Tunisia 2010 - Paolo Lucidera

Autore: Paolo Lucidera alias LucidoGuru
Periodo: 27 febbraio 2010 - 6 marzo 2010
Partecipanti: Paolo Lucidera su Honda Transalp XL600V 1996 e tanti amici Lisstaioli

Quando scrivo di un viaggio, preferisco non farlo subito “a caldo” ma aspettare e dare modo alle emozioni di radicarsi ed al superfluo di “scivolare via” solo così riesco, o spero di riuscire, a trasmettere quanto un viaggio ti lascia, che siano emozioni o cicatrici, è comunque un momento intenso che nessun libro nessun o film ti può dare, è conoscenza è esperienza è “vita”.
Il racconto minuzioso l’avete già letto, io mi limito a raccontare i momenti per me più intensi.

Prologo

Un viaggio non inizia con la partenza, un viaggio inizia molto prima, con i preparativi la scelta della meta e le decisioni da prendere, i punti sulla cartina, è per questo che personalmente preferisco non affidarmi a tour operator ma viverlo intensamente da subito, in questo caso qualche piccola incomprensione mi ha privato quasi completamente di questa bellissima fase, ma d'altronde la meta era relativamente “difficile” come era difficile conciliare le esigenze di tutti e in questo senso le decisioni prese si sono rivelate indubbiamente azzeccate.

E’ da qualche anno che non viaggio in moto, l’ultimo fu in Libia nel 2005 e ne ho una voglia folle, però mi sento un po’ “arrugginito” e anche timoroso. E’ una meta che già conosco (2001 mi pare) feci un giro ben più impegnativo, ma proprio per questo so che la relativa vicinanza e facilità dei percorsi non devono dare troppa sicurezza. Questo lo so bene, amo il deserto ma anche la montagna, elementi da scoprire ma anche da temere, mai “dargli del tu”, eccedere con la sicurezza, ma sempre misurarsi con loro usando rispetto, solo così in cambio ti danno tanto, tantissimo.. un fascino irresistibile emozioni uniche che ti rimarranno dentro…. Sono la molla che fa superare tutti gli ostacoli, arrivare a un buon compromesso in famiglia (io Tunisia tu New York) e mi carica con la giusta dose di entusiasmo…… i giorni passano veloci e dopo un gelido trasferimento eccoci imbarcati sulla “Cartagena”.
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La Tunisia

Scesi dal traghetto l’immagine che appare non è tanto differente da alcune città portuali italiane, ma man mano passano i km che ci porteranno verso Sud il paesaggio cambia, l’orizzonte prima verde diventa marrone, marrone sempre più chiaro.

Il sud tunisino é una terra inospitale arida e secca anche in questa stagione dove persino il deserto partorisce qualche rara chiazza vegetale di un bel verde intenso. Ma quel che più colpisce e affascina sono i paesi: viaggi in sella immerso tra pietraie e dune per arrivare dopo ore a scorgere un piccolo paese nel nulla circondato dal nulla.. e ti chiedi… ma come vivono? di cosa vivono? Come può esserci gente qui? Eppure la vita con i suoi ritmi africani, lenti e cadenzati dal sole e dalle stagioni prosegue da millenni, probabilmente ancora con i medesimi ritmi poco contaminati dalla civiltà. Già la civiltà… In estremo contrasto con questa terra in questi posti dimenticati trovi persone gentili, solari e all’apparenza anche felici, alle quali sembra non manchi nulla di quel che vogliono e desiderano ed allora ti chiedi, la civiltà è un bene o un male? Indubbiamente dal nostro punto di vista, per noi che li non ci vivremmo mai è un bene, anche per loro potrebbe essere un bene, per chi ancora si spacca la schiena con lavori da noi ormai scomparsi o sostituiti da mezzi meccanici. Si, potrebbe essere un bene, almeno nella “giusta dose”. Ma quale é la giusta dose? Quella della nostra consumistica società? Non credo! noi non stiamo (o siamo già andati) troppo oltre? Desideriamo sempre quel che ci manca senza nemmeno riuscire a goderci quel che invece abbiamo. Guardo un vecchio che probabilmente tanto vecchio non è, dal viso scavato dal sole che passa sul dorso di un asino, alza la mano fa un cenno di saluto… si ora capisco… ora apprezzo la fortuna che ho.
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La cucina

L’aspetto culinario è una delle parti salienti di un viaggio, mi piace curiosare assaggiare aiutato dalla mia capacità di essere “onnivoro” (solo le chapulines messicane non sono riuscito a mangiare) d'altronde il gusto è o no uno dei sensi? E andrà ben soddisfatto anche quello! La cucina Tunisina è una cucina povera, semplice basata su quel poco che offre la terra: pecore e un po’ di verdura e spezie. Eppure sarà la materia prima genuina dei quali sapori ormai ci siamo dimenticati, o forse la maestria nel prepararla, ma i loro piatti rappresentano un aspetto indimenticabile del viaggio (ovviamente deve piacerti la carne di ovino), in tutto il viaggio già sulla nave abbiamo mangiato discretamente (ottimamente contando che sulle navi di solito si mangia da schifo) l’apoteosi è avvenuta al campo tendato dove realmente abbiamo gustato una cucina ed un servizio degni della guida Michelin (ok… forse esagero ma è per rendere l’idea..), con cuz-cuz ottimo e altri piatti tradizionali cucinati con maestria, sapori intensi stemperati da contorni poco sapidi, peperoncino e spezie dal profumo unico, che rimane impresso nelle narici ed ogni volta che lo sentiremo in qualche vicolo delle nostre multietniche città non potrà che ricordarci questo viaggio.

