letteralmente il ping-pong fra le rive…che storie di gente di confine!


30 giugno

Lasciamo gli amici belgi dopo una ricca colazione e ci avviamo verso l’ultima tappa, quella che ci strapperà dai confini della realtà dove ci eravamo posti J. 
Il caldo sceso sull’Europa quest’anno è veramente sfiancante, noi, con le giacche di cordura ormai relegate sul bauletto posteriore, filiamo a tutta velocità attraverso il “burro fuso” che ci pervade incessantemente.
Il caldo ci provoca dei pericolosi colpi di sonno e quindi ci fermiamo opportunamente per dormire alcuni minuti nelle aree di sosta. 
Siamo molto provati dalla calura e in vista dell’Italia decidiamo di fare, invece del tunnel, il passo del San Gottardo.
Avremo così una tregua dal caldo, approfittandone per fare uno spuntino con l’aria fresca.
Scesi dal passo ripiombiamo nella bolla di aria rovente che ci accompagna fino a casa.
Siamo stanchi ma felici dell’esperienza appena terminata, di questo viaggio in un isola che non finirà mai di stupire, che incanta, affascina, dove negli spazi sconfinati lo sguardo si perde…
Il cielo mutevole dai mille colori, tramonti infiniti dove il respiro avvolgente dell’oceano rallenta il ritmo del tuo, contemplandone la bellezza vertiginosa, il profumo dell’innocenza, dove mani che ti accolgono, occhi che ridono e sorrisi che salutano restano impressi in un angolo indelebile della memoria e del cuore.
Ora siamo a casa…ed è già nostalgia! Ne avremo comunque da ricordare e sarà uno stimolo per nuove avventure.
Chi avrà avuto la tenacia di leggere questa storia fino a questo punto, si sarà accorto che l’esposizione del viaggio, delle tappe e dei luoghi visti non è descrittiva né dei luoghi né dei tempi o delle percorrenze o dei prezzi, ma voleva rendere le sensazioni, le emozioni avute relazionandoci con la gente e i luoghi,un viaggio quasi all’interno di noi stessi e nella nostra memoria, dove ognuno potrà trarvi degli spunti emozionali per un proprio personale viaggio, al quale provvederà in prima persona ai dettagli tecnici, programmando a proprio piacere i percorsi, le soste e quanto altro di personale.
10.800 km percorsi con orgoglio sulla nostra (ormai non più nuova) Transalp senza alcun problema, ci prepariamo ad andare a Stoccolma ma questa è un’altra storia….

“Greensleeves & Shamrock”