Argentina e Cile 2008 - Roberto Patrizi

Autore: Roberto Patrizi
Periodo: 14 gennaio – 15 aprile 2008
Partecipanti: Roberto Patrizi su Honda Africa Twin 750 1997

Di seguito l'autore riporta tutto quello che bisogna sapere per fare un viaggio simile. 
Chi volesse leggere il report giornaliero di questa avventura http://soloandata.altervista.org

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In moto per tre mesi, senza un itinerario, senza conoscere quasi nessuno e decidendo giorno per giorno dove andare, a che ora svegliarmi e se tornare a casa e' stata una esperienza impagabile, che ha valso tutti gli sforzi ed i sacrifici fatti e che non penso saro' mai in grado di descrivere o giustificare a nessuno ma che, stranamente, mi ha portato a conoscere moltissime persone simili a me con cui ho condiviso momenti indescrivibili, anche se vivono dall'altra parte del mondo.
Ario Sciolari, ne “il sogno del lupo”, scrive:
"Se sono partito e se poi ho voluto raccontare e' stato solo per il bisogno di essere me stesso, di ritrovarmi nella semplicita' e nell'essenzialita' dell'andare..." 
credo sia tutto racchiuso in queste poche parole, un bisogno interiore che mi ha spinto a lasciare la stabilita' e la sicurezza di un lavoro sicuro, per rincorrere qualche cosa di indefinito.

Itinerario:

Visto cosi' l'itinerario appare abbastanza strano e poco lineare, in effetti lo e', cio' e' dovuto al fatto che non ho deciso quasi niente prima di partire, ad esclusione del fatto di passare per Mendoza e di arrivare ad Ushuaia. Le varie tappe le ho quindi decise di volta in volta, in base alle persone che ho incontrato o, a volte, alle condizioni meteo. Cliccando sulla mappa generale si apre il dettaglio dove ho indicato con i numeri il progressivo dei posti in cui mi sono fermato a dormire la notte, oltre a quelli segnati mi sono fermato una settimana a Buenos Aires in un ostello (a San Telmo) in attesa che la moto venisse sdoganata e, al ritorno, qualche giorno a Ituzaingo, ospite di un amico incontrato durante il viaggio, per predisporre la spedizione.

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Il percorso e' stato misto tra asfalto e sterrato veloce. Al nord le strade principali sono quasi tutte asfaltate, mentre scendendo verso sud la quantita' di sterrati aumenta sempre piu', in generale si stratta di strade larghe e ben battute, dove si viaggia abbastanza bene, basta fare attenzione nell'incrocio degli altri veicoli ai sassi che le auto tirano di lato. Lungo le vie principali si incontrano numerosi camion, ma quasi sempre si mettono di lato quando li sorpassi. Anche le auto in generale tendono a farti sorpassare, anche se all'inizio ho faticato un po' ad abituarmi al fatto che loro, per indicarti che puoi passare, hanno l'abitudine di mettere la freccia sinistra (come se d'improvviso stessero per svoltare) e questo fatto mi ha fatto fare varie frenatone all'ultimo minuto. La strada piu' famosa e' la Ruta 40, che percorre l'Argentina da Nord a Sud costeggiando le Ande. Ogni governo promette che finira' di asfaltarla in breve, ed in effetti lungo il percorso si incontrano moltissimi cantieri; percorrerla in moto e' fantastico e terribile al tempo stesso: abituato agli sterrati italiani ho faticato molto a prendere la mano a questa strada cosi' larga, raggiungendo velocita' impensate. Bisogna seguire le tracce degli pneumatici delle auto per non cadere, ma viaggiare su questi spazi cosi' vasti, incrociando pochi veicoli, a tutto gas regala delle emozioni fortissime. Quando c'e' vento, pero', diventa difficile procedere, nella giornata in cui sono arrivato a El Calafate ricordo che ho viaggiato per molte ore a 40 – 45 km/h da quanto erano forti le raffiche di vento che mi colpivano di lato. Nel pomeriggio, da una delle poche curve, e' sbucata una auto, la ho vista sbandare e poi e' come se il vento la avesse sollevata e buttata fuori strada. Sono corso e vedere come stava l'autista e, sembra incredibile, ma per molti metri sul campo non c'erano le tracce degli pneumatici, come se avesse saltato. Fortunatamente e' passato di li un camper che aveva una pala, cosi' abbiamo potuto togliere le pietre che impedivano il cammino e riportarla su strada. Verso la costa, invece, c'e' la Ruta 3 che e' gia' quasi del tutto asfaltata, percorrerla e' una noia mortale. Nel suo tratto piu' a Sud e' battuta anch'essa da venti forti, ma sono costanti e ci si abitua presto a procedere inclinati da un lato. Altro discorso, invece, per le strade che salgono sulle Ande e portano in Cile, dove si sale molto. Alcuni passi sono completamente asfaltati e molto trafficati, altri, invece quasi del tutto deserti, ricordo dai registri delle dogane che passavano 3-4 macchine al giorno. Sul passo di Acqua Negra si sale fino a 4.780 m.l.m. e, data la mancanza di ossigeno, e' meglio non forare una gomma e non avere nessun guasto; comunque i doganieri si preoccupano di controllare che chiunque salga attraverso il passo giunga all'altra dogana prima di notte.

