Marocco 2010 - Gabriele Salvatelli

Autore: Gabriele Salvatelli alias Ateniens
Periodo: ottobre 2010
Partecipanti: Gabriele Salvatelli su Honda Transalp XL600V 1999 e Fulvio Lamantea su Honda Africa Twin XL750V

"Qui t'appelè?"

.... è la domanda più frequente rivolta agli indigeni locali, veramente fastidiosi ed invadenti nei loro modi di proporsi e di fare.

Alla fine, con il socio, abbiamo messo a punto una strategia anti/marocchino che forse può rivelarsi utile a chi in futuro avrà intenzione di farsi un giro da quelle parti, quindi:

1) indossare un bel paio di occhiali scuri (in modo tale che non notino ciò che stai osservando).
2) ignorare la loro presenza e le domande rivolte facendo finta di non capire (e per il calzolaio è stato un test di pazienza non indifferente)
3) parlare con i propri compagni di viaggio in dialetto (solo così non capiranno i vostri ragionamenti e quindi non avranno modo di interferire)
4) trattare tutto, spudoratamente e senza pietà, dimezzando (se non di più) il prezzo iniziale o/e raddoppiando (se non di più) la dose dell'oggetto da trattare.
5) e, proprio quando non ce la fate più ed avete i coglioni pieni un bel: '...Qui t'appellé?...' chiude definitivamente i discorsi facendo dileguare l'intruso.

Per il resto: un paese bellissimo sotto ogni punto di vista, sia paesaggistico, naturalistico, sia valutando il profilo della sicurezza generale,  economico, se ci si adatta e molto vario, interessante storicamente ma sopratutto, un parco giochi per noi bambinoni eccezionale, si spazia dalla sabbia alla roccia, agli infiniti spazi sodi, alle lunghissime piste di terra battuta, alle spiagge oceaniche, di tutto e di più....

L'unica cosa che mi/ci ha lasciati un pò perplessi è che di fronte a 'tanta grazia di Dio' (per gli amanti di off, hard o soft che sia) non abbiamo incontrato praticamente nessuno tranne che una decina di spagnoli Bibo-style, per il resto un mucchio di GSisti al porto con le moto linde e pinte, i più "fissati", gli italiani, tutti 'bmw-motorrad' dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi.

Ringraziamenti:

1) al socio, il Bradipo, che anche stavolta è uscito indenne da 3 settimane gomito a gomito con il calzolaio, che ha studiato il giro con tutta la sua proverbiale calma, cercando e riuscendoci, ad equilibrare cultura, paesaggi e divertimento. Fondamentalmente, anche se globalmente è peggiorato molto rispetto all'anno passato, non ho null'altro che da ringraziare. (se si muovesse a postare le foto, lo ringrazieremmo in tanti, penso)

2) a Bibo: che dire? E' stato sempre a nostra disposizione, ci ha consigliato tutto, dai luoghi da visitare, agli alberghi, le piste, i ristoranti, i garage,.....non ci sono parole: la sua esperienza e la sua disponibilità è stata esemplare e determinante per la realizzazione ed il buon fine del viaggio; GRAZIE ancora.

3) al buon Dio, che, come sempre, dove non siamo arrivati noi con la prudenza e la diligenza, è intervenuto Lui facendoci tornare a casa integri e con il sorriso fino agli orecchi.

DIARIO: (un pò lungo.....ma 21 giorni sono tanti)

25/09

Inizia l'avventura: ore 06.20 si parte puntando le forcelle a nord, registro acqua, tanta, che mi accompagna quasi perennemente fino a Vigevano, dove, dopo i saluti di rito con il socio, alias “Bradipo”, tracanniamo una pizza al volo e ci dirigiamo in quel di Genova dove ci aspetta per un saluto fugace Marco “lupo” e la sua famiglia. Ci imbarchiamo regolarmente dopo aver fatto spesuccie alla coop adiacente il porto; la scelta s'è rivelata giusta e la consigliamo a tutti
coloro che si apprestano ad affrontare un viaggio in mare in quanto i costi sulle navi sono davvero assurdi.
I due giorni di navigazione trascorrono all'insegna del relax e del riposo, il mare calmo ci accompagna e dopo uno scalo tecnico a Barcellona, arriviamo il 27/9 a Tangeri; annoto che attraversare lo stretto di Gibilterra

