Pechino 2016 - Armando Cairoli

Autore: Armando Cairoli
Periodo: 1 luglio 2016
Partecipanti: Armando Cairoli su Honda Transalp XL600V

La differenza fra un sogno e un obiettivo è una data...

Il sogno: attraversare il mondo in sella alla moto.

L’obiettivo: Pechino

La data: 1 luglio 2016

Con questi tre ingredienti abbiamo affrontato il più lungo viaggio mai intrapreso con le nostre moto, due Honda Transalp e un’Africa Twin.

Siamo partiti il 1 luglio da Borgo San Giacomo, in provincia di Brescia, destinazione Ancona dove ci siamo imbarcati per Igoumenitza, in Grecia. Da li in poi, solo asfalto e piste, abbiamo attraversato Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, il Pamir, Kirghizistan, per entrare, a fine luglio, in Cina, dove abbiamo iniziato la seconda metà del viaggio, con ancora circa 8 mila km per arrivare a Pechino. Con una sosta emozionante all’Everest Base Camp.

Queste pagine raccontano la progressione del viaggio di 17.875 km, sono state il nostro filo di Arianna, srotolato come un gomitolo, chilometro dopo chilometro. Da Brescia a Pechino.

On the road again!

itinerario gps

Il nodo alla gola questa volta è davvero stretto

Non me lo ricordavo cosi, dieci anni fa. Stesso posto, Terminal A dell’aeroporto di Bruxelles, stessa destinazione, Milano.

Ma condizioni diverse. Questa volta è più dura. Perché dopo un anno e mezzo di discussioni, di preparazione, di preventivi, pianificazione, adrenalina eccitante, subentra di colpo l’emozione, quella che ti toglie il fiato, che ti impedisce di rispondere all’amico al telefono che ti dice “Ciao, divertiti, sii prudente”, “quanto ti invidio” … E tu sei lì, con gli occhi gonfi, incapace di rispondere, sibili solo un “Grazie… Vi scriverò…”.

È l’emozione di vedere le lacrime dei miei figli che mi salutano in silenzio, subendo la decisione che ho preso. Parto per la Cina. In moto. Per due mesi. Ciao bambini, sorridete, perché nei vostri occhi troverò la forza di portare a buon fine questo progetto. Per potervi raccontare e trasmettervi questa voglia irrefrenabile di andare incontro alla gente, in capo al mondo.

Turchia

Una pausa sul Bosforo

La prima tappa, la più lunga in termini di chilometri, è passata.

Dopo una trasferta da Borgo San Giacomo ad Ancona, e la traversata fino al porto greco di Igoumenitza, alle 6 del mattino abbiamo imboccato l’autostrada in direzione il confine con la Turchia. 

Dopo un primo inconveniente – sono rimasto a secco tra due rifornimenti a causa di un probabile difetto alla membrana della riserva, prontamente risolto da Domenico cui abbiamo estratto un paio di litri – e una prima pioggia, tutto sommato rinfrescante, siamo arrivati al confine dell’UE. Poca coda, ma lenta, perdiamo un’oretta sotto un sole che picchia. Poi dritti verso Istanbul.

Arriviamo in città alla fine del pomeriggio, ma dobbiamo ancora attraversarla per arrivare nel quartiere Sultanahmet, con i suoi vicoli stretti e tortuosi.  Arrivati in albergo ci aspetta una doccia rinfrescante e una cena in un ristorantino locale con qualche tedesco a cui dobbiamo fare compagnia per la partita. Ci consoleremo con un ottimo misto di kebab.

Oggi pausa, uno dei pochi giorni interi previsti dal programma. Moschea Blu, Santa Sofia, la Cisterna e il Topkapi, nel pomeriggio una passeggiata fino al ponte Galata. 

 

Cappadocia incantevole, Nemrut Dagi e Lake Van

Giornata tranquilla a Goreme, passeggiata fra i “camini delle fate”, pinnacoli di origine vulcanica che ospitavano popolazioni eremite. Il giro in mongolfiera all’alba è stato annullato – dopo la sveglia alle 4… – a causa del vento. Ritenteremo la mattina dopo, inutilmente, e di nuovo con l’alzataccia, prima di proseguire per Nemrut Dagi.