In Cile, invece le strade sono ottime e piene di curve. Ci si diverte molto a parte per il fatto che sullo sterrato loro corrono come matti e ho rischiato piu' volte di venire investito da qualche pick-up.

Un discorso a parte credo vada fatto per le condizioni climatiche, intendo dire che quando c'e' il sole e' un discorso, ma se piove la strada cambia radicalmente e personalmente ho avuto molta difficolta' a procedere in piu' di una occasione. In molti casi la strada viene proprio chiusa perche' l'acqua la invade portando sopra pietre e residui vari.
Per quanto riguarda la sicurezza, fuori dalle grandi citta', si procede bene. L'unico inconveniente che ho avuto e' stato con la polizia del Nord, le provincie di Corrientes e Entre Rios sono famose, nel mio caso da un controllo effettuato con l'autovelox e' risultato che andavo troppo forte ed hanno minacciato di fermarmi la moto se non avessi pagato una multa enorme... come al solito ne abbiamo parlato in uno stanzino isolato dove un po' di euro sottobanco hanno brillantemente risolto il problema, ma da quel momento al Nord ho sempre rispettato i limiti, che peraltro ho scoperto essere bassissimi.
Con la moto carica i consumi variano moltissimo in base al vento, con un pieno di solito facevo poco piu' di 300 chilometri, prima di entrare in riserva, ma mi sono ritrovato anche a mettere la riserva a 248 chilometri dopo un paio di ore su asfalto con vento contrario.

Moto:

ho scelto di viaggiare in moto semplicemente perche' ce la ho dentro da una vita, fin dall'eta' di 10 anni; qualunque altro mezzo per me sarebbe stato uguale perche' l'importante e' mettersi in viaggio, trovare il coraggio di partire da solo, anche con l'autostop. In seguito ho scoperto di aver avuto fortuna e che in Sud America viaggiare in moto e' fantastico. Si incontrano centinaia di appassionati che ti accolgono con un calore umano incredibile solo per il fatto che sei anche tu un motociclista e si crea un legame forte che per me era inimmaginabile.
La scelta di viaggiare in AfricaTwin e' stata difficile, e un paio di volte ho rischiato di pagare a caro prezzo il fatto di avere una moto troppo pesante per me. Ma e' senza dubbio una moto eccezionale, bilanciata benissimo e con un motore generoso ed affidabile in grado di tirarti fuori da situazioni difficili. Richiede solo una guida un po' aggressiva in fuoristrada dato il peso e l'altezza, ma nei larghi sterrati dell'Argentina si trova nel suo terreno ideale ed ha fatto mangiare la polvere a chiunque abbia incontrato.
Le sole modifiche che ho fatto prima della partenza sono state:

