Spagna e Portogallo 2002 - Sandro Ferretti

Autore: Sandro Ferretti alias 'Centraline'

Periodo: 12 giugno - 3 luglio 2002

Partecipanti: Sandro e Cristiana Ferretti su Honda Transalp XL600V 1988

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Quest’anno, causa serie di impegni in luglio, anticipiamo le ferie a giugno e, poiché vogliamo raggiungere il Portogallo, decidiamo di “spararci” tre settimane.

L’illuminazione su come fare per evitare di fare troppi Km, e conseguentemente sprecare giorni di vacanza, per raggiungere l’obbiettivo, mi viene dalla LISSTA: viaggiare su una nave cargo da Savona a Setubal! 

La cosa mi attizza, soprattutto perché evitare il sud della Spagna (lo abbiamo visitato fino a Siviglia due anni fa) rientra nei miei piani, e comincio ad informarmi, prima su internet e poi alla Grimaldi (c’è un’agenzia qui a Roma), ma il fatto che la partenza non sia sicura praticamente fino all’ultimo momento ci convince a cercare altre soluzioni e infine a ripiegare sulla rotta Salerno-Valencia. 

Una volta risolta la questione “crociera” prendiamo una cartina e cerchiamo di stabilire l’itinerario da seguire e le città da visitare. 

Considerati gli impegni e gli orari della nave, scegliamo di partire mercoledì 12 giugno: la nave parte alle 22:00 e poiché da Roma sono solo tre ore e 280 km di moto, partiamo tranquillamente nel pomeriggio dopo il lavoro; appena superato San Cesareo inizia la pioggia che, a sprazzi, ci accompagnerà fino a Caserta. 

Al prezzo di 409 Euro abbiamo una cabina (un po’ piccola) con bagno e doccia ed i pasti assicurati: nulla di eccezionale, si mangia quello che passa il convento, ma la cucina è discreta ed abbondante, inoltre si pagano solo le bevande diverse dall’acqua. 

Non ci sono comodità, nel “saloncino” c’è la TV, ma senza satellite una volta in mare non serve a nulla e le videocassette contengono qualche vecchio film registrato dalla televisione, quindi meglio attrezzarsi con un buon libro e andare fuori a prendere un po’ di sole o fare due chiacchiere con gli altri passeggeri, nel nostro caso tre coppie di cui due in moto. 

Arriviamo a Valencia alle 17:00 del 14, con un’ora di anticipo sul previsto: a saperlo saremmo andati direttamente a Toledo invece di prenotare un pernottamento e proseguire la mattina dopo (conosciamo già la città), ma le tappe fino a Lisbona sono già fissate, dopo andremo a ruota libera. 

La mattina dopo partiamo alle 9:00 e verso le 12:30 siamo in albergo, in posizione strategica nella città vecchia: la strada è ottima, quasi tutta autostrada gratuita, per il resto buona statale con larghe banchine transitabili e scarso traffico per un totale di 390 km. 

Il resto della giornata, dopo una bella doccia visto che siamo sui 35°, è dedicata alla visita della città ed alla ricerca di un ristorantino fresco per la cena. 

Dopo una notte al fresco del condizionatore, ci rimettiamo in marcia per Càceres (non abbiamo preso in considerazione Madrid perché sia io che Cristiana ci eravamo stati in altre occasioni), 300 km di strade come le precedenti: ci stupiscono soprattutto le statali, dove i rettilinei si perdono all’orizzonte e si possono tenere tranquillamente i 100 km/h di codice ed anche qualcosa in più, i controlli sono scarsi e i percorsi sono per lo più senza ponti e gallerie.

In questa parte della Spagna il panorama non è il massimo: distese a perdita d’occhio di sughereti, oliveti e più raramente grano, evidentemente l’acqua è un bene prezioso! 

Arriviamo a Càceres grondanti sudore, siamo vicini ai 40°, ma anche qui dopo una doccia ristoratrice usciamo per mangiare qualcosa e visitare la città medievale: la cosa che ci ha stupito di più è stato il numero impressionante di cicogne che vi nidificano, in ogni punto possibile di tetti, campanili, etc. 

La sera ci gustiamo una cenetta da un “asador” a spese di Cri, visto che è il suo compleanno, e dopo aver girovagato un po’ ce ne andiamo a dormire (anche qui aria condizionata!) per essere in piedi presto e raggiungere Lisbona. 

