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Ho Chi Minh City Tour

Autore: Andrea Lottini alias The King

Girare per questa città in moto ha dello straordinario... o no. Si,  perché da stranieri solo pochi hanno il coraggio di farlo. No, perché la  moto, o meglio il motorino 100 cc è il mezzo di trasporto utilizzato  dalla stagrande maggioranza degli abitanti.

Mettiamoci anche il fatto che, legalmente, non saprei bene se la patente A italiana senza  limitazione dia diritto di poter usare uno di questi ciclomotori.  Equivarrà alla A1 locale, con la quale guidano fino a 175 cc? Immagino  di si. Mi son tenuto il dubbio ed ho fatto il giretto.

Ho Chi Minh City è enorme. Ha 6 milioni di abitanti, e dai film di  guerra le cose son cambiate.

La vecchia Saigon è stata così ribattezzata in seguito alla fine della spaventosa guerra del 1965-75, conclusa con la ritirata statunitense e la conseguente vittoria del Nord marxista contro l' impotente Sud filooccidentale. Da allora il Vietnam è uno solo, vige il sistema totalitario comunista, e la capitale è Hanoi.

Ho Chi Minh, per chi non lo ricordasse, è stato il capo fondatore dei comunisti vietnamiti. La sua faccia, ancor oggi, a 41 anni dalla morte, è dovunque.

HCMC (sigla ufficiale per un nome complicato) è estesa come Roma, ma zeppa di gente. E' divisa in "District" enumerati, vale a dire quartieri. Il primo è il centro, la zona elegante, di hotel, ristoranti, negozi, vialoni, monumenti, e ricordi storici. Ma ci sono anche vicoli da dove non penseresti di uscire vivo (invece non succede proprio nulla:
al massima ti fanno una proposta sconcia.) Naturalmente non mancano i turisti; americani perlopiù.

Il fatto che la gente si sposti in motorino è da ascriversi alla mancanza di qualsivoglia trasporto pubblico degno di questo nome. 
Nessuna metropolitana. Nessun treno serio. Per andare ad Hanoi ce n'è uno, l'unico, a scartamento ridotto, che pare una ferrovia da miniera di carbone. Qualche autobus urbano, ma a giudicare dai veri e propri nugoli di motorini che si muovono per i viali, pare che i bus non godano di granché reputazione. Sono tanti gli autobus extraurbani, invece, che portano i pendolari. Questa gente arriva in città in condizioni pietose come fossero partiti nel cuore della notte chissà da dove, e forse è proprio così... Vi basti sapere che la gente comune, esclusi i tassisti, gli autisti degli autobus, qualche raro benestante ed i funzionari di 
partito con il macchinone, si sposta con il motorino. Paiono sempre tutti in giro, tutti insieme, a tutte le ore. Ne nasce un caos che, senza vederlo, non s' immagina facilmente.

Da questo amalgama di scooterini che non hai pace sorge il problema numero uno: attraversare la strada per un pedone, strisce o non strisce.
Certe vecchiette che portano il nipotino per mano, ad un certo punto, si mettono a supplicare con la mano libera aperta: "Fermatevi, fermatevi!". 
E avanzano nel terrore. Poi ci sono gli sfacciati, o i filosofi esistenzialisti, che traversano la strada e basta, imperturbabili: "E ora, ammazzatemi, bastardi!". Le prime volte mi sono detto che tutti loro erano pazzi. Invece, quello degli stoici è l' unico sistema, e il segreto è farsi avanti, lentamente, cauti, costanti, in modo che i motorini calcolino la traiettoria e ti scansino. Guai ad avere paura, ad aver dubbi. Ma soprattutto a rendersi imprevedibili con scatti, improvvise fermate, scarti. Solo le auto, i camion e gli autobus proseguirebbero a diritto, imperterriti: quelli darebbero una gran 
strombazzata e poi ti farebbero fuori. Meglio ricordarselo e aspettare sul marciapiede.