Prima del rientro mi sono fatto tentare da un “selfie” col cammello, prima che si girasse di scatto….

Colpisce drammaticamente l’assenza pressoché totale di turisti. Solo qualche turco, per la fine del Ramadan, e diversi asiatici. Gli europei non si fanno più vedere, quelli previsti hanno annullato dopo gli ultimi eventi di Istanbul.

Dopo 540 km nel Kurdistan Turco, arriviamo sotto al Santuario di Nemrut Dagi, protetto dall’UNESCO. Anche qui pochi turisti, tutti turchi, siamo praticamente gli unici europei, qualche asiatico, diversi russi.

Tanta gente che ci saluta quando attraversiamo i paesini, c’é anche chi ci offre albicocche, siamo nella valle di Malatya, maggior produttore mondiale appunto di albicocche.

Dal Santuario di Nemrut Dagi la tappa successiva ci conduce a Ercis, sul lago Van. 550km nel torrido Kurdistan turco (42 gradi alle 13). La gente che incontriamo durante le nostre soste ai distributori é davvero gentile e ospitale, ogni rifornimento è occasione di una breve chiacchierata attorno al “çay”, il tè locale, ormai unica bevanda che ha sostituito il nostro consueto caffè.

L’aria del lago rinfresca la seconda metà del pomeriggio, troviamo una sistemazione per la notte e domani affronteremo l’ultima parte che ci condurrà alle cascate Murandiye, al palazzo Ishak Pasha e poi alla frontiera con l’Iran.

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Sulla via per Teheran

La tappa per Teheran è stata a dir poco massacrante… 650 km, con finale sulla tangenziale per entrare in città, con traffico fantasioso e gara fra macchine a chi si infila per primo nell’unico spazio disponibile, il tutto tra pedoni che tentano di attraversare, motorini impazziti, vecchi camion che vomitano nuvoloni di nafta in polvere a ogni sgasata…. e una temperatura di 46 gradi alle 16….A metà strada abbiamo sostato a Soltaniyeh, per visitare l’imponente mausoleo di Oljeitu, la cui cupola, finita nel 1312, è la più antica doppia cupola al mondo.

Siamo partiti da Teheran di buon mattino per lasciarci il traffico infernale alle spalle, e ci siamo spostati a sud del Mar Caspio, a Gorgan. In questo modo abbiamo un pomeriggio libero per riposare e cominciare a lavare qualcosa, la strada è ancora lunga ma abbiamo finito con i tapponi da più di 500 km…. Oggi abbiamo percorso belle strade scorrevoli sia di montagna, oltre i 2000 metri, che città o valli verdi, sicuramente meno monotone e soporifere. 

L’unico vero pericolo sono gli autisti che ci affiancano pericolosamente per farci… la foto.

Domani ci avvicineremo al confine con il Turkmenistan che valicheremo martedì mattina.

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Eccoci finalmente in Turkmenistan

Abbiamo percorso oltre 5000 km in undici giorni, e questa mattina abbiamo attraversato il confine tra Iran e Turkmenistan percorrendo una bellissima strada a 1800 m, praticamente senza mai incrociare una macchina. 185km di curve, salite e discese in un paesaggio alternante campi di grano a perdita d’occhio e montagne brulle, aride, cosparse qua e là di qualche cespuglio.

Siamo arrivati in dogana alle 9.30, preparati ad affrontare fino a cinque ore di formalità.

Gli Iraniani, sempre simpatici e accoglienti, ci hanno liquidato in mezz’ora.

