Fjord Rally 2011 - Laura & Lele

Autore: Laura Pagani e Emanuele Fabiano
Periodo: febbraio 2011
Partecipanti: Lele su Honda Transalp 600 del 1988 e Laura su Honda Transalp 600 del 1989

 

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Introduzione
Hvit Norge vuol dire “Bianca Norvegia”, un sogno che nasce nel 2006 dopo aver partecipato alla cinquantesima edizione dell’Elefantentreffen. L’idea, appena rientrati dall’evento in suolo germanico, non fu però quella di bissare e collezionare ulteriori partecipazioni alla tanto blasonata manifestazione, nonostante fosse realmente unica e senza dubbio indimenticabile, quanto piuttosto il ricercare qualcosa di diverso, una nuova meta, un altro sogno capace di farci vivere altrettante indimenticabili ed autentiche emozioni.

Perché un transalp?
Nel 2006, quando decidemmo di andare all’Elefantentreffen, la preoccupazione più grande fu la paura per una probabile scivolata ed il conseguente rischio di rovinare le nostre due moto principali, usate anche per i lunghi viaggi. Così in quell’occasione utilizzammo una Vespa 50 (Lele) ed una Gilera Arizona 125 (Laura), niente poco di meno che i due mezzi che ci hanno insegnato ad amare il meraviglioso mondo del motociclismo agli albori della nostra carriera su due ruote.
Quindi con quale mezzo andare in Norvegia? Inizialmente abbiamo cercato delle Guzzi NTX 750, ma non siamo riusciti a trovarne neanche una in condizioni decenti, poi è stata la volta dei Guzzi V35, ma i prezzi dell’usato erano troppo eccessivi, così, dopo una lunga ed attenta ricerca, abbiamo individuato nel Transalp la moto ideale per affrontare questa avventura in quanto affidabile, maneggevole, leggera, economica e ricercata sul mercato.

Preparazione
Adottate le due “nuove” moto nella nostra famiglia sempre più allargata, abbiamo provveduto noi stessi alla loro manutenzione e preparazione, utilizzando anche le utili informazioni dell’area tecnica della ML LISSTA. Gli attimi di panico sono arrivati nel momento in cui abbiamo faticato a recuperare gomme e chiodi, materiale fondamentale per l’'avventura nordica. Solo una settimana prima della partenza siamo riusciti, anche grazie all’aiuto di alcuni amici (Simone, Loris e Mani in Alto), ad avere tutto il necessario a casa.
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Fase di preparazione delle due transalp. Laura all’opera.

Il Viaggio
Dopo lo stress dei preparativi finalmente è arrivato il giorno tanto atteso. Giovedi 3 febbraio, di buon ora, siamo partiti alla volta della Norvegia. Ci preoccupavano le condizioni meteo di Svizzera e Germania, una nevicata avrebbe potuto mettere a repentaglio la spedizione. Il primo giorno abbiamo percorso circa 600 km, il tempo è stato abbastanza clemente: solo pioggia ed acqua ghiacciata nei pressi del San Gottardo; ogni sosta presso le aree di rifornimento corrispondeva ad un incontro con persone che ci chiedevano dove eravamo diretti e quando rivelavamo la destinazione ci davano quasi tutti dei pazzi. Sono stati molto simpatici due italiani che ci hanno regalato una bottiglia di vino da stappare una volta arrivati in Norvegia.
Ci siamo fermati nei pressi di Francoforte ad Erzhausen; dopo aver chiesto a varie persone dove si poteva dormire senza risultato, siamo poi entrati nella pizzeria "da Enzo" ed il gestore ci ha trovato subito una camera da un suo amico (hotel da Vincenzo). Non appena arrivati presso questo hotel, il proprietario, dopo averci guardati, con un tedesco autentico ci ha detto: “e voi…con il motore siete venuti?”.
Il secondo giorno siamo ripartiti non prestissimo, a causa di un tremendo mal di schiena che improvvisamente ha colpito Lele dopo colazione. Abbiamo percorso meno di 600 km, per lo più sotto una fitta pioggia e forti raffiche di vento, fermandoci a circa 80 km da Kiel, poco dopo Hamburg, in una zona industriale usufruendo di un hotel self service. L'unico posto vicino per mangiare era un fast food... e noi che sognavamo un succulento pasto crucco e tanta birra per dissetarci ci siamo dovuti accontentare di un panino con cola.
La mattina seguente, dopo aver attraversato una tempesta di vento, siamo riusciti a raggiungere Kiel e ad acquistare il biglietto per il traghetto. Li abbiamo conosciuto i krukki organizzatori del raduno ed una ragazza canadese che, avendo trovato casualmente il sito della manifestazione, si è aggregata facendosi prestare una moto da un motociclista tedesco. Al porto però, ahimè, l'o-ring del tubo del radiatore di Lele si è tranciato in due... quanto si è “incazzato”!!!. Così Laura ha fatto l'ennesima “missione montenegro”, andando a recuperare un o-ring e liquido del radiatore presso un negozio di moto in centro città. Abbiamo (o meglio Laura perché Lele era troppo nervoso ed altamente infastidito) rimontato il tutto 30 minuti prima di salire a bordo della nave.
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Porto di Kiel: sostituzione O-Ring (raccordo tubatura radiatore-cilindro). Lele in panne dietro le quinte.

