Viaggi e altri viaggi
(di Antonio Tabucchi)
Che la meta sia la strada, a pensarci bene, è un luogo comune, una di quelle locuzioni da motociclista che a furia di ripeterle si vuotano di significato. Andare è bello ed è importante, ma lo è anche fermarsi in un luogo capace di rendere meritevole la sosta.
Tabucchi non è un motociclista, ma è uno che sa sostare e sa cogliere l'anima dei luoghi in cui si ferma. Si tratta spesso di attimi, di qualcosa di simile alle "occasioni" di Montale: una sosta su un muretto, un locale discosto, una spiaggia, una statua. Sono viaggi dottissimi quelli di Tabucchi: i luoghi ricordano altri luoghi e personaggi e vicende.
Che sia il paesaggio fiabesco della Cappadocia o la stazione ferroviaria di Washington, il luogo è un punto di incontro, un simbolo di cultura e di civiltà. I luoghi di Tabucchi sono pieni di umanità e l'umanità ha qualcosa in più della comune "gente": l'umanità è storia, a volte struggente e a volte umoristica, è visioni diverse del mondo, è il nostro specchio.
"La letteratura - ha detto un poeta - è la dimostrazione che la vita non basta. Perché la letteratura è una forma di conoscenza in più. È come il viaggio: è una forma di conoscenza in più, tante forme di conoscenza in più. molte cose ci possono bastare, e devono bastare, nella vita: l'amore, il lavoro, i soldi. Ma la voglia di conoscere non basta mai, credo. Se uno ha voglia di conoscere, almeno."
L'ho letto a pagina 14, in una conversazione che apre il libro. Ho avuto voglia di conoscere, seppure per interposta persona, e in poche sere ho terminato la lettura.
Mi è rimasta una grande voglia di andare.
Viaggi e altri viaggi
Feltrinelli
2010 - pagg. 272
Prezzo di listino: € 17,50
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