Protezioni come riconoscere un capo "protettivo"

Dopo le discussioni sulle modifiche al codice della strada, penso che sia opportuno ritornare a parlare di omologazione e capi protettivi.

Innanzitutto è necessario partire da una (amara) premessa: la quasi totalità dell’abbigliamento tecnico per motociclisti che si trova in vendita nei negozi non è ufficialmente omologato come “protettore”.

In un articolo precedente abbiamo già verificato che un capo d’abbigliamento per essere considerato un vero e proprio “Protettore” deve essere omologato nella sua interezza secondo la specifica norma europea che disciplina i livelli di resistenza agli urti, abrasioni, strappi, etc.

L’abbigliamento tecnico per motociclisti si suddivide principalmente in due categorie:
1. Completamente omologato come DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) che è l’unico certificato come Dispositivo di Protezione Individuale ed è l’unico per cui vi sia un’effettiva garanzia sul corretto funzionamento in quanto a sicurezza.
2. Dotato di protezioni omologate che è ufficialmente destinato al “tempo libero”. Non è concepito per l’uso professionale e non ne è garantita la resistenza in quanto non viene testato nella sua interezza. Le uniche parti certificate sono i singoli protettori inseriti all’interno del capo.

Un capo di abbigliamento per essere definito come protettivo (D.P.I.), deve essere omologato secondo la direttiva UNI EN 13595 –n.
Solamente la presenza di questo codice rende un capo omologato o meno. 
Come avrete certamente notato ho inserito dopo il numero 13595 il simbolo del “numero". Infatti, la norma è composta da diverse sezioni (non suddivisibili):
UNI EN 13595-1:2004 Indumenti di protezione per motociclisti professionali – Giacche, pantaloni e tute intere o divisibili: Requisiti generali
UNI EN 13595-2:2004 Metodo di prova per la determinazione della resistenza all’abrasione da impatto
UNI EN 13595-3:2004 Metodo di prova per la determinazione della resistenza allo scoppio
UNI EN 13595-4:2004 Metodo di prova per la determinazione della resistenza al taglio da impatto

Vi sono due livelli di omologazione (come per i paraschiena), il primo è indicato per una velocità limitata a 48 km/h, il secondo anche per velocità superiori

L’omologazione prevede anche controlli del grado di PH dei materiali utilizzati e la verifiche al livello di resistenza agli agenti chimici. Inoltre, come in molti altri casi, sono previste prove per esaminare l’effettiva ergonomia del capo.

Il prodotto deve essere obbligatoriamente accompagnato da una serie di istruzioni e avvertenze, tra cui: come indossarlo (regolare correttamente l’indumento per un suo efficace utilizzo) e quando sostituirlo. Fondamentale anche l’avvertenza in merito a particolari condizioni ambientali, per esempio la temperatura, la cui variazione potrebbe ridurre significativamente le prestazioni del paraschiena. Il prodotto deve anche essere accompagnato da una dichiarazione del fabbricante sulla non nocività dei materiali utilizzati.
La norma risponde ai requisiti essenziali della direttiva 89/686/CEE sui dispositivi di protezione individuale.

Le protezioni omologate, invece devono essere corrispondenti alle specifiche della norma EN 1621-1
Questa sigla indica la corretta omologazione delle protezioni spalle “S”, gomiti “E”, ginocchia “K”, tibia “L”, ginocchia-tibia “K+L” e fianchi “H”. Ogni protettore è marchiato con una lettera diversa a seconda della posizione in cui dovrà essere applicato. L’etichetta deve essere presente su ogni singolo protettore posto all’interno del capo d’abbigliamento.

Molto importante: questi protettori vengono inseriti sia negli indumenti protettivi , sia in quelli che non sono omologati secondo la norma EN 13595: non sono un esclusiva dei capi omologati, anzi, ne viene sfruttata la presenza negli indumenti non omologati per farli apparire allo stesso livello di quelli considerati protettori!

Lo standard EN 1621-1 impone forma e dimensioni dell’area protetta. I protettori contrassegnati da questa omologazione devono resistere a 9 impatti da 50 J ciascuno (Un impatto di 50 J simula una velocità di 48 km/h.). La forza residua massima per il singolo impatto deve essere di 50kN, la forza residua media massima consentita di tutti gli impatti deve essere 35kN.

In seguito analizzeremo le omologazioni che rendono protettivi i guanti e le calzature.
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