Il “viaggio in crociera” è stato piacevole e riposante: è stato molto emozionante vedere il fiordo di Oslo ghiacciato a tratti.
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Il fiordo di Oslo

Scesi a Oslo il gruppo si è nuovamente diviso con la promessa di ritrovarsi tutti alla meta e brindare con qualche birra. Le strade parevano accettabili e c'era anche un meraviglioso sole. Stupidamente abbiamo proseguito senza chiodi, sbagliando alla grande. Verso le 16:00 la strada si è ricoperta di uno strato finissimo di ghiaccio, così in meno di una frazione di secondo ci siamo ritrovati a fare delle piroette lungo la strada per finire con un lunghissimo scivolone che pareva interminabile. La gamba di Laura è rimasta sotto la moto e non ha avuto possibilità di sganciarsi dal mezzo...alla fine si è fermata tra la neve spalata a bordo strada ed il guardrail: ne sono uscite miracolosamente integre. A Lele, che procedeva in seconda posizione, è toccata la sessa sorte, ad eccezione del fatto che la sua gamba non ha salvato la moto, provocando una rottura parziale della carena frontale sinistra e della parte interna di una borsa. Rimessi in carreggiata pian piano siamo andati avanti fintanto che, arrivati ai piedi di un colle, le moto hanno cominciato a slittare alla grande: per forza di cose ci siamo dovuti fermare. C'era un piccolo paese, senza hotel e senza campeggi, ma fortunatamente il proprietario di una pizzeria, di origine curda, ci ha offerto la stanza della sua cameriera, anch’essa curda. Non avevamo alternative ed abbiamo accettato anche se la camera per nulla pulita ci è costata circa 100 euro. Abbiamo dormito in un lettaccio con lenzuola sporche e bucate....ma anche questo è il bello di un viaggio!
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Moto all’interno della pizzeria curda, almeno loro hanno dormito bene!

Speravamo che nel piccolo paese ci fosse un gommista in grado di aiutarci a chiodare le gomme, ma nulla. L’indomani per forza di cose ci siamo arrampicati per circa 28 km sulla montagna, slittando tra ghiaccio, neve ed asfalto alla velocità di 15-20 km orari. A Leira il personale di un attrezzatissimo centro gomme ci ha aiutato coi chiodi, ma ne abbiamo dovuti acquistare altri più piccoli perché i nostri tasselli si erano usurati un tantino e secondo i gommisti con i nostri avremmo rischiato di forare la camera d’aria. Con le gomme chiodate è tutta un'altra cosa! Certo non si può correre, ma siamo riusciti ad arrivare a Vang, sostando in un camping ai piedi di uno splendido lago ghiacciato che solo una settimana prima aveva ospitato una rinomata gara di cani da slitta. Ogni qualvolta ci guardavamo in faccia o la prima cosa che ci sussurravamo la mattina appena svegli era “siamo proprio due emeriti coglioni” (ancora da stabilire chi dei due sia il più grande!). Tutto diventava sempre più duro, si guidava sempre col pensiero di cadere ed il pericolo poteva essere ovunque, sempre pronto a venirti incontro anche quando meno te lo aspetti...ma una cosa positiva c’era: il freddo non era più il problema principale.
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Lago ghiacciato e campeggio a Vang