Ma tra motorini, quando si muovono a stormo, può capitare che si tocchino? Capita, capita...
Un altro giorno due di essi mi si sono schiantati davanti all'albergo, mentre entravo nella hall. Sento il tonfo, mi giro, e vedo questi due per terra. Uno doveva essere ripartito a tutto gas dalla sosta, speronando quell' altro che, ignaro, stava passando per il viale, insieme alla corrente di svariati altri come lui. Fosse successo da noi si sarebbe fermata la gente, li avrebbero soccorsi, quello che andava per la sua strada si sarebbe quantomento arrabbiato, avrebbero fatto il CID, ecc. D' istinto chiedo alla receptionist, che doveva aver visto tutto, cosa diavolo fosse successo, e lei, come rivolgendosi ad un bambino, risponde con il suo miglior sorriso da autentica bellezza del Sud Est Asiatico "An accident, sir", come a dire, "Ma che vuole che sia, un ridicolo incidente tra motorini... Un niente". Poi ridiscendo in strada e guardo 'sti due che si rialzano: ognuno bada a sé. Quello che 
ha ancora il motorino sano (immagino colui che aveva ragione) mette in moto e riparte fottendose altamente dell' altro che ha il parafango anteriore tutto storto (forse lo speronatore). Nessuno gli si avvicina.
I turisti occidentali lo guardano come fosse un marziano a cui non riparte l' astronave. Gli asiatici, perdigiorno compresi, gli lanciano occhiate distratte. Si arrangi un po', quel coglione. Quello non sa bene come regolarsi con il parafango. Tira di qui, tira di là, quindi decide che va bene lo stesso, e alla fine se ne va. Non è successo nulla. Aveva ragione lei.

Insomma, avevo la voglia di farmi un giro per conto mio, ma ero un po' titubante. Ci voleva un primo passo.
Una domenica avevo preso il "mototaxi". In sostanza un uomo di mezz' età tanto aveva detto e tanto aveva fatto, che mi aveva convinto a salire dietro al suo trabiccolo per accompagnarmi fino ad uno sportello bancario fuori mano dove, a suo dire, cambiavano i Dollari meglio che sotto l' albergo. Mi aveva pure esibito un quaderno scolastico (in condizioni pessime: lo portava in giro dagli anni '90...) con le sue "referenze". Tante dediche scritte da stranieri che lo ringraziavano degli ottimi servizi svolti, (taxi, informazioni, giri guidati della città...), con onestà ed efficienza. C' erano ovviamente anche scritte di italiani. Tutti lo descrivevano in termini entusiasti ed affettuosi.
Incredibile!
Accetto. Mantiene la parola. Gli pago la corsa e gli offro una birra per la sera. Poi non l' ho ritrovato. Peccato, ci avrei fatto volentieri due chiacchiere, perché parlava un ottimo inglese, era chiaramente del Sud e chissà cosa non doveva aver passato, un tempo, con quelli di Hanoi.

Quell' esperimento mi era servito anche per capire il traffico più da vicino. Non mi era parso poi così terribile, così un' altra sera il motorino l' ho noleggiato davvero. Mi sono fatto un giro, cartina in tasca, attraverso un percorsino tra le strade ormai ben note del District 1, ma ho voluto spingermi fino al District 5, qualche Km verso ovest, dove un' altra sera, in un' orrenda bettola, avevo voluto provare qualcosa di forte, e, per 3 Euro, mi avevano portato una birra locale e un tremebondo stufato di caprone con tanto di cotenna. In realtà avrebbe potuto essere qualunque cosa... anche il miglior amico dell' uomo. Di sicuro era piccante come l' inferno e me lo sono sentito tornare in gola tutta la notte. Comunque, per arrivare al District 5, 
erano solo tre incroci. Perfino uno come me non poteva sbagliarsi malgrado il bordello allucinante: gente che suona il clackson senza motivo, motorini contromano, camion in panne in mezzo alla strada che cambiano le gomme (Mistero: perché non aveva fatto dieci metri e non aveva accostato per poter lavorare comodo e non scassare le scatole al prossimo? Non è dato di capirlo. Lì gli s' era fermato e lì lo stava riparando), un tassista che blocca tutta una corsia di un' arteria come Corso Buenos Aires a Milano per un pomeriggio intero: aveva dovuto smontare la pompa dell' acqua (idem come sopra).