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è stato molto emozionante. Dopo aver disbrigato le pratiche doganali non esattamente rapide (tempo impiegato: due ore nonostante i visti della polizia fossero stati effettuati a bordo, veramente scandaloso!), ci dirigiamo alla volta di una caratteristica cittadina denominata Chefchauen, prima tappa programmata dal socio sempre più “bradipo” (mannaggia a me e a quando mi sono raccomandato di rispettare i limiti perché la polizia è intransigente, va sempre
più piano!!!!). Individuiamo un alberghino molto carino, tutto pinto col lilla e da un arredamento misto tra gusto arabo e spagnolo.
Ceniamo in una specie di paninoteca con delle baguette ripiene di pollo al curry e verdure varie, facciamo 2 passi fino alla vicina e molto bella piazza e ci gustiamo il primo di una lunga serie di thè alla menta, finalmente. Di corsa a nanna, domani si inizia a fare sul serio.

28/09

Lasciamo Chefchauen alla volta di Fes. Troppo semplice seguire la strada convenzionale ed optiamo per i monti. I paesaggi non è che mi entusiasmino un gran che, la strada è stretta, tortuosa e trafficata anche da mezzi pesanti non troppo rispettosi del codice stradale.
Mangiamo in una frazione del montone alla griglia e, tra i numerosissimi venditori di fumo e strade sconnesse, arriviamo del primo pomeriggio a Fes dove veniamo subito “assaliti” dagli indigeni locali; riusciamo a trovare la mera pensioncina segnalataci dall'omino piccolo e nero, è veramente scarna (lui la definì “sgrausa”) ma pulita; raccomandiamo i guardiani che pattugliano la “gendarmerie royale” di sparare a vista su chiunque si avvicini alle moto e, dopo
una doccia al volo mangiamo un'eccellente tagine di pollo con prugne e mandorle in una terrazzo di un ristorante adiacente la medina, scelta consigliata a chi vuole evitare le insistenze dei venditori che però, a dire il vero, ci aspettavamo più assillanti.

29/09

Approfittiamo della disponibilità del titolare della pensione Campini a lasciar libera la stanza quando vogliamo e prenotiamo una guida per la medina di Fes. Il giro è abbastanza veloce, causa poco tempo a disposizione e visitiamo in sequenza le 2 concerie storiche della città dove ancora oggi conciano tutto a mano con procedimenti naturali, a seguire una scuola coranica, una farmacia berbera, la zona artigianale ed il mercato onnipresente delle spezie. Rientriamo in fretta e furia, agganciamo le valigie alle moto e partiamo in direzione di Ifrane: splendida e curatissima località, curatissima nei suoi giardini fioriti e la pulizia impeccabile delle sue vie; non penso di esagerare nel definirla “la svizzera del Marocco”, a seguire la vicina Azrou circondata da una foresta di cedri secolare e poi ancora Timahdite, tutte località montuose, neanche sembra di stare in Marocco ....
Si prosegue per Midelt dove ci vengono segnalati personaggi tipici per la loro invadenza, li evitiamo accuratamente  dirigendoci verso un albergo fuori città: carino, ma il prezzo un po' elevato ci fa desistere e passiamo oltre, puntando per Ar-Rachidia. I paesaggi iniziano a cambiare aspetto e la vegetazione lascia spazio alle rocce rossastre che a punti sono veramente suggestive lasciando intravvedere dall'alto, pianure sconfinate. Lo spettacolo si amplifica quando si arriva alle gole del Ziz 