I Turkmeni hanno qualche procedura in più… Primo controllo del passaporto con pagamento tassa, passaggio all’ufficio importazione moto per pagare assicurazione e tassa sul percorso predefinito (guai a cambiare itinerario, pena una multa da 1.000$), passaggio dal veterinario e pagamento di 5 dollari per il timbro (non ho capito perché devo passare io dal veterinario, ma obbedisco), passaggio alla “banca”, uno stanzino dietro l’angolo del veterinario, per pagare le spese della moto, quindi passaggio dall’ufficio “Registrazione della moto” per finire con l’ufficio “Dogana” per il controllo finale del passaporto e bagagli. Peccato però che nel frattempo era scattata l’ora di pranzo…. Quindi aspettare prego…. 40 minuti. Pennica al sole e due biscotti con un pezzo di Grana….

Tornato il doganiere, ultimiamo le formalità e finalmente partiamo. Avremo impiegato in tutto 3 ore. E meno male eravamo gli unici in dogana….

Arriviamo ad Ashgabad dopo 35 minuti di strada, giù dalla montagna. Ci si apre davanti una città monumentale, con palazzoni moderni-kitch tutti rigorosamente bianchi. Stradoni a otto corsie deserti, temperatura di 43 gradi…

Ci fermiamo all’Ambasciata Italiana, dove l’Ambasciatore Marco Mancini, il Console Gian Carlo Culazzo, che ci ha dato una buona mano per ottenere il visto turkmeno, e lo Staff ci accolgono calorosamente per una piacevole chiacchierata e un caffè.

Ci prenotano l’albergo e possiamo finalmente farci una bella doccia rinfrescante.

Domani, dopo una visita della città, ci porteremo verso Nord, alla Bocca dell’Inferno, in mezzo al deserto.

Dal Turkmenistan all’Uzbekistan

Abbiamo lasciato Ashgabat alla fine della mattinata per percorrere i circa 260 km di una linea di asfalto in mezzo al deserto arido turkmeno e arrivare in prossimità della Bocca dell’Inferno, un cratere di circa 70m di diametro creato per incidente dai russi nella ricerca di giacimenti di gas. Dopo diversi tentativi, le autorità hanno rinunciato a spegnerlo e gli hanno dato fuoco per evitare un disastro ambientale, convinti che si sarebbe esaurito in breve tempo. Sono 40 anni che brucia.  Non potendo raggiungere il cratere con le nostre moto, troppo pesanti e con le taniche di benzina di riserva ai lati che ne impediscono la manovrabilità sulla pista sabbiosa, decidiamo di rimanere sulla strada, alloggiare presso il locale autogrill, e sistemarci per la notte. Ci porterà il nostro oste a vedere questo braciere gigantesco, davvero spettacolare.

Abbiamo poi percorso 360 km di strada dissestata in mezzo al deserto, impegnativa e faticosa, un attimo di distrazione e si rischia di centrare un buco, con seri rischi per le gomme, tra la Bocca dell’Inferno e il confine Uzbeko.  Tre ore di controlli, e abbiamo raggiunto Khiva, bellissimo paese protetto dall’UNESCO, tutto circondato da spesse mura costituite da mattoni di fango.  I minareti e le porte monumentali ricoperte di mosaici azzurri sono la caratteristica di questo splendido borgo del nord dell’Uzebekistan.

Successivamente ci siamo spostati a vedere un altro gioiello Uzbeko, Bukara.

È stata per secoli una delle più importanti città della Transoxiana islamica, sita a oriente del Khorasan. Di essa era nativo Bukara, il massimo tradizionalista di tutta la storia dell’Islam.

Durante l’invasione mongola, fu distrutta da Gengis Khan e cadde poi sotto l’influenza di Tamerlano. Più tardi divenne famosa come Khanato di Bukara e in questo periodo vide svilupparsi considerevolmente la sua economia grazie ai ricchi traffici mercantili che la coinvolgevano, sorgendo sulla via della seta. La città divenne così di nuovo un importante centro religioso dell’Asia; Si costruirono numerose moschee e madrase che testimoniano ancora oggi uno splendido passato. Domani ci spostiamo verso la leggendaria Samarcanda.