Alle prime luci dell'alba (ore 8:00) siamo ripartiti sotto una lieve nevicata: 160 km ci dividevano dal nostro traguardo. Abbiamo ripreso la statale E16, il tempo era incerto e dopo circa 50km siamo arrivati ad un bivio dove dovevamo scegliere se dirigerci verso Ovre Ardal e proseguire attraverso delle gallerie oppure se affrontare il Fillefjell Pass (1013m).
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Itinerario lungo la E16

Inizialmente ci siamo diretti verso le gallerie, ma dopo alcuni chilometri ci siamo dovuti arrendere e tornare indietro: un forte vento muoveva la neve e la visibilità era più che pessima. I paletti laterali che segnavano la strada non si vedevano, la bufera infuriava con una violenza inaudita. Per la prima volta abbiamo pensato di non farcela, non tanto a compiere il viaggio, ma ad uscirne vivi o illesi.
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Strada verso le gallerie: retrofront!

La situazione era drammatica, tuttavia, sebbene spaventati e leggermente affranti, nessuno dei due aveva voglia di rinunciare al sogno. Dopo aver visto alcuni camion con catene dirigersi verso il passo abbiamo optato anche noi per questa soluzione. La strada era per molti tratti completamente innevata, ma con i chiodi preferivamo di gran lunga il ghiaccio all'asfalto. La difficoltà maggiore è stata il superare alcuni cumuli di neve trasportati e creati dal vento. Scesi a valle siamo entrati nel Sognefiorden, un vero spettacolo della natura. Qui abbiamo preso uno dei famosi traghetti per attraversare il fiordo (circa 20 minuti di navigazione) e recarci sulla riva opposta. La strada sull’altra sponda era priva di ghiaccio e ciò ci preoccupava parecchio per l'usura dei chiodi.
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Lungo la costa del SogneFjord

Giunti a Gaupne abbiamo svoltato a sinistra percorrendo l'unica strada che porta a Jostedal Gjerde: 30km di pista battuta di ghiaccio e neve.
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Strada verso Jostedal

Siamo arrivati a destinazione intorno alle 16, ma non ce ne siamo resi conto subito mentalmente. C’è voluto del tempo per elaborare il traguardo che avevamo raggiunto. Abbiamo cenato (ore 18) con tutti i partecipanti, 23 persone in totale. L'accoglienza è stata molto calorosa e ci siamo sentiti subito in famiglia.
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Hotel dove si svolge la manifestazione del FjordRally

Dopo una ricca colazione abbiamo fatto un piccolo tour nei paesi vicini. Le strade erano di un candore tale che a volte si faceva fatica a distinguere la traiettoria: si viaggiava all’interno di vere e proprie piste scavate nella neve con dei muri laterali altri oltre un metro e mezzo. Rientrati in hotel il programma della serata prevedeva una gustosissima grigliata sotto le stelle; faceva un tantino freddo così che la carne si congelava nel piatto dopo pochi minuti. È stato molto emozionante, indimenticabile!
Il terzo giorno abbiamo girato sempre in moto ai piedi del ghicciaio accompagnati da una troupe televisiva locale, che ci ha ripresi ed intervistati. La serata si è conclusa con una cena a base di salmone in tutte le salse…
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Tour durante la manifestazione
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Grigliata d’inverno polare

Terminato il Fjordrally siamo ripartiti alla volta di Oslo; la prima tappa di circa 200 km è stata molto dura. Appena avviati, dopo una decina di chilometri, Laura è scivolata: poco prima i mezzi spalaneve erano passati a battere la coltre bianca caduta durante la notte lasciando profondi solchi paralleli nel ghiaccio, simili a quelli dell’asfalto grattato quando vengono effettuati i lavori sulle nostre strade. Le moto erano molto instabili ed i nostri chiodi non erano abbastanza lunghi per affrontare senza pericoli questo tragitto…quelli artigliati utilizzati dai tedeschi sarebbero stati l’ideale! Purtroppo una volta risollevata e ripartita, Laura lamentava una perdita di potenza della moto: dando gas la moto si spegneva. Dopo circa mezz'ora ed effettuando un controllo generico alla moto e qualche parolaccia, abbiamo provato ad aprire il serbatoio e, sorpresa delle sorprese, era secco (solo in seguito abbiamo scoperto che la causa del problema era dovuto al non corretto funzionamento di una delle due centraline che faceva consumare carburante in eccesso: un pieno per 100 km di strada!!!).
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La magia dell’inverno norvegese