  • Presa Accendisigari sul croscotto, di scarsa qualita', infatti ha ceduto a meta' viaggio
  • Cavalletto centrale: impiccia un po', su certi passaggi batte in terra, l'aumento di peso certo non aiuta e poi, per tirare l'@ sul cavalletto ci vuole uno sforzo mostruoso. Pero' mi e' stato indispensabile per mettere la moto sulla cassa e per cambiare le gomme.
  • Cupolino rialzato: e' utilissimo, secondo me, per non affaticarsi troppo alla guida.
  • Paracarene anteriori, indispensabili quando ho smontato parte della moto per metterla nella cassa. Hanno protetto la moto superbamente durante le cadute.
  • Faro di profondita': un po' di luce in piu' fa sempre comodo, soprattutto nel caso in cui si fulmini una lampadina di notte, inoltre, quando ci si muove tra le tende o dove il terreno nasconde qualche piccola buca e' utilissimo avere una luce che segua il movimento della forcella.
  • Forcelle progressive: le ho montate all'anteriore e l'entrata in curva e' sicuramente una altra cosa. Di contro c'e' da dire che la moto e' un po' troppo rigida e sulle strade dell'Argentina, tutte dritte, forse sarebbe stato meglio avere una moto un po' piu' morbida.
  • Gomme: ogni terreno richiede il suo tipo di gomme, purtroppo in un viaggio del genere la scelta deve ricadere sul compromesso migliore. Ho montato gomme al 70% stradali con una buona autonomia. Una volta sul posto ho visto che sarebbe stato molto piu' economico comprarle la'.
  • Valige laterali in plastica da 40 litri: ottima la resistenza all'acqua ed alle cadute ma la polvere riesce ad entrare dovunque. Se riempite bene hanno una buona capienza, ma diventano troppo pesanti e con le vibrazioni rompono i supporti.
  • Supporto valige: di buona marca ma pessima qualita', come era prevedibile lo ho dovuto riparare e rinforzare varie volte.
    In viaggio non ho avuto problemi particolari, gli unici inconvenienti sono stati:
  • Cavalletto laterale: in terreni morbidi, soprattutto se piove, il cavalletto laterale tende ad affondare nel terreno, quindi ad Ushuaia, ho fatto saldare una piastra di ferro sotto allo stesso per allargarne la base ed avere un appoggio stabile.
  • La rottura del supporto che regge i fari ed il cruscotto a causa delle vibrazioni, lo ho fatto saldare due volte finche' non ho trovato uno in gamba che mi ha fatto un rinforzo come si deve.
  • La rottura sul telaio dei supporti del porta valige laterali, dovuta sicuramente alle vibrazioni eccessive del porta valige stesso, ed al troppo peso che avevo caricato sulle valige da 40 Lt..
  • La rottura del porta valige stesso in piu' parti sempre a causa delle vibrazioni della Ruta 40 ed al fatto che e' troppo debole nella parte posteriore. Ad Ushuaia ho avuto modo di farlo sistemare grazie ad un amico ed abbiamo aggiunto un supporto in modo da rinforzarlo, modifica che si e' rivelata provvidenziale anche nelle cadute.
  • Parafango anteriore: puo' capitare che, incontrando una buca particolarmente profonda, il parafango anteriore si incastri col paramotore. In questo caso il manubrio quasi si blocca e non e' una bella esperienza. E' un problema frequente, infatti molti consigliano di tagliare la parte posteriore del parafango.
  • Forature: per fortuna forai solo due volte e cambiare le gomme risulto' facile grazie al fatto che lo pneumatico caldo si scalza abbastanza facilmente. Anche avendo l'occorrente per ripararle sostituii sempre la camere d'ari e le feci riparare in seguito per fare prima e stare piu' sicuro.
  • Pneumatici: li sostituii a meta' viaggio, dopo circa 12.000 chilometri, con quelli che avevo di scorta.
  • Olio e filtro: a parte piccoli rabbocchi durante il viaggio, cambiai l'olio ed il filtro sempre a circa meta' viaggio approfittando dell'ospitalita' di Diego, un meccanico di Caleta Olivia.
  • Filtro dell'aria: non lo sostituii mai, ma lo pulivo spesso, soprattutto quando ho viaggiato alcune giornate su sterrati in compagnia di altre moto.
  • Pompa della benzina: e' una criticita' dell'AfricaTwin, per farla partire dopo aver tolto la benzina all'imbarco e' stato necessario smontarla e fare vari tentativi con la pompa capovolta. Ne avevo una di scorta che non ho usato, ma quella originale si e' rotta pochi giorni dopo essere tornato in Italia.
  • Batteria: verso la fine del viaggio la batteria inizio' a dare segni di cedimento e, se la notte c'era molta umidita', per tre volte dovetti partire a spinta.