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Samarcanda, crocevia di culture

Situata al centro delle principali rotte commerciali asiatiche, nel corso della sua storia lunga circa 2 700 anni fu parte dell’impero persiano, successivamente fu sotto influenza araba, poi timuride, uzbeka e, in epoche più moderne, fu dapprima sotto l’impero russo e infine parte dell’Unione Sovietica fino al 1991.  Questa mattina abbiamo visitato per bene il complesso del Registan, che avevamo visto ieri sera. Davvero impressionante questo capolavoro di architettura islamica risalente al XV secolo.  Seguono le foto del sito Shah-I-Zinda, uno spettacolare “viale di mausolei” ornati con alcune delle più belle opere del mondo musulmano.  Oggi pomeriggio ci concediamo una pausa all’ombra del patio del nostro simpatico B&B, domani ci dirigeremo verso Dušanbe, Tagikistan. Per i prossimi 9 giorni andremo avanti fino al confine cinese, dove siamo aspettati il 27 luglio.  Attraverseremo nel frattempo la bellissima regione del Pamir dove, coi suoi 4600 metri, farà senz’altro più fresco.

Tajikistan, Kirghizistan e Finalmente in Cina

Da qualche giorno non è stato possibile aggiornarvi perché abbiamo attraversato il bellissimo Pamir, regione assai isolata, con diversi villaggi presso i quali abbiamo pernottato completamente privi di elettricità, e di conseguenza tagliati fuori da qualsiasi forma di comunicazione digitale. Abbiamo pernottato presso delle guest houses, in pratica a casa della gente che mette a disposizione la propria abitazione per qualche dollaro, offrendo cena e colazione. I servizi sono davvero ridotti al minimo, ma molto puliti e la gente davvero accogliente.  Dopo il Pamir e il suo passo a 4600 metri, siamo passati in Kirghizistan, a Sari-Tash, paesello sperduto in mezzo alla steppa, abitata solo da pascoli e greggi, a 3200 metri.  Anche qui abbiamo pernottato in una piccola struttura adibita a “albergo” durante la stagione estiva. S’incontrano tanti ciclisti di ogni provenienza europea, venuta ad attraversare il Pamir a pedali. Dei veri eroi, tenuto conto della fatica bestiale alla quale vanno incontro, dovendo salire e scendere sterrati assai impegnativi in moto, figurarsi in bicicletta. Carichi, e a quelle altitudini. A Sari-Tash abbiamo dovuto trascorrere una giornata e mezza, aspettando il 27 luglio per poter entrare in Cina.  Oggi siamo finalmente in Cina, esattamente a metà strada. Abbiamo percorso 8850 km dalla partenza. Domani staremo a Kashgar per immatricolare le moto e convertire la nostra patente in patente cinese…. Qui non si scherza con la burocrazia…. 

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Xinyang e Tibet

Abbiamo lasciato la grande città di Kashgar e le sue migliaia di scooter elettrici e silenziosi che hanno sostituito le biciclette per percorrere 260 km in direzione di Yecheng, dove siamo arrivati per pranzo, percorrendo una strada decisamente soporifera e sabbiosa. Abbiamo dovuto trascorrere il pomeriggio in albergo aspettando l’autorizzazione della polizia per continuare verso il confine con il Tibet. Il problema sta negli orari…. Siamo all’estremo ovest della Cina, ma tutti gli uffici governativi, i trasporti e alberghi adottano l’ora di Pechino, cioè l’ora locale + 2 ore…. Risultato, una bella confusione e incomprensioni.

La guida ci ha detto che partiremo alle 7.30 ora Cinese… Le 5.30 locali… Abbiamo circa 500 km da percorrere con un primo passo a 5300 m, la media non sarà veloce e non ci sono molti villaggi dove fermarsi. Abbiamo fatto scorta di frutta, biscotti e acqua, ci è stato raccomandato di bere e mangiare molto, staremo per una decina di giorni oltre 4000 metri.