La nuova tappa è di 350 km, ma in questo caso l’autostrada, in verità presa per limitare il tempo di esposizione al caldo (le giacche stavano diventando delle saune portatili), è a pagamento e praticamente deserta fino alle porte della città. 

In realtà una cinquantina di km dopo il confine la temperatura è già sensibilmente inferiore, ma anche così decidiamo di saltare Evora (secondo la guida valeva la pena perderci una mezza giornata) e tiriamo dritti per la capitale. 

Il panorama cambia poco alla volta e il verde si impossessa del territorio, acquisendo un aspetto quasi mediterraneo.

L’ingresso a Lisbona avviene dal ponte 25 de Abril: ci accorgiamo che c’è perché almeno un km prima troviamo la coda ed in lontananza vediamo i piloni; la coda si forma per il pedaggio di un euro, una volta passato il casello il traffico riprende lentamente a scorrere e dopo qualche centinaio di metri si scavalca la collina e …..: ci si ritrova sospesi ad almeno 50m da quello che più che un fiume sembra un braccio di mare per quanto è largo e con tutta la costa della città vecchia di fronte: è stata forse la cosa che più mi emozionato in tutta la vacanza. 

Raggiungiamo l’albergo, 10 minuti a piedi dal Rossio (la piazza più famosa della città), ci diamo una sistemata ed usciamo: la temperatura è di 26° con una gradevolissima brezza dall’oceano ed il caldo dei primi due giorni è subito dimenticato, mentre dalla TV satellitare scopriamo che a casa si sta morendo per caldo e umidità. 

Andiamo all’ufficio del turismo e acquistiamo la Lisboa Card (che consiglio a chiunque visiti la città): è una tessera della durata di 24,48 o 72 ore a scelta che da libero accesso a tutti i mezzi pubblici della città, accesso gratuito a diversi musei e riduzioni a tantissimi altri; praticamente abbandoniamo la moto e ci divertiamo a scorrazzare soprattutto in tram, che tra le viuzze del barrio alto si trasforma in una specie di ottovolante tra saliscendi, curve improvvise e stradine che sono larghe a malapena per consentirne il passo. 

Il centro storico (baixa, barrio alto e quartiere sotto il castello) è molto trasandato, ma si intuisce la grandezza passata: in ogni caso i marciapiedi a mosaico sono uno spettacolo! 

Oltre ai monumenti classici, consiglio di fare un salto al sito dell’expo del 99 per visitare l’oceanario: sono stato anche a vedere l’acquario di Genova e decisamente credo che siano entrambi il massimo, ognuno per le proprie peculiarità. 

Siamo rimasti a Lisbona 4 giorni ed uno lo abbiamo usato per fare un giro nei dintorni: Queluz, Sintra, Cabo da Roca (il punto più ad ovest dell’Europa) Cascais ed Estoril: 120 km con la moto scarica, ma con il vento più forte del solito, tanto che a Cabo da Roca è stato difficile perfino usare l’autoscatto: la macchina fotografica si spostava! 

Un’altra cosa che abbiamo apprezzato di Lisbona, ed in genere di tutto il paese, sono stati i ristoranti tipici (praticamente delle fraschette portoghesi) indicati dalla guida Routard: spendevamo tra i 15 e i 20 euro in due per avere acqua, vino, pesce freschissimo in porzioni spropositate per l’italia, contorni e dolce!

Il 21 rifacciamo i bagagli e facciamo rotta per Nazarè: è distante appena 160 km da Lisbona (compresa una deviazione per Peniche un po’ deludente – praticamente c’è solo una vecchia fortezza moresca, non visitabile, utilizzata da Salazar come prigione politica – e Obidos, città medievale rimasta inalterata nei secoli, cinta dalle mura originali e che non ha avuto espansione all’esterno, veramente carina), ma ci serve per fare un break marino ed allo stesso tempo avere una posizione utile per fare un giro per monasteri. 

Il paese è veramente carino, la spiaggia enorme e stupenda; mentre passiamo veniamo quasi assaliti da donne in abbigliamento tipico che vogliono affittarci una camera, ma noi proseguiamo per l’albergo (il primo non prenotato) scelto sulla guida: lo troviamo facilmente e ci fermiamo perché ci piacciono sia l’alloggio che posizione e prezzo. 

Passiamo il pomeriggio in relax, anche perché il freddo preso la sera prima a Lisbona (al tramonto si alzava il vento ed io insistevo ad uscire in T-shirt) mi aveva un po’ sbattuto. 