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che spesso ci fanno rischiare qualche clamoroso “dritto” perché ci guardiamo troppo intorno; il socio rischia anche di venir “ciancicati” da qualche camion o tassinaro rigorosamente su 240 d Mercedes di annata, poiché, ad ogni impulso che ha nello scattare una foto, si ferma ovunque si trova, senza considerare se è a ridosso di una curva od accertarsi che dietro non sopraggiunga qualcuno.... (e pensare che oltre l'asfalto, ci sono sempre un metro e mezzo se non due di strada brecciata...). Comunque, arriviamo ad Ar-racidia, troviamo un confortevole albergo con tanto di piscina, camere finalmente separate (….e per la Mado**a, sembra di dormire in un “locale compressori” (quelli a pistoni di una volta però, non quelli a vite di ultima generazione) da quanto russa forte il socio!!!...), pensiamo di meritarcelo considerando la lunga
galoppata che abbiamo fatto. 

30/09

Si riparte per Erfoud, ma un festival (non si è mai capito di “che”) ci impedisce di trovar posto; forzatamente proseguiamo fino a Rissani,
rimediamo un albergo fatiscente, senza neanche gli asciugamani; d'altra parte per 10 € non è che poi si possa pretendere molto.
Lasciamo giù al volo le valigie e ci dirigiamo a Merzouga. Le dune sono molto alte
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e proviamo a saggiare la sabbia adiacente al piazzale; non ci va di fare palestra come l'anno scorso in Tunisia, per cui, una volta accertato che “purtroppamente la sabbia non fa per me”, fatte le foto di rito ce ne torniamo in albergo praticamente quasi tutta in fuori strada sugli enormi spazi aperti e sodi che costeggiano la strada, tenendoci alla larga da essa in quanto gli indigeni locali hanno il pessimo vizio di gettare dal finestrino dell'auto le bottiglie di birra vuote. Albergo fatiscente, ma capace di offrire un tagine eccellente.

01/10

Avevamo in programma di andare a giocare un po' negli spazi immensi a ridosso di Merzouga in quanto le enormi derapate del giorno precedente m'erano piaciute troppo.... Purtroppo il tizio dell'albergo a Rissani ci chiede di saldare la colazione che inizialmente era concordata nel prezzo. Non discutiamo, ma prima che ci richieda di nuovo i soldi della stanza perché magari rientriamo un po' tardi dal parco giochi, carichiamo le moto e scappiamo via dal “predone del deserto”; puntiamo in direzione di Ainif, tagliando in direzione Thinehir attraversando i monti

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La città non ci inspira più di tanto e decidiamo di tirarediritto dove a Boumaine troviamo un buon alloggio. Ne approfittiamo al volo e dopo aver messo giù i bagagli andiamo a cercare una pista segnalataci dall'omino nero. Ampi spazi e uno sterrato sodo, non troppo affollato di sassi ci divertono molto, ma non lo percorriamo fino in fondo, torniamo indietro e dopo una doccia degna di nome, finalmente, facciamo cena e successivamente 2 passi nelle vie del paesino per telefonare ai cari e sorseggiare l'oramai consueto thè alla menta.

02/10

Con tutta calma, dopo aver fatto colazione, decidiamo di andare ad ammirare le bellezze locali, quindi, optando per l'adventure, decidiamo di spararci in sequenza le Gorge du Dudes