Attrezzatura:

  • Tenda: a discapito di leggerezza e risparmio di spazio, la mia tendina si e' rivelata eccezionale. Un igloo 2 posti in modo da avere spazio per riporre all'asciutto le cose durante le notti, o tenerle un po' nascoste durante i raduni. Il doppio telo e' assolutamente indispensabile per la pioggia. La falda a terra e' necessaria non solo durante i temporali, ma soprattutto per evitare che il vento entri dal basso e porti dentro il freddo quando la temperatura esterna scende molto. Al contrario, le prese d'aria grandi e provviste di zanzariere, un paio poste anche sulla sommita' del tetto, sono d'obbligo quando ci si avvicina a climi sub tropicali, altrimenti la notte diventa un inferno e dormire e' impossibile. E' molto importante anche che dove terminano le cerniere delle entrate ci siano delle chiusure con il velcro che chiudano quasi ermeticamente, questo perche' le zanzare trovano ogni possibile passaggio. Sarebbe molto utile anche un telo da mettere sotto la tenda per isolare dal terreno e proteggere il pavimento, io non lo ho portato per motivi di spazio, ma in alcuni casi avrei preferito averlo. La mia tenda ha un sistema che permette di aprirla e chiuderla in pochi secondi, e senza che il telo interno si bagni minimamente, inoltre la paleria e' precollegata al telo esterno, quindi si effettuano tutte le operazioni di montaggio/smontaggio agevolmente anche al buio, senza perdere niente e faticando pochissimo. Quando mi sono accampato oltre i 4.000 mila metri, la mancanza di ossigeno mi ha fatto venire il mal di testa e la temperatura e' scesa di colpo, ho veramente benedetto questo sistema. Per quanto riguarda i picchetti, a parte il fatto che io riesco sempre a piegarli, ne ho dovuti comperare degli altri aggiuntivi durante il viaggio, anche se pesano ed occupano spazio, ma ho voluto avere la sicurezza di fissare per bene ogni angolo della falda a terra prima di accamparmi in montagna.
  • Sacco letto: leggero e caldo, le caratteristiche del mio sacco letto, soprattutto caldo. Con collarino che chiude ermeticamente sopra le spalle e cappuccio perche' piu' del 30% del calore corporeo viene disperso dalla testa. Per il resto un po' di attenzione nel chiudere la cerniera basta per farlo durare una vita.
  • Materassino: per un po' di comodita' e per isolarmi dal freddo del terreno ho portato via uno di quelli autogonfianti, comodissimo anche se ingombra parecchio.
  • Telo termico: per poco piu' di 2 euro si trova un telo di alluminio che occupa pochissimo spazio ed in cui ci si puo' avvolgere in caso di freddo eccessivo. Lo considero una cosa da portare sempre dietro, non si sa mai. Il concetto e' che, mentre i vari tessuti assorbono il calore corporeo e creano uno strato tra il corpo e l'esterno, l'alluminio rifrange verso l'esterno il freddo e verso l'interno il caldo, in questo modo il corpo si scalda col il proprio calore e, in condizioni estreme puo' salvare dall'ipotermia.
  • Abbigliamento per la pioggia: io uso una tuta completa. Una volta indossata e' eccezionale, a patto che sia chiusa bene e non entri acqua dal collo. Purtroppo ci vuole molto ad indossarla e spesso, a meno che non veda avvicinarsi un temporale, va a finire che sto senza e mi bagno un po'.
  • Abbigliamento termico: molto comodo da indossare e' l'abbigliamento termico da indossare sotto i vestiti. Non impedisce i movimenti e, anche se un po' caro, personalmente mi sono trovato benissimo.
  • Microfibra: anche l'asciugamano in microfibra e' risultato molto utile perche' occupa meno spazio di quelli normali e si asciuga prima.
  • Casco modulare: ha l'enorme vantaggio di essere comodissimo per chiedere informazioni, cercare documenti, soldi o parlare senza toglierlo. Di contro, oltre a essere rumoroso, e' pesante e nei climi caldi fa sudare la testa da bestia. L'unico vero problema che si e' presentato e' che il meccanismo di sgancio della mentoniera ha iniziato a bloccarsi dopo aver viaggiato un paio di giorni sulla Ruta 40 insieme ad una altra moto, la polvere entra veramente dappertutto. Ho tolto l'imbottitura della mentoniera e lo pulivo frequentemente, ma il funzionamento da quel momento e' sempre stato un po' compromesso.
  • Mezze leve per scalzare gli pneumatici: necessarie in caso di foratura, si fatica il doppio ma si risparmi molto spazio rispetto alle leve normali.
  • Kit di riparazione della camera d'aria: non lo ho mai usato, ma mi sembra indispensabile per evitare di restare a piedi.