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La sabbia

Mi piace guidare sulla sabbia, anche se la mia prima esperienza fu massacrante, ero l’unico con una moto da 200Kg e dovetti imparare velocemente per non rimanere sempre ultimo (ovvero rischiare di perdermi!!) , quest’anno non vedevo l’ora di tornarci col mio Transalp, ma non immaginavo che sorprese mi riservasse.

Ma cosa serve per andare sulla sabbia (se non hai una moto da meno di 150Kg)? Un buon mix di Tecnica, coraggio, forza fisica. Sono queste le tre componenti. La tecnica ti serve per muoverti su un fondo instabile e non è immediata da acquisire: devi guidare sempre in piedi rinunciare a prendere una direzione precisa ma assecondare col peso gli spostamenti della moto correggendoli “a tuo vantaggio” mai deviazioni brusche, mai frenare ma solo “accompagnare” dolcemente la moto tenendo il motore sempre in tiro. Il coraggio serve per riuscire a tenere aperto, a sbattersene se la moto non va dove vorresti e superare qualche duna senza piantarti a 30cm dalla cima perché hai esitato… la forza fisica… per avere la certezza di uscirne anche senza aiuto, la sicurezza di farcela, di non trovarti in affanno alla prima insabbiata. Anche se dopo che hai disinsabbiato due volte una Transalp capisci al volo che è indispensabile affinare la tecnica per evitare il più possibile di insabbiarsi.

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Con una moto come la nostra non puoi e non devi sbagliare, non ti perdona nulla al minimo errore incertezza o indecisione o ti cappotti o ti insabbi e sparisci tra due dune, prendi una moto con 50Kg di meno e ti accordi che dove ti piantavi galleggia dove ti cappotti vai via liscio…... quasi non c’è divertimento….. (masochisticamente parlando)
Quindi non pensiate che col Transalp puoi partire e fare chilometri di dune a casaccio, a meno che tu di cognome non faccia “Despres”, le dune Tunisine (e dopo aver visto la Libia confermo e sottoscrivo) sono tra le più insidiose, sono basse e fitte, non riesci a “girarci intorno” e allo stesso tempo non puoi scavalcarle continuamente perché dietro non sai mai che ti aspetta e non ne conosci la consistenza che in questa stagione varia da metro a metro, devi cercare una pista o quantomeno mediare, cercare i passaggi migliori avere “fiuto” e soprattutto non sbagliare mai.
Con questi presupposti e con la responsabilità di essere l’unico ad avere un po’ di esperienza, visto che Bibo e Gegé stanno scortando in ospedale Franz, arriviamo all’oasi di Ksar Gillane e decidiamo di arrivare al fortino su una pista tracciata tra le dune, le dune di cui prima… basse fitte che non ti lasciano respiro….. ma almeno li non rischi di sbagliare strada ed è un grande vantaggio….. il poter guardare avanti senza dover cercare la strada. Ma qualcosa non va…. Facciamo apprendistato sulle prime dunette e non capisco… sono bastardissime…. Molli appena il gas e sprofondi di ½ metro… che cavolo… non le ricordavo così… sono diventato così impedito? Eppure in questi anni di esperienza ne ho fatta…. La moto è messa molto meglio… penso e ripenso… mi vedo davanti agli occhi una foto (che c’è nel mio primo report) dove zonzo tranquillo su quelle dune, si proprio quelle…. é li che mi riecheggiano le parole di Pipin incontrato all’oasi poco prima “mai trovata una sabbia così bastarda”… temperature altissime per la stagione più umidità notturna pari a zero uguale sabbia come borotalco….
Col cuore a 1000 ecco le prime dune, dopo due un sospiro di sollievo… si va decisamente bene, un mix dei tre requisiti ed è bellissimo.