Dopo aver percorso 360 km, siamo stati fermati a un posto di blocco della polizia, uno dei tanti, che ci impedisce di proseguire fino alla nostra destinazione prevista, a 130 km da qui. Il motivo è che “per la nostra sicurezza è meglio restare qui fino a domattina”, sotto controllo insomma… L’indomani ci toccherà una seconda alzataccia all’alba per percorrere 130 km in più del previsto. Ma entreremo in Tibet, e i controlli s’intensificheranno. Promette bene…. Per ora comunque ci bastano i tre passi fatti, a 3200, 4.969 e 4090 metri. Quello di oltre 5000 è rimandato a domani, ma soffriamo di mal di testa cosi. Internet? Grazie all’hotspot della nostra guida tibetana! C’è sempre una soluzione…

Abbiamo, alla fine del mese, superato anche due traguardi simbolici: passato i 5000 m di altitudine, e superato i 10000 km dall’1 luglio. È stata una giornata particolarmente lunga, dodici ore e trenta di moto senza sosta, iniziata con l’apertura della barriera dei militari alle 8.45, anziché alle 8 (ora di Pechino ovviamente, le 6.45 nostre), e proseguita con il passaggio di ben 6 passi, di cui tre a oltre 5000 metri (5.380 quello più alto), con un temporale con grandine a 5000m, e la moto che non supera i 40 all’ora a 3000 giri….. Siamo arrivati a dir poco cotti in albergo, cena veloce perché era già tardi, e ora a letto, domani si prosegue con altri tre passi oltre i 5000 e la moto da segni di singhiozzo…. La giornata é tuttavia finita bene con l’arrivo sul lago Bangong, con il sole.

Dopo 385 km e tre passi a oltre 5000 m siamo arrivati nella stupenda Earth Forest di Zhada, una grandissima riserva naturale di conformazioni geologiche diverse, formatesi milioni di anni fa quando ancora era oceano. Domani ripercorreremo i cento chilometri in senso contrario per riprendere la strada principale e proseguire in direzione di Lhasa.

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Il Regno di Guge

Questa mattina abbiamo visitato, e scalato non senza uno sforzo eccezionale, il meraviglioso sito del Regno di Guge. Dal X secolo agli inizi del XVII secolo, Guge era un regno potente nel Tibet occidentale.  Con la sua civiltà, il regno giocò un ruolo importante nella storia tibetana nella promozione del Buddismo e resistenza all’invasione, particolarmente dal Regno del Laddakh con cui è stato coinvolto in una guerra fatale nel 1630.

A queste altitudini c’è una significativa mancanza di vegetazione, ecco perché i tibetani piantano alberi, con lo scopo di fermare la dispersione di sabbia da un lato e di portare un complemento di ossigeno dall’altra.

Mount Qomolangma

Abbiamo percorso 540 km da Ngari a Saga, tutto sull’altopiano tibetano tra i 4200 m e 5000 m. Giornata fredda e piovosa, pochi i momenti di tregua. Alla fine del pomeriggio ci è apparsa davanti una catena montuosa innevata, preludio alla tappa dell’indomani che dovrebbe portarci, tempo e pista permettendo, alle pendici dell’Everest. Le nostre moto sono state alleggerite di qualche borsone da quando, entrati in Cina, siamo scortati con un minivan. Ciò ci consente anche una guida meno faticosa, soprattutto a queste altitudini.

4 Agosto….  Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo percorso 350 km di cui 115 di sterrato, la seconda metà assai impegnativa con pantano, guadi e pietraie, ci si è messa pure la pioggia all’ultimo momento, ma alla fine, come per incanto, siamo stati ricompensati. Arrivati al Campo Base, le nuvole che hanno avvolto per tutto il giorno la Beautiful Giant Lady, Mount Qomolangma in tibetano, si sono dissolte, lasciando spazio alla maestosità del Monte Everest. E alla nostra emozione. Questa sera, oltre al tè, ci concediamo una meritata birra locale!