Girato il rubinetto sulla riserva siamo ripartiti e fortunatamente siamo riusciti a percorrere i 30 km che ci separavano dalla pompa della benzina. Fatto il pieno, dopo una quarantina di chilometri, nel mentre Lele indicava la strada da seguire ha messo inavvertitamente le ruote sull'asfalto e quando ha tentato di risalire sulla lingua di ghiaccio in mezzo alla carreggiata, in men che non si dica, si è ritrovato con il culo per terra.
Risaliti in sella ci siamo diretti sotto un forte vento al traghetto che ci doveva ricondurre sulla E16. Attraversato il fiordo abbiamo incontrato diversi lavori in corso; Laura per far passare un auto si è spostata su un cumulo di neve e fanghiglia che l’ha risucchiata verso il guardrail innevato, andando praticamente a ribaltarsi quasi da ferma.
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Il SogneFjord

Pensavamo di arrivare a Gol, dove era in corso la manifestazione del Krystal Rally, ma arrivati sull'E16 e preso il Passo di Hemsedalsfjella (m 1137) la temperatura è scesa drammaticamente fino a -27C°. Eravamo a dir poco stremati a causa del freddo polare e dalla tensione accumulata giorno dopo giorno, ora dopo ora, secondo dopo secondo. Abbiamo così pensato di fermarci in un campeggio a circa 30km da Gol, anche perché temevamo il tutto esaurito e non volevamo rischiare di rimanere senza un tetto sopra la testa, non avendo prenotato nulla.
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Splendido sole e freddo intenso sull’altopiano dell’Hemsedalsfjella

Arrivati in campeggio via internet abbiamo sentito il resto del gruppo; anche loro hanno subito parecchie scivolate, fortunatamente senza conseguenze. Nel campeggio di Hemsedal le doppie finestre della nostra casetta in legno erano completamente ghiacciate e fuori il termometro segnava -28 C°: la notte era appena cominciata! Non avevamo il bagno interno ed ogni volta era una tortura dover uscire anche se per soli quattro passi.
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E la notte si fa ancora più gelida…

Durante la notte la temperatura è scesa tremendamente, tanto che la mattina c'erano ben 30 gradi sotto zero. Ignari della situazione abbiamo caricato le moto, ma poi, quando eravamo pronti per partire, già tutti bardati...il nulla. Entrambe le moto non davano alcun segno di vita, se non le spie del cruscotto accese. Abbiamo chiesto aiuto ad un ragazzo con un auto, ma anche la sua 4X4 ha faticato a partite. Finalmente dopo 1 ora siamo riusciti ad attaccare i cavi dalla macchina ad una moto, lasciandole connesse per ben 15 o più minuti prima che, fortunatamente, il motore ha ricominciato a girare faticosamente. Poi abbiamo fatto un ponte tra una moto e l'altra...aspettando altri 20 minuti prima di udire il primo borbottio.
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Transalp in rianimazione…

Siamo riusciti a partire solo intorno alle 11 e, di conseguenza, sebbene la strada non fosse poi così brutta, siamo ovviamente giunti a Oslo tardi, verso le 17:30, quando oramai il sole era calato. Fortunatamente in questi 200 km nessuna caduta (strano vero???), ma un freddo inverosimile, mai provato prima. Sono ghiacciati prima i piedi, poi la visiera internamente è diventata una lastra di ghiaccio obbligandoci a sollevarla per circolare e vedere così la strada; inoltre se solo si chiudevano gli occhi le ciglia rimanevano incollate, un vero pericolo. Il sottocasco nella zona bocca era diventato un vero e proprio pezzo di ghiaccio e Lele ha portato per un po’ di settimane i segni di un principio di congelamento del naso. Mai provato un freddo così!!!
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Congelamento oculare: rischio di incollamento ciglia!!!