Documentazione necessaria:

Per quanto riguarda i documenti da preparare ho dovuto fare una distinzione tra i documenti personali, abbastanza facili da capire e recuperare, e quelli della moto che, al contrario, rappresentano un problema soprattutto per il fatto che e' difficile reperire informazioni esatte.
Per quanto riguarda i miei documenti personali ho preparato:

  • Passaporto: per quanto ho potuto capire, con il passaporto tradizionale si puo' entrare in Argentina ed in Cile tranquillamente, senza alcuna complicazione alle dogane e per un periodo limitato di 30 giorni. Se si ha intenzione di fermarsi piu' a lungo e' necessario richiedere un visto. Una cosa che non avevo considerato prima della partenza e' che i trenta giorni partono dall'ultimo timbro apposto in dogana, per cui ogni volta che si esce e rientra nel paese, anche per un solo giorno il periodo viene rinnovato.
  • Patente italiana: deve essere portata, assieme a quella internazionale.
  • Patente internazionale: si puo' richiedere in ogni scuola giuda ed e' pronta in pochi giorni.
  • Assicurazione personale: penso che in caso di malattia o incidente, in un paese lontano in cui non si conosce nessuno, sia importantissimo non badare a spese per farsi curare nei posti migliori, quindi avere con se i mezzi per pagarsi le cure migliori e' fondamentale. Con me avevo due carte di credito e la garanzia di essere rimborsato per le cure mediche al mio ritorno.
    Preparare i documenti del mezzo, invece, e' un vero labirinto e comporta un gran dispendio di tempo e soldi. Sicuramente, la scelta piu' logica sarebbe stata di noleggiare una moto sul posto ed evitarsi un sacco di spese, problemi e preoccupazioni, ma non faceva al caso mio per una serie di motivi; innanzitutto per piu' di un mese anche il costo del noleggio non e' trascurabile, poi penso che viaggiare con la propria moto sia tutta una altra cosa, inoltre vedere cosa succede alle dogane, sbattersi per una documentazione che poi scopri essere inutile, capire i problemi sterili della burocrazia aiuta a rendersi conto di quanto ancora siamo indietro. E poi ho visto un amico nordamericano venire bloccato in dogana per due giorni perche' la moto che aveva noleggiato mancava di un qualche documento.
  • “Carnet de passages en douane”: da quanto ho potuto capire avrei potuto fare una pratica di esportazione temporanea o, alternativamente, il carnet de passages en douane, ho scelto la seconda via basandomi sul fatto che gia' altri con piu' esperienza di me lo usano, ma ancora non so se rappresenti la scelta migliore. Ha semplificato di molto le operazioni di uscita del mezzo dalla dogana italiana all'andata, ma e' stato ignorato alla dogana di Buenos Aires dove hanno utilizzato una procedura diversa all'arrivo, mentre lo hanno preso in considerazione al ritorno. Nelle dogane attraversate durante il viaggio, invece, lo ho utilizzato spesso, ma volendo e' possibile fare finta di non averlo e farsi rilasciare un permesso temporaneo. Questo perche' le pagine del carnet potrebbero non essere sufficienti se si attraversano tantissime dogane. Per ottenerlo bisogna inventarsi qualche cosa, personalmente lo ho richiesto all'ACI dopo aver perso diverso tempo negli uffici del mio paese dove non hanno idea di cosa sia ne' di dove informarsi, tramite gli uffici provinciali siamo riusciti a raggiungere qualcuno nella sede centrale che si e' occupato della cosa. In sostanza bisogna procurarsi una fideiussione (bancaria o assicurativa), pari al valore stimato della moto, da allegare alla domanda. E' una pratica che puo' richiedere molto tempo, quindi e' il caso di muoversi con largo anticipo. Tra fideiussione e pratica la spesa non e' trascurabile.