Everest sullo sfondo

Potala Palace

La sosta a Lhasa ci ha permesso di recuperare un po’, e soprattutto visitare il maestoso Potala Palace, costruzione iniziata al 7o secolo, residenza del Dalai Lama. Peccato per la pioggia battente. Abbiamo poi sistemato le moto per affrontare i prossimi 5000 km. Oggi proseguiamo il nostro itinerario che ci porterà nei prossimi giorni a est e poi a sud del Tibet, per poi uscirne ed entrare nello Yunnan.

Yunnan

Siamo da due giorni nello Yunnan, regione a sud-est del Tibet, decisamente più bassa e con temperature più estive.  Dopo una notte a Deqin, dove si trova la montagna sacra Meili, abbiamo proseguito per Shangri-La, dove la guida tibetana ci ha salutato. Abbiamo proseguito nel Parco Nazionale Baishuitai, 150 km di valli verdi e curve, tante curve, per arrivare alla Tiger Leaping Gorge.  A una profondità massima di circa 3.790 metri dal fiume a picco di montagna, Tiger Leaping Gorge è uno dei canyon col fiume più profondi e più spettacolari nel mondo. Gli abitanti della gola sono principalmente le popolazioni indigene Naxi, che vivono in una manciata di piccoli borghi. Il loro sostentamento primario proviene da produzione di grano e gli escursionisti, stranieri, così come cinesi.

Siamo poi passati da Lijiang, inserita nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO. 

La storia, l’architettura e la cultura di Lijiang differiscono notevolmente da quelle delle altre città cinesi, principalmente per la presenza della popolazione Naxi. Questa etnia, che parla una lingua della famiglia tibeto-birmana, ha conservato l’integrità della propria cultura.

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Panda Gigante

Ci siamo fermati al Centro di Ricerca e Allevamento del Panda Gigante di Chengdu, il più grande della Cina.  Qui si allevano cuccioli di Panda e se ne studiano le caratteristiche per preservarne la specie.  Il Panda Gigante infatti è assai pacioccone e pigro, sostanzialmente mangia e dorme, e si diverte coi suoi simili.  È talmente pigro che va assistito perfino nella riproduzione, e il tasso di mortalità nei primissimi mesi è molto alto. Da qui le numerose cure e precauzioni prese nei suoi confronti.  Rimane sicuramente l’animale che suscita più simpatia di tutti.

Panda gigante

Xi’an e l’esercito di terracotta

Dopo Chengdu e i suoi dieci milioni di abitanti, siamo arrivati, con temperature canicolari e umidità alle stelle, in un’altra città di provincia, di “soli”  sei milioni di abitanti circa…. Xi’an. Conosciuta come una delle più importanti città nella storia cinese, Xi’an è nella lista della quattro grandi capitali antiche della Cina perché fu capitale di ben 13 dinastie, incluse la Zhou, la Qin, la Han e la Tang. Xi’an è la fine più orientale della Via della Seta. La città ha più di 3.100 anni di storia.  Abbiamo visitato in mattinata l’esercito di terracotta, un insieme di statue collocato nel Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi’an.  Si tratta di un esercito simbolico, destinato a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang (260 a.C. – 210 a.C.) nell’Aldilà.

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L’antica Pingyao

Le cascate di Hukou le abbiamo viste solo sui cartelloni…. Le recenti piogge in montagna hanno fatto temere un innalzamento del livello dell’acqua e le autorità ci hanno chiuso l’accesso al sito poco prima che arrivassimo alla biglietteria. Risultato, mezza giornata di riposo….  Oggi siamo a Pingyao, 350 km più a nord, sempre più vicini a Pechino. Fondata 2800 anni fa, ma i principali edifici e la struttura risalgono fondamentalmente a oltre 600 anni fa, con le mura di cinta, strade, abitazioni, negozi e templi ben conservati, presentando la millenaria cultura tradizionale della nazionalità Han e costituendo un museo storico dell’arte architettonica delle dinastie Ming e Qing (1368-1911).  Pingyao è stata inserita nella lista del Patrimonio mondiale come antica cittadina meglio conservata della Cina.