Arrivati ad Oslo abbiamo sbagliato strada non riuscendo così a trovare il campeggio dove avevamo appuntamento con il resto del gruppo. Allora abbiamo pensato di prendere una stanza in hotel, ma a causa dei giochi invernali, ogni albergo, dal più lussuoso al peggiore, era completo. Ci stava venendo da piangere, anche perché oramai era buio e le strade di Oslo facevano veramente pena, alla faccia di chi ci ha detto prima di partire che nel centro della capitale le strade non ghiacciano mai per via di condotti d'acqua calda sotterranei, tutte fandonie! Senza contare i binari dei tram, il traffico del sabato sera, i pedoni che stentavano a stare in piedi a causa del ghiaccio. Abbiamo così immaginato di uscire dalla città e dormire alla ghiaccio in qualche posto vicino al porto. Così, casualmente chiediamo aiuto per uscire dalla città ad un signore in una piazza. Lui prima cerca di spiegarci la strada e poi dice "Sapete che ho una moto italiana a casa? Sì, ho una guzzi!" e noi risollevandoci dalla tristezza provata poco prima rispondiamo "Anche noi"....e dopo aver appreso che aveva una Norge proprio come Lele lui dice: "Ragazzi, lasciate perdere l'hotel, venite a casa mia, ho una bella villa su una delle isole più carine della città....mia moglie è presidente del Guzzi Club Norge e quando possiamo aiutiamo sempre i motociclisti, sopratutto se guzzisti”. Incredibile!!! Ma quante possibilità avevamo in una capitale di incontrare proprio lui?
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In casa del presidente Moto Guzzi Norge ad Oslo, un incontro miracoloso!

Dopo una piacevole serata trascorsa bevendo e mangiando, l'indomani siamo ripartiti verso il porto di Oslo dove abbiamo preso la nave per Kiel. Riuniti al resto del gruppo abbiamo brindato tutta la notte, raccontando la nostra avventura ai molti sidecaristi europei che stavano rientrando dal Krystal Rally, rimasti affascinati dal nostro viaggio.
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Foto di gruppo a Oslo
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Il porto di Oslo

Giunti in Germania abbiamo tolto i chiodi dalle gomme distruggendoci le mani perché l'officina era del tipo “fai da te”. Eravamo veramente sfiniti, talmente tanto da non poter paragonare questa stanchezza a qualsiasi altro viaggio effettuato. Ogni muscolo del nostro corpo aveva subito una prova davvero estrema, così, considerato il vento fortissimo e le pessime condizioni meteo, abbiamo pensato di prendere il treno da Amburgo a Verona. Raggiunta la stazione abbiamo però scoperto che in questo periodo il servizio non è disponibile. Armati di coraggio e delle ultime forze disponibili siamo risaltati in sella ed accompagnati da un vento stratosferico siamo arrivati in una piccola città a sud di Amburgo, dove abbiamo trovato una caratteristica pensioncina. L’indomani, ripartiti all’alba sotto un timido nevischio, abbiamo ripercorso la strada dell'andata scendendo lungo l'autostrada 5 che passa da Francoforte. I primi chilometri sono stati abbastanza faticosi perché il percorso che portava all'autostrada era praticamente una lastra di ghiaccio: quanto avremmo voluto avere ancora le gomme chiodate, ma in Germania, così come in Svizzera ed Italia, sono vietate dalla legge. Fortunatamente l'autostrada sembrava pulita, anche se la vista di due camion in testacoda sulla carreggiata opposta ci ha impaurito non poco. Da Hannover a Offemburg la temperatura è salita di qualche grado, trasformando cosi il nevischio in acqua per la nostra felicità. Ad Offemburg abbiamo pernottato in una Guest House, dove abbiamo anche sorseggiato l'ultima birra di questa incredibile avventura. A mezzogiorno del giorno dopo siamo arrivati a casa accompagnati da una pioggia battente. Non riuscivamo a credere di avercela fatta!
Ci sono volute settimane per capire l’impresa che avevamo realizzato. I segni del viaggio ci sono rimasti addosso per alcuni giorni successivi all’arrivo, come i dolori muscolari, il naso viola di Lele dopo il congelamento, le mani distrutte dopo aver tolto i chiodi ed a causa del freddo patito durante alcune operazioni di manutenzione, ad esempio quando a -30 abbiamo smontato i fianchetti delle moto per attaccare i cavi da una batteria all’altra, oppure quando la moto di Laura nel bel mezzo del nulla perdeva potenza e non riuscivamo a capirne il motivo, alla visiera ghiacciata ed al pensiero delle ciglia che si incollavano. Nel cuore invece rimarrà per sempre un ricordo indimenticabile, non solo per la magia dei paesaggi visti, ma anche per l'aiuto delle persone incontrate lungo la strada, per gli amici che ci hanno aiutato a realizzare questo viaggio e a tutti quelli che ci hanno sostenuto sino alla fine incoraggiandoci ad andare avanti.
Hvit Norge vuol dire Bianca Norvegia, vuol dire un sogno, grandissimo, realizzato!
Laura e Lele
Per info:
www.fjordrally.de
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Le mappe
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