    Il significato della cosa e' che in questa maniera ho immobilizzato una somma di denaro come garanzia che avrei riportato la moto in Italia entro i termini previsti. Non so dire di preciso che succeda in caso di incidente grave o furto all'estero, quando cioe' non si e' in grado di riportare qua il mezzo. Per quanto mi riguarda e' andato tutto bene, ma se qualcuno volesse seguire questa strada consiglio di informarsi bene presso le sedi competenti. Voglio sottolineare anche il fatto che in dogana la cassa con la moto viene completamente aperta per verificare il contenuto.
  • Carta verde: secondo la mia assicurazione e' sufficiente per essere coperti da assicurazione in Sud America, ma consiglio di informarsi bene presso la propria assicurazione perche' so che altri hanno stipulato una polizza locale. E' da tenere bene presente che in Argentina poche persone hanno una polizza assicurativa, quindi in caso di incidente puo' essere un problema farsi rimborsare.
  • Assicurazione per il rientro del mezzo in caso di guasto o incidente: mi e' capitato di sentirmi dire che la mia moto non puo' essere assicurata perche' e' troppo vecchia, cioe' ha piu' di 10 anni. Ora, io sottolineo solo il fatto che durante il suo decimo anno di vita la mia AfricaTwin e' stata a Capo Nord e a Capo Horn, lasciando ogni riflessione a chi legge; pero' e' importante pensare che quando sei lontano da casa solo ed in difficolta' puo' capitare di incontrare chi se ne approfitti. Per esempio a El Calafate, per saldare una parte della moto che si era rotto uno mi ha chiesto 10 volte il prezzo giusto; ancora, a Caleta Olivia, per sostituire gli pneumatici e l'olio mi chiedevano almeno il triplo e, se non avessi incontrato Diego me lo sarei fatto da solo. Per questo, in caso di guasto importante, avere la sicurezza del rimborso al rientro fa vivere il tutto in maniera diversa. In fondo vado in vacanza!

Spedizione:

Ho spedito la moto via nave, dati i costi piu' bassi rispetto all'aereo. L'unico inconveniente e' che sono necessari almeno 18-20 giorni di spedizione, piu' qualche giorno per imbarcare la cassa ed altri giorni perche' la nave venga scaricata, il container aperto e sdoganato all'arrivo. Come previsione avevo da 2 a 10 giorni di sdoganamento.
Avevo pensato di fare fare una cassa in legno ben chiusa, ma tra materiale, costruzione e trattamento speciale del legno per l'imbarco internazionale sarebbe venuta a costare una cosa esagerata, per cui ho preso un paio delle casse in alluminio che usano le case produttrici di moto per spedire i mezzi nuovi ai concessionari, e le ho adattate alla mia moto. Per risparmiare spazio ho smontato la ruota anteriore, la carena ed il manubrio. Una volta sistemata l'intelaiatura, la ho rivestita con molto cartone spesso, nastro adesivo e pellicola trasparente per renderlo un po' impermeabile. La soluzione e' stata sufficiente per far andare e tornare la moto integra, la cassa invece e' arrivata a Buenos Aires mezza distrutta, ci ho dovuto lavorare su parecchio per metterla in condizione di reggere un altro viaggio e, a dire la verita', avevo molti dubbi che la moto tornasse integra; fortunatamente e' andato tutto bene.
Mi sono reso conto che tre sono le cose di cui fare attenzione:

  • innanzitutto i muletti hanno pale di diverse dimensioni, quello che ho usato io entrava benissimo sotto la cassa, ma nei depositi, se le pale sono piu' spesse si rischia che rovinino la base della cassa, e' meglio stare larghi e mettere qualche cosa sotto per tenerla piu' sollevata dal terreno di qualche centimetro
  • poi quando in un deposito devono spostare una cassa col muletto, non e' che la alzano e la spostano, ma la infilano con le pale e la spingono avanti, quindi la base e' meglio che sia robusta
  • e' inutile stare a discutere che la cassa e' debole e non puo' essere usata come sostegno per altre casse, quando viene riempito il container tutto viene buttato su a caso, quindi e' bene che anche i fianchi siamo abbastanza robusti

Pernotti:

la maggior parte delle notti ho dormito in tenda, in quasi ogni paese c'e' almeno un campeggio municipale in cui si puo' dormire gratis o con 10-15 pesos. A volte le condizioni igieniche non sono il massimo, ma nelle zone piu' turistiche si trova sempre una buona organizzazione. In ogni campeggio ci sono immancabili vari barbecue a disposizione per farsi l'asado. Per lavare l'abbigliamento si trovano spesso delle lavanderie rapide o, in alternativa, qualcuno che ti fa' il bucato in casa per 5-10 pesos.
In alternativa ai campeggi qualche volta sono stato in ostelli o alberghi, in questo caso la qualita' ed il prezzo sono estremamente variabili, in generale posso dire che nelle zone turistiche tutto costa il doppio e la qualita' dei servizi e' buona, ma ci sono zone, non ancora raggiunte dal turismo di massa dove il paesaggio e' splendido, la gente cordiale e la vita non costa nulla.

Costi:

Purtroppo non sono in grado di dare indicazioni dal punto di vista economico, non ho fatto volutamente i conti perche' sono convinto che viaggiare senza mete ne pensieri non abbia prezzo, comunque la spesa maggiore, oltre al biglietto aereo e' costituita sicuramente dalle pratiche burocratiche per lo sdoganamento della moto che non hanno veramente fine, a Buenos Aires addirittura sono dovuto andare da un notaio speciale, anche se sono convinto che non era affatto necessario. Il fatto e' che, nel periodo in cui mi trovavo in Argentina, il tasso di cambio Euro/Peso Argentino era 1/5 quindi la vita per me non costava assolutamente niente, la benzina, per esempio, la pagavo 30 centesimi di Euro al litro nella parte Sud dell'Argentina, un po' piu' al Centro/Nord. Gia' questa estate, pero', le cose sono cambiate molto a causa della crisi internazionale. 
In Cile, invece, la vita costa molto di piu'.
Sicuramente avrei fatto meglio a comprare in Argentina le gomme per la moto o i vari ricambi, cosi' come un casco o il resto dell'equipaggiamento, approfittando del tasso di cambio favorevole. L'unico problema che si incontra e' la reperibilita' delle cose, il governo impone forti limiti alle importazioni, per cercare di favorire l'industria nazionale, ma a Buenos Aires si trova tutto senza difficolta'.

Conclusioni:

Racchiudere tre mesi in poche parole non e' facile, ci sarebbero decine di eventi da raccontare e soprattutto decine di persone da ricordare e ringraziare. Se ci rifletto in ogni incontro vissuto ho imparato, o almeno avrei dovuto imparare, qualche cosa, ma probabilmente tre sono le situazioni che mi portero' dentro con maggiore forza: il “paro degli agricoltori”, i motoincontri ed Ushuaia..