Il giorno dopo ripartiamo senza bagagli per visitare i monasteri di Alcobaca, Batalha, Ourem ed il santuario di Fatima, che in verità mi ha lasciato un po’ male: sembra più un posto per spennare i turisti che per andare a pregare. 

Il giro, di circa 140 km, non mi ha divertito molto perché la strada, peraltro molto scivolosa, passava frequentemente in centri abitati dove erano piazzati semafori automatici che passavano al rosso se si superavano i 50 km/h ed era molto trafficata, mentre i monasteri si sono rivelati all’altezza delle aspettative.

Ripartiamo il 24 per Coimbra, dopo una giornata di ozio completo, sede della prima università nata in Europa, passando per Conimbriga, sito archeologico di epoca Romana veramente interessante. 

La distanza di soli 130 km da Nazarè ci lascia tutto il tempo per visitare entrambi i luoghi, gustare la cucina locale sempre su indicazioni della Routard e prepararci per la prossima tappa.

Anche questa è breve, circa 150 km, ma decidiamo per l’autostrada perché le statali portoghesi sono decisamente più simili alle nostre, per struttura e traffico, che a quelle spagnole. 

L’ingresso in città è un po’ faticoso: il traffico intenso e i parcheggi in doppia fila ci riportano a Roma, ma alla fine raggiungiamo la pensione scelta sulla guida che, seppur gestita da una famiglia un po’ strana (il tipo che ci viene a fare il conto la mattina dopo assomiglia ad Andy Capp, con tanto di pigiama, barba da fare e occhi cisposi da appena sveglio: manca solo il berretto!) è pulita e molto a buon mercato anche se in pieno centro.

Cominciamo le visite come al solito e ci rendiamo conto che anche qui le case più vecchie sono molto malridotte, in alcuni casi anche abbandonate: un vero peccato perché alcune, rivestite di azulejos (ceramiche) sono veramente belle; la zona sul fiume è veramente bella e ci andiamo, oltre che per vedere il ponte costruito da Eiffel (si riconosce lo stile), per mangiare all’aperto con vista panoramica. 

Rientriamo appena in tempo per evitare il temporale che si scatena: fortunatamente la notte è sufficiente per sfogarsi e l’indomani ripartiamo sotto un cielo plumbeo ma senza pioggia, direzione: Santiago de Compostela, si torna in Spagna. 

Lasciamo il territorio Portoghese in autostrada ed al casello prima del confine (quanto mi piace passare da uno Stato all’altro senza controlli!) ci ferma una pattuglia, ma appena vede la targa mi fa segno di proseguire (l’influenza di Roma è ancora forte ;-))) 

Arriviamo a Santiago dopo 250 km e troviamo un affittacamere appena fuori la città vecchia ad un prezzo ragionevole (l’affollamento di turisti e pellegrini tiene i prezzi alti) e decidiamo di fermarci un paio di giorni così da fare un salto anche a la Coruna. 

Il paesaggio è diversissimo dal centro-sud della Spagna, il verde impera e quando ci si alza di quota sembra di stare sulle alpi per gli abeti onnipresenti ed anche le strade, seppur sempre ottime, non sono più dei rettilinei interminabili, così anche la guida ne guadagna in piacere. 

Il tempo rimane brutto, ma fortunatamente piove solo di notte: in compenso la temperatura massima scende a 15° e noi di pesante abbiamo solo le giacche della moto, che a piedi ci coprono a sufficienza, ma in viaggio ci fanno rimpiangere le imbottiture che ovviamente abbiamo lasciato a casa, così cerchiamo di ovviare mettendoci due o tre magliette una sull’altra! 

Il 28 proseguiamo per Oviedo, nel principato delle Austurie, regione del nord tra le più gettonate dagli spagnoli. 

La N634 è fantastica, soprattutto il tratto che dalla costa ci porta verso la città: passa attraverso un bosco costeggiando ruscelli in una serie infinita di curve con traffico praticamente inesistente, se non fosse così lontano la rifarei molto volentieri senza bagagli… 

Dopo 340 km fatti con calma e un pranzetto veloce sulla costa arriviamo in città e anche stavolta ci accontentiamo di una pensione di poche pretese ma centrale, questa volta sbagliando perché era venerdì ed abbiamo sentito le urla dei nottambuli locali fino alle 4 di mattina: ragazzi, vi confermo che in Spagna il fine settimana non dormono mai! 