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Le grotte di Yungang

Le grotte di Yungang sono antiche “grotte tempio” buddiste vicino la città di Datong, nella provincia di Shanxi. Esse sono eccellenti esempi di architettura rupestre e uno dei tre più famosi siti antichi di sculture buddista della Cina. Gli altri sono Longmen e Mogao.  Il sito si trova vicino alla città di Datong, dove ci troviamo, nella valle del fiume Shi Li alla base dei Monti Wuzhou Shan. Le statue sono uno straordinario esempio delle sculture in pietra cinese del V e VI secolo. Il sito comprende 252 grotte e 51000 statue, dalla più grande, circa 17 metri, alla più piccola che misura qualche cm. Patrimonio dell’UNESCO dal 2001, sono considerate un capolavoro dell’origine dell’arte rupestre buddista. Prossima destinazione prima di lasciare le moto al porto di Tianjin, la Grande Muraglia.

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E infine…. La Grande Muraglia!

Forse non sto realizzando pienamente ciò che abbiamo fatto….. Da 53 giorni siamo in sella alla moto, abbiamo percorso quasi 18000 km, oggi passeggio tranquillo sulla Grande Muraglia…… Domani mattina percorreremo in moto gli ultimi 215 km verso il porto di Tianjin, dove ci aspetta lo spedizioniere con il container, poi avremo un paio di giorni a disposizione a Pechino per concludere il nostro viaggio.  Cominciamo già a pensare a come sistemare il bagaglio, i pezzi di ricambio, il ritorno a casa.  Sarà tutto cosi veloce, rispetto alla cadenza che abbiamo da quasi due mesi.

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È fatta!

17.875KM, attraversando 8 paesi in 47 giorni effettivi di moto (388km la media generale), di cui circa 1000 su piste e sterrati, e 9000 in Cina attraversando 8 province. 16 passi oltre i 5000 metri, 1 giorno scarso di pioggia (cumulando i diversi acquazzoni), 2 gradi la temperatura minima subita (Darchen in Tibet), 46 gradi la massima (tangenziale di Teheran, nel traffico) 3000 lt. di benzina e 5 di olio complessivamente per le 3 moto, 14 ore per 950km la giornata più lunga, 12 ore per 350km per la più impegnativa...... Qualche dato snocciolato aspettando il treno per Pechino....

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Abbiamo concluso il nostro lungo viaggio questa mattina con la visita simbolica all'Ambasciata d'Italia a Pechino, dove, su invito dell'Ambasciatore Ettore Sequi assente per lavoro, siamo stati ricevuti dal Console Massimo Gaudiano per una simpatica chiacchierata. Ci aspettavamo una Pechino nel caos dello smog, ma oggi è immersa in un bellissimo cielo blu. Abbiamo visitato il Summer Palace, sede estiva del governo in epoca Qing. Ieri la giornata è stata dedicata a Piazza Tian Anmen e alla Città Proibita, e quattro passi nel quartiere Hutong.

Approfittiamo di quest'ultimo post per ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di effettuare questo bellissimo viaggio, che hanno contribuito con ottimo materiale (Grazie a GIVI - MTECH - Motoforniture CODENOTTI - Sellerie J-M BRIANT) e con utilissimi consigli di preparazione tecnica (Grazie GiBí!!). Grazie soprattutto alle nostre famiglie che si sono prese cura dei figli e a tutti i  messaggi di incoraggiamento! Questo viaggio ci ha fatto scoprire molto, nuovi paesi, nuova gente, nuove abitudini. Tanta gente ci ha fermato, ci ha fatto domande e tante foto, ci ha accolto e offerto da bere e da mangiare, anche solo per fare due chiacchiere e conoscenza. L'apertura verso il forestiero. La particolarità del viaggiare in moto non è solo lo sforzo fisco, ma soprattutto la facilità di contatto con la gente, sentire gli odori del paese che attraversi, l'avere un contatto diretto. 

Per tutto questo e tanto altro ancora, ON THE ROAD AGAIN.... FOREVER!

Armando CAIROLI (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Jgr57tPzOyA

Sito web: https://silkroadmotoraid2016.wordpress.com/

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