  • Al momento della partenza in Italia era in atto lo sciopero degli autotrasportatori per il prezzo del carburante, questo mi ha causato tre settimane di ritardo, ma mi ha doto modo di occuparmi personalmente del trasferimento della cassa fino a Milano, conoscendo meglio la realta' dei blocchi stradali, dei trasportatori e dei depositi. Paradossalmente, mentre ero in Argentina ho incontrato i blocchi stradali degli agricoltori, che protestavano per la politica del governo sui prezzi dei prodotti agricoli, in particolare della soia; anche qui ho avuto modo di parlare con alcuni di loro conoscere meglio il problema ed asclotare le proposte dl governo. Soprattutto ho avuto modo di vedere quanto due realta' cosi' lontane siano piu' simili di quanto non si pensi, e di come i problemi siano spesso gli stessi. In entrambi i casi le motivazioni sono state economiche e, in entrambi i casi, tra tanta gente che si comporta onestamente cercando di spiegare le proprie ragioni, c'e' sempre tanta gente che si impone con la forza e se ne frega pure di spiegarti il perche'. Ricordo come fosse oggi le parole della presidentessa argentina Cristina Fernandez de Kirchner rivolta agli agricoltori: “vi prego di pensarvi come parte di un paese, non come proprietari del paese.”
  • Ho partecipato a tre motoincontri ed in tutti i casi sono stato accolto alla grande ed ho incontrato persone splendide. Quello che ricordero' per sempre e' il senso di appartenenza, di fratellanza che si crea in maniera spontanea tra i partecipanti e gli amici che ho incontrato. Pico Truncado, Chivilcoy e Mercedes tre realta' diverse ma in qualche modo simili, in cui tutto gira attorno alla passione per le moto, senza distinzione di marca, cilindrata o nazionalita'. Il bello e' che partecipano indifferentemente trike, custom, moto stradali, scooter o enduro; il clima che si respira era impensabile per me che sono abituato ad andare in moto da solo e che vedo come da noi anche il semplice scambio di saluti lungo la strada avviene spesso solo tra moto della stessa tipologia. Per non parlare di chi ha una Ducati o una Harley, la usa solo per andare al bar, ma si sente differente dagli altri. A Pico Truncado si trattava del primo evento mai realizzato, come sempre io sono arrivato in ritardo, ma la passione che ci hanno messo i partecipanti lo ha reso magnifico nonostante la pioggia. Al contrario Mercedes, si tratta di uno dei maggiori eventi dell'Argentina, organizzato dai “Los Lobos” che ormai hanno maturato anni di esperienza, per tre giorni tutto il paese viene invaso dalle moto ed il parco municipale si riempie di tende, birra, musica e splendide ragazze. In tutti i casi sono andato via dal motoincontro con amici nuovi che mi hanno invitato a casa loro e che non scordero' mai.
  • Ushuaia: si tratta della citta' piu' a Sud del mondo. E' nata e sopravvive grazie alla forte determinazione del governo a mantenere il presidio su una zona da sempre contesa tra Argentina e Cile. Per questo che ci vive ha molti sgravi fiscali ed agevolazioni fortissime. Si tratta di una zona in cui l'inverno e' abbastanza duro, a volte i contatti con il resto del mondo sono interrotti a causa delle condizioni climatiche: le strade sono interrotte e l'aeroporto inagibile. E' uno dei posti in cui ho trovato piu' calore da parte della gente, me ne sono reso conto quando la notte ho lasciato la moto per la strada senza paura che me la rubassero o danneggiassero, la sola notte che la ho lasciata fuori nell'arco di tre mesi. La maggior parte della popolazione e' emigrata li da altre parti del paese attratta dalle ottime possibilita' di lavoro, poi si e' creata una famiglia ed e' rimasta stabilmente. Ora tutti vivono bene e con prosperita', ma all'inizio molti di loro hanno vissuto tempi duri, sia per il distacco dagli affetti che per le difficili condizioni economiche, probabilmente e' per questo che oggi sembrano godere di quello che hanno molto piu' intensamente di quanto non faccia chi non ha mai dovuto lottare per vivere. Una persona splendida che incontrai, che mi accompagno' in giro in moto e che mi ospito' a cenare a casa sua mi disse: “devi imparare a godere appieno di quello che ti da' Ushuaia, perche' non e' molto, ma se impari a sfruttarlo al meglio puoi vivere molto bene qui.” E' una realta' universale, cosi' da quando sono tornato, cerco di godere la massimo delle cose che ho e che prima ignoravo.