Oviedo in realtà non ha molte attrattive dal punto di vista turistico e così il giorno dopo ci rimettiamo in sella per raggiungere Pamplona passando per Leon perché sulla costa erano previsti temporali: in effetti il tempo continuava ad essere brutto e non volevamo chiedere troppo alla fortuna che fino a quel momento ci aveva permesso di viaggiare all’asciutto. 

Dopo un primo tratto gratuito l’autostrada diventa a pedaggio, quindi rientriamo sulla statale che, bellissima, supera la Cordillera Cantabrica attraverso un valico ad oltre 1400 m, così che ci troviamo a viaggiare dentro le nubi con una visibilità di neanche 10m L, ma qualche chilometro dopo, superata una stazione sciistica, spunta finalmente il sole che riesce anche a scaldarci un po’ le ossa intirizzite (avevamo indossato anche i pantaloni antipioggia per coprirci meglio) J. 

Verso Leon il panorama riprende ad essere poco attraente e lungo il cammino di Santiago cominciamo a vedere pellegrini a piedi o in bicicletta; parallela alla statale stanno completando un’autostrada, gratuita, fino a Burgos, il cui unico scopo secondo me è quello di evitare incidenti proprio per l’alta frequentazione di pedoni e ciclisti sulla statale. 

Ci fermiamo prima di Burgos per un panino e quando ripartiamo indossiamo nuovamente gli antipioggia perché la temperatura si sta nuovamente abbassando: quando, dopo 520 km, finalmente arriviamo a Pamplona (il termometro segna nuovamente 15°) siamo così intirizziti che il proprietario dell’albergo, quando usciamo dopo una doccia bollente, ci chiede se ci siamo scongelati!!! 

Qui sbagliamo ancora nella scelta dell’ubicazione dell’hotel: centrale, addirittura su una strada piena di locali che di notte fugono anche da discoteche la cui musica ci tiene svegli fino alle 4!!!: fortunatamente il giorno dopo è domenica e, come speravamo, il silenzio è assoluto! 

Anche Pamplona mi ha un po’ deluso: decadente come mai visto in Spagna, la domenica tutti i posti da visitare sono chiusi, tranne il museo Aragonese che, devo dire, vale la pena di vedere, probabilmente vive sulla scia della fama della festa di San Firmin che inizia la settimana dopo e scopriamo che durante la festa i prezzi delle camere possono anche triplicare! 

Riusciamo anche a spendere la somma più alta di tutta la vacanza per la cena: 40 euro in due per una cena tutto sommato normale, anche se il locale era un po’ pretenzioso; ci rifacciamo il giorno dopo con un menù completo (primo secondo e dolce a scelta) a 10 euro a testa. 

La mattina del 1 luglio raggiungiamo Zaragoza, ultima tappa della vacanza, dopo 200 km di statale, ci sistemiamo in un hostal sulla piazza del Pilar (punto focale della città) e, felici per la temperatura nuovamente estiva che ci permette di uscire in maglietta, iniziamo la visita. 

La città ci piace talmente e ci sono talmente tante cose da vedere che il giorno successivo lasciamo i bagagli in albergo e restiamo in giro fino alle 14 quando, dopo aver mangiato un succulento panino in una specie di Mac Donald nostrano, prendiamo l’autostrada (a pedaggio) per essere tranquilli di arrivare a Barcellona in tempo per l’imbarco alle 19 (non ci interessa vedere la città perché la conosciamo entrambi).

I 335 km che ci separano dal molo volano senza intoppi, attraversiamo il meridiano di Greenwich (contrassegnato da un arco trasversale all’autostrada) e, mentre il traffico aumenta in modo inversamente proporzionale alla distanza dalla meta, ci ritroviamo in città, facciamo spesa per la cena ed il pranzo del giorno dopo sulla nave ed alle 18 siamo all’imbarcadero. 

Ci sono altri motociclisti, tra cui una coppia di spagnoli in BMW in viaggio di nozze (ha fatto una faccia quando gli ho detto il prezzo della benzina in Italia =:-O) ed una di baresi in AT con cui abbiamo passato la serata a raccontarci le vacanze. 

Il viaggio fila tranquillo, questa volta la nave è praticamente da crociera, con animazione, cinema, TV satellitare, etc., ed alle 16 siamo sul molo di Genova. 

Partiamo immediatamente e, autostrada fino a Livorno quindi Aurelia fino a Roma, dopo 6 ore e 510 km siamo a casa pronti a sbranare una pizza a portare via che abbiamo preso poco prima: la vacanza è proprio finita, il parziale segna 4175, domani è il 4/7: si torna in ufficio L!!! 

Sandro e Cristiana