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e le Gorges Todgha. Il giro in programma prevede la percorrenza di una pista montuosa di congiungimento; purtroppo non ci sono indicazioni ed andando un po' a naso non la individuiamo e tiriamo dritto.... , i luoghi sono incantevoli e pian piano iniziamo a salire sui monti su una strada impervia, gli spazi diventano infiniti, al contrario della strada che diventa sempre più mulattiera e non si intravvede null'altro che irti prati e pietraie. Attraversiamo un piccolo
villaggio di case semplici costruite di terra e paglia (ma la parabola satellitare è quasi ovunque), tiriamo oltre e, tribolando non poco, arriviamo in un altro villaggio; guardo il conta km e vedo che ho già percorso 120 km.... “e mò che faccio? Qui non si sa dove siamo e sopratutto dove si va a finire.... di benzina neanche l'ombra, tutti vanno in giro con il somaro, chi vuoi che ce l'abbia?.... che faccio?
Prima di arrivare al “punto di non ritorno” sarebbe saggio tornare indietro...” Mentre stavamo riflettendo sul da farsi, passa una carovana francese, e, esposto il dilemma, il capo carovana altro non fa che tirar fuori una tanica di benzina e mi fa il pieno fino ll'orlo. Ringrazio in maniera adeguata, ciò ci permetterà di continuare con tutta serenità il nostro viaggio. Torniamo a salire ed a continuare ad ammirare l'immensità dei monti che a volte ricordano vagamente i paesaggi afgani trasmessi dalle TV, fino ad arrivare a quota 2800, con strapiombi laterali che ci accompagnano. Faticando, non poco, accompagnati dal panico perché non sapevamo dove, quando e se saremmo mai sbucati in qualche parte del mondo, arriviamo in un minuscolo villaggio chiamato Msemir dove riprendiamo l'asfalto fino a Tinheir attraversando le Gorges Todgha
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per poi tornare stremati fino all'albergo dove un buon tagine ci aspetta per cena.

03/10

Optiamo per il relax. Il ragazzo dell'albergo ci indica una pista, proviamo a farla, ma il Bradipo, visti i primi 5 metri irti e scogliosi, da subito forfait e decidiamo di passare a qualcosa di più tranquillo. Sull'altopiano circostante si intravedono numerose tracce, ne prendiamo una a caso (a caso mica tanto: poco ci mancava che il Bradipo misurasse con la livella l'inclinazione della strada prima di decidersi) ed andiamo all' 'avventura'.... Quelle tracce, altro non
sono che le strade che percorrono i pastori per ritornare alle loro  capanne e mentre scorrazzo a destra e a manca divertendomi ad inderapare il più possibile, con la coda dell'occhio, non posso non notare il Bradipo in piedi sulle pedane a 11 max 18 km/h con un sorriso tipico di chi sogna Dakar. Mangiamo 8 spiedoni al volo per la modica cifra di 60 dirham (= 6 € scarsi) e torniamo in albergo zuppi fradici per colpa di un temporale improvviso che ha messo fine ai
nostri giochi.

04/10

Lasciamo Boumaine per trasferirci ad Ourzazate, famosa per essere una località cinematografica di tutto rispetto e, dopo aver trovato alloggio in un albergo, ottimo, segnalatoci dal solito amichino, ci dirigiamo a visitare il borgo di Ail Benhaddou
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dove dicono siano state girate pellicole del calibro di 'Gesù di Nazareth' ed 'il gladiatore', e qui ne succedono delle belle. All'ingresso ci viene chiesto di  pagare 10 dirham, paghiamo senza batter ciglio ed automaticamente si alza un ragazzone che ci invita a seguirlo. Visitiamo un'abitazione berbera, facciamo un po' il giro fino in cima al paese, nel frattempo i vari commercianti cercano di attaccar bottone per tentare di fare affari, ammiriamo il panorama da qualche angolazione diversa e così via. Al momento di uscire il ragazzone reclama la mancia; io faccio orecchie da mercante e tento a tirar dritto, il socio inizia a tirar fuori dei soldi.... Lo avverto che non avrà rimborso da parte mia e,
nonostante le insistenze del ragazzone elargisce altri dirham fino ad arrivare a 60.... Il ragazzone ha ancora da ribadire, specialmente nei confronti di chi non aveva elargito, cioè io. Torno indietro e gli dico:
Calzolaio: “....che vuoi?...”
Marocchino: “...voglio altri soldi...”
C: “...sono pure troppi quelli che ti hai avuto...”
M: “...no, sono pochi, io vi ho fatto da guida...”
C: “...ah si? Guarda, te lo dico in francese così capisci meglio: QUI
T'APPELE'...????...”
Il ragazzone rimane sorpreso e dopo esserci amorevolmente 'fanculizzati' a vicenda ce ne torniamo, stanchi ed accaldati in albergo. Qui troviamo ad attenderci due personaggi inglesi, uno in particolare è letteralmente “fulminato” basta solo pensare che a 64 anni è assetato di piste da percorrere con la sua fida lc4 adv, a seguirlo c'è suo cognato di età non troppo lontana con una moto identica; ci ritroviamo a cena così a formare un tavolo tutto composto da “ex wife”.