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Vado torno, spingo sollevo, sgaso, sgommo, spalo, risollevo disinsabbio… è un piacere e un divertimento…. senza insabbiarmi mai… arriviamo al fortino… ed esattamente come dieci anni fa imbocco la via di accesso più impervia … me ne accorgo subito, mentalmente impreco, ma tornare non si può così stavolta non mollo… tengo il motore a 7000 giri… e arrivo fino in cima… quando si parla di “fiuto”… è evidente che io ne sono completamente privo. Guardo i ragazzi sono abbastanza provati, come battesimo è davvero hard non c’è che dire, ma sono sicuro che quei 6 Km se li ricorderanno per tutta la vita e quante volte gli verrà voglia di riprovarci di tornare a sfidare la sabbia Tunisina. Il ritorno è più agevole grazie alla confidenza presa e si conclude col classico bagno ristoratore nella pozza dell’oasi ormai putrida. E’ il completamento di una giornata intensa ricca di emozioni purtroppo non tutte positive visto il precoce infortunio di Franz.
Il giorno dopo nel sollevare la moto di Hammer mi faccio uno strappetto alla schiena e delle tre virtù mi viene a mancare la terza completamente e parzialmente anche la seconda (quando non sei in forma e guidi “imbalsamato” è difficile ti venga voglia di rischiare), sarà un disastro… mi insabbierò parecchie volte con una bella capottata immortalata da Gegé….. CVD (come volevasi dimostrare) direbbe un matematico.

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I bambini

I bambini sono uguali in tutto il mondo. Potrebbe iniziare e finire così questo capitolo magari con un auspicio che possano essere rispettati allo stesso modo cosa che sappiamo non è.

Lo so qualcuno dirà “che palle sempre a parlare di bambini” è vero mi rendo conto come il tema sia ripetitivo, ma quando hai figli piccoli non riesci mai a staccarti del tutto da loro e quando vedi altri bambini ti sembrano i tuoi, quelli che vedi alla 4 di pomeriggio uscire dalle numerose scuole (il tasso di natalità in Nord africa è molto elevato), le bambine chiacchierano in piccoli gruppetti con i loro abbigliamento pulito e sgargiante, il passo scanzonato e imprevedibile, le cartelle colorate e i capelli con le trecce: potrebbero essere le mie figlie, persino l’orario di uscita quadra, come pure l’abbigliamento e le treccine, tutto… solo la pelle è leggermente più scura, ma non per questo potrei amarle come fossero le mie. I bambini che ci incitano a impennare urlando “Cross” “Cavré” (credo sia l’impennata dalla capra… credo…), ed al rombo delle nostre moto si precipitano in strada, a volte con troppa irruenza, rare volte con gesti maleducati insegnati a loro da qualcuno sicuramente più grande o quale invito alla sfida… una sfida che loro dovranno vincere, loro che vivono in un paese in bilico tra l’integralismo più bieco e la globalizzazione delle multinazionali che non lascia spazio all’individuo e alle sue tradizioni… mentre li guardo penso alla bellissima canzone di Bennato: “nascerà….” Sono loro il futuro di questo travagliato continente poverissimo ma ricco di cultura e di materie svendute a pochi dollari, sono loro le braccia ma soprattutto le menti che dovranno dare un identità a questo paese, mi auguro che i loro insegnanti si rendano conto della responsabilità che hanno e i loro governati tengano sempre ben presente che solo combattendo l’ignoranza si può vincere questa guerra.

Troveremo tra 20 anni una Tunisia meno povera ma ancora così ospitale ricca di tradizioni? Io credo di si.

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Il branco

Se tutto va bene un gruppo non è messo alla prova, lo so: tutti sperano di non essere mai messi alla prova e che tutto vada alla perfezione, ma in viaggi così l’imprevisto ci sta, soprattutto quando si è così in tanti, ed allora al primo problema ecco che o emergono attriti e litigi o emerge solo la solidarietà e l’aiuto reciproco. Il buon spirito Lissta non mente… ci siamo (quasi) sempre aspettati, spesso io chiudevo il gruppo coadiuvato dall’ottimo compagno Franco facilitato da una moto leggera (fetente!!! ) ad ogni piccolo inconveniente meccanico (dalla foratura alla caduta) si attivava “l’officina mobile” che Filippo ha gestito con maestria, e Marco il secondo dei due “nuovi” mai si è stancato di aiutarci a disinsabbiarci… Bibo e Gegé non hanno esitato ad accompagnare Franz…. Nessuno credo si sia mai sentito di peso o solo.. tutti hanno contribuito… eravamo partiti in gruppo e ogni cosa è stata fatta in gruppo. Sembra cosa banale ma in questi viaggi non é sempre così. 

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Epilogo

Siamo tutti sulla nave a cazzeggiare, la “Carthagena” la stessa nave dell’andata e su quelle stesse poltroncine solo 6 giorni fa affinavamo i nostri progetti. Ora ci annoiamo aspettando l’arrivo e l’inizio del solito tran-tran. Sei giorni sono pochi ma ci lasciamo alle spalle una bella avventura. Qualcuno guarda le foto sul PC di Filippo altri già pensano alla prossima meta (il pronto soccorso per il Lupa!), tutti abbiamo ancora addosso la sabbia, gli odori e le emozioni dell’ Africa.

Oggi smontando la ruota della moto dal forcellone è scesa una manciata di sabbia rossa…. Anche la moto fatica a staccarsi da quel fantastico continente e ne ha voluto portare un po’ con se.