05/10

Decidiamo di fare un salto a Zagora, vi si giunge attraversando una piccola catena montuosa, all'inizio sporchissima, immondizia sparsa a perdita d'occhio, poi il manto stradale inizia a farsi molto interessante, con traiettorie prevedibili e scenari incredibili, il grip a volontà invita ad una guida racing, ma l'assenza di guard rail e precipizi a portata di mano invitano alla calma, calma che presto si accompagna alla prudenza a causa dei mezzi pesanti che purtroppo sono
presenti in misura rilevante. Una volta scavalcata la catena montuosa, appare pian piano ai nostri occhi la valle del Draa, con i suoi villaggi a ridosso del fiume ed i suoi palmeti che diventano maestosi fino alle porte di Zagora. Attraversiamo la città che in verità sembra non abbia molto da offrire e, stufi dell'asfalto cerchiamo di trovare un po' di svago negli immancabili sterrati adiacenti la strada principale, fatto sta che dopo un po' mi fermo e non vedo più il socio che inizialmente stentava ad entrare nel parco giochi.... Pensando che avesse tirato dritto, riprendo il nastro d'asfalto e proseguo fino alla vicina Tamegroute l'attraverso schivando i numerosi arraffa/clienti per i vari ristoranti che ti si buttano letteralmente addosso fino ad arrivare alle prime dune sabbiose...... Eh, ragazzi, c'è poco da scherzare, queste sono le porte del Sahara....

L'emozione cresce, ma la preoccupazione di non sapere che fine abbia fatto il socio non mi fa soffermare più di tanto e, conscio che le sue possibilità non lo avrebbero spinto oltre quel punto, me ne torno indietro; lo ritroverò praticamente dove lo avevo lasciato, in piedi sulle pedane a 28 km/h che sogna Dakar, mi confesserà successivamente che era andato dietro la collina, motivo per cui non l'avevo più visto. Pranziamo con il solito montone alla brace, sotto l'ombra di un telo riparandoci da un sole cocente che fa innalzare la temperatura fino a 47° segnalati da un termometro/totem
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di fronte a noi. Torniamo a Ouzazate, con calma, molta calma..., la proverbiale calma del Bradipo.

06/10

Dopo aver salutato i 2 inglesi 'fulminati' a caccia di piste, puntiamo diretti ad Agadir. La trasferta è abbastanza lunga ed ad affaticarla maggiormente sono le ultime montagne che ci separano dalla costa atlantica. La città è abbastanza grande e turistica, ci sono diverse possibilità di collocazione ma a prezzi sensibilmente diversi a quanto  eravamo abituati; ci stavamo quasi rassegnando all'idea quando all'improvviso ci vediamo applicare uno sconto del 40% sul listino
perché fuori stagione, anche stavolta è andata bene!! Finalmente, dopo giorni e giorni di tagine e couz-couz incappiamo in una paninoteca e in men che non si dica ci scofaniamo un bel piatto di carne europe-style; a seguire immancabile thè alla menta e tutti a nanna. 

07/10

Decidiamo di fare un giro sino a Sidi Ifni; trasferta abbastanza lunga e noiosa fino a quando non si inizia a costeggiare l'oceano. Da queste parti la costa è rocciosa e le imponenti masse d'acqua che vi si infrangono contro si notano bene a km di distanza. Ci fermiamo qualche minuto alla spiaggia di Legzira, veramente bella e selvaggia con le sue caratteristiche scogliere rossastre che sprofondano nell'oceano,
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veramente un'imponente opera d'arte di madre natura. La nostra meta non è molto lontana, una decina di chilometri circa; qui decidiamo di pranzare sulla piazza che da direttamente sul mare e dopo un po' riprendiamo la via per Agadir.

08/10 

Avventura nell'avventura. Mentre aggancio le valigie, mi accorgo che le stesse ballano più del dovuto, rapida ispezione generale ed ecco svelato l'arcano: gli attacchi del telaietto sono spezzati all'altezza delle maniglie passeggero. Il portiere dell'albergo ci indica un fabbro, anche se in realtà ce ne sono moltissimi da queste parti. 
Esposto il problema, mi faccio prestare gli arnesi necessari per lo smontaggio degli stessi e rapidamente li tiro già, talmente  rapidamente che il meccanico adiacente il fabbro, mi chiede se sono meccanico: “...no monsieur, je suis cordonnier...” Dopo un'oretta circa siamo in grado di ripartire e nel primo pomeriggio arriviamo ad Essauira, dove alloggiamo in un albergo a ridosso della spiaggia frequentatissima da young people ad esibirsi con i surf e kite-surf.
Anche stavolta c'è andata bene: la proprietaria della struttura, vistoci un po' titubanti durante la contrattazione e decisi di fare un giro per vedere se c'è qualcosa di meglio, manda un suo garzone a richiamarci mentre stavamo risalendo in sella dicendo che ci avrebbe applicato uno sconto extra; accettiamo. La sera stessa, all'interno della medina, contatto un sarto che fa la magia e mi ripara la cerniera della giacca che nel frattempo s'era rotta (però stì balordi
della Dainese, con quello che costano i loro capi, potrebbero anche spendere 500 lire in più per una cerniera seria!!!). Stranamente nella  medina non abbiamo rotture di coglioni tipiche dei commercianti arabi, tant'è che addirittura ci ceniamo e ci concediamo anche il lusso di gustarci un thè alla menta in un bar tipico.

09/10

Ci concediamo un altro giorno di relax ripartendo il tempo tra spiaggia e medina malgrado il tempo non sia per nulla dalla nostra parte.

10/10

Ci rassegniamo ed infiliamo l'antipioggia puntando su Marrakech e con un po' di fortuna troviamo subito l'albergo segnalatoci dal solito 'michino'...., ce ne ha parlato bene, peccato che le stanze sono a misura sua e non nostra, ma ci adattiamo volentieri, specialmente con il bagno, rialzato di circa mezzo metro rispetto alla stanza, tant'è che sembra di andare a pisciare dentro l'armadio. Ci troviamo a ridosso della piazza centrale e, subito dopo una doccia ristoratrice
ci fiondiamo nella bolgia della famosa piazza, dove non mancano qualche centinaio di negozietti di tutti i generi gestiti da commercianti molto invadenti ed insistenti, ristoratori compresi, qualche incantatore di uomini (poiché i cobra ed i crotali non sono così nervosi come dovrebbero), l'immancabile tizio con la scimmietta, qualche artista di strada, il solito ubriaco abbandonato a se stesso e steso per terra, mendicanti, accattoni e chi più ne ha, più ne metta.
La sera poi viene il bello: in un battibaleno, una parte della piazza viene occupata da ristoratori con cucine ambulanti che preparano ogni ben di dio a prezzi stracciati: carni alla brace, pesce fritto, zuppe, frittate, teste di capra, thè alla menta spuntano ovunque
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ed il popolo della notte ha l'opportunità di sfamarsi fino all'alba. Siamo stanchi, e dopo un doppio giro di thè alla menta, ce ne andiamo a nanna.

11/10

Impossibile resistere all'attrazione dei negozietti e del souk:  decidiamo di acquistare qui i souvenir per le persone care e, il calzolaio che è in me, mette il coltello tra i denti e si prepara ad affrontare il commerciante marocchino. Oh, tutto sommato ci è andata bene, è stata dura però ;-)

12/10

Il meteo non è dei migliori, e, nonostante tutto, facciamo 'arachiri' e risaliamo riattraversando i monti visti qualche giorno fa. Freddo, tanto freddo, pioggia e nebbia, ci accompagnano fino a Meknes, stremati, dopo una frugale cena andiamo a riposare.

13/10

Ancora Meknes, decidiamo di rimanere riposando e cazzeggiando a destra e a manca; cittadina tranquilla, europeggiante, niente 'molestamenti' (quasi una rarità in questa terra), ne approfittiamo per fare un salto alle rovine romane di Volubilis. 

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14/10

Tappa di trasferimento e ci dirigiamo a Asillah, tranquilla cittadina dalle origini indubbiamente spagnole, penso fortemente gettonata dal turismo di massa, molto curata nei suoi viali e giardinetti, piuttosto invasiva da parte dei ristoratori che, per accaparrarsi un cliente, sono disposti a tutto: La sera vi arriva del pesce freschissimo, i ristorantini emanano un profumo difficilmente irresistibile; purtroppo non siamo in grado di assaporare le bontà culinarie in quanto un abbondante pranzo di a base di carne alla brace consumato nelle prime ore del pomeriggio ci ha attoppato per bene facendoci ricorrere ad abbondanti dosi di thè alla menta per favorirne la digestione.

15/10

Con tristezza, iniziamo a preparare la 'valigia per la nave'....
Saldiamo il conto alla casa/vacanze e puntiamo alla vicina Tangeri mentre in lontananza l'oceano sembra volerci salutare con le sue lunghe e dolci onde schiumose.
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Facciamo provviste, le più essenziali (i prezzi sulla nave sono paragonabili ad una rapina;
un esempio? Un trancio di pizza € 5) qualche biscotto, panini, acqua.... A ridosso del porto, dopo aver fatto un preziosissimo pieno, il socio se ne va a caccia dell'ultimo souvenir mentre mi lascia il compito di allontanare curiosi e male intenzionati che si avvicinano un po' troppo alle moto cariche. Mangiamo un panino e gustiamo l'ultimo thè alla menta, scacciando l'ennesimo mendicante di turno con un “allez a travailler!
Il fout travailler pour manger, dans totut le monde: tu pourquoi ne travaille pas?” e l'omino con il giubbino catarifrangente(le guardien)  che reclamava soldi perché ha guardato le moto (cazzata perché noi eravamo a 4 forse 5 passi di distanza) con l'ultimo “Qui t'appellè?” varchiamo i cancelli del porto. Fulvio sbriga le pratiche doganali, mentre io pavoneggio con la fida ta infangata e lercia di fianco alla consueta sfilza di GSisti italiani, tutti belli, precisi tirati,
impeccabili nelle loro tutte ufficiali “bmw motorrad” e le moto tirate a lucido senza un filo di polvere mormorando: “....mi dovrò decidere a comprare un Gs: mica si attacca il fango e lo sporco lì....”. Salpiamo con 5 ore di ritardo, purtroppo.....

16/10

Noiosa giornata di nave; ammazziamo il tempo dormendo a più non posso.

17/10

Idem come sopra, teoricamente saremmo dovuti sbarcare verso le ore 20.00, ma il ritardo vergognoso della partenza ci fa sbarcare all' 1,40 della notte. Sapevamo già che una perturbazione polare ci attendeva al nostro arrivo....va bhè, mi consolo sghignazzando con un sorriso beffardo al destino avverso sapendo che, dopo questa ultima ed estenuante prova, troverò chi attende il mio ritorno a braccia aperte e gli occhi raggianti....