Inutile parlare di pieghe, riprese, curvoni, frenate, staccate. Figuriamoci... In questo caos asiatico c'è il grande vantaggio dell' irregimentazione che, mi sembra, tutti abbiano ficcata nella zucca fin da piccoli. Vanno tutti alla stessa identica velocità. Fanno tutti le stesse cose. Non ho detto che rispettino il codice stradale, sempre che il nostro e il loro sia lo stesso, ma sono prevedibili. E' un gran vantaggio per chi viene dall' Europa, dove le velocità di transito nelle città sono doppie.
Si tiene la destra, e fin qui... ci sono le rotonde ovunque che vengono però interpretate in libertà. Passa, nell' ordine: chi è più grosso, più deciso, chi arriva prima.
I semafori non sono così tassativi. Non aspettatevi che se avete il verde la strada sia davvero libera: magari transita un autocarro a tre assi del 1962 che ha tutto il diritto di passare col rosso, fosse solo per rispetto dell' età.... Non vorrete che si fermi per voi, vero? Si deve fare un po' più d' attenzione del solito. Da noi la prudenza serve perché si va forte, qui perché può succedere di tutto.
Inoltre con il rosso è ammesso passare l' incrocio, purché si debba girare a destra. Se lo fa un minuscolo Honda Dream II 100 cc, passi. Se lo fa l' autobus anni '60 che, tutte le mattine alle 7:00, va fino in Cambogia, può essere un problema...

La velocità di crociera in città è 30 Km/h. Si deve sempre vincere la  tentazione di aprire e andarsene. Ci sarà un limite o sarà così perché  così fan tutti? E chi lo sa? Se non altro, andando così piano c'è tutto  il tempo per decidere la rotta, guardarsi i fianchi dagli altri mezzi (fondamentale), siano essi altri catorci, taxi che sbucano, risciò a pedali detti "cyclo", biciclette. E soprattutto scansare con ampie e caute manovre deviatorie - se non si vuol essere tamponati rovinosamente - tutto quello che compare nel settore prodiero: tombini malfermi, buche, disgraziati che attraversano la strada carichi come ciuchi, "cyclo", macchine che procedono a passo d' uomo per motivi loro, strambi motocarri inverosimilmente carichi etc..

Come si guida il trabiccolo? A me era capitato poi uno scooter 150 cc 4T a variatore e frizione centrifuga: freni al manubrio e gas convenzionale. Facilissimo.
Il motorino tipico, 100 cc, ha il gas, freno anteriore e posteriore (a pedale) convenzionali, ed ha la frizione centrifuga.
Stranamente alla manopola sinistra non c'è leva. Alla pedana sinistra c'è un cambio a bilanciere a tre marce, che, immagino, sfrutti la frizione centrifuga per poter fare le cambiate. Infatti ad ogni cambiata si chiude il gas. Si sale di marcia pigiando il pedale davanti alla pedana, si scala pigiando il bilanciere dietro la pedana. Al contrario dei cambi europei, insomma. Trasmissione a catena completamente carterata. Non devono essere troppo male 'sti Honda Dream e Honda Wave.
Sono rustici. Sotto questi acquazzoni tropicali non si fermano mica.

Ah già. La sicurezza...
Con il frullino mi hanno dato anche un casco da fantino, né più né meno, da cacciarmi in capo. Piuttosto comodo con il clima locale.
In giro si trova una vasta offerta di caschi aperti in tutte le fogge.
Non parliamo di efficacia, per favore, tanto non c'è uno straccio di omologazione. Ma i vietnamiti invitano caldamente ad usarlo. Non saprei se per legge o che altro. Ma ce l' hanno tutti. Come molto diffusa è la mascherina parabocca e naso, contro la polvere.
Sempre in tema di sicurezza, non mi è ben chiaro in quanti si possa salire sul motorino. Ne ho visti fino a 5, come ho visto carichi di roba sbaloriditivi: bombole di GPL, stie con i polli, pilota più manovale-vetraio che regge un vetro 2 metri per 1 (non oso pensare in un incidente...). sacchi di cemento da 50 Kg (c' era un' intelaiatura apposta)....E' nell' ordine delle cose che si viaggi fino in quattro.
Famiglie con due bimbi piccoli (avete capito bene). Qui si usa pigliare il bambino più grande e metterlo tra il cannotto di sterzo e la sella.
Viene messo in piedi o su certi seggiolini, che in realtà sono seggioloni domestici in vimini riadattati. Per evitare che il bimbo si disfi la faccia anzitempo sul cruscutto in qualche frenata, questo viene coperto da un generoso cuscino. L' altro marmocchio, più piccino, lo si mette tra il babbo, che di solito guida, e la mamma, che siede in fondo.
E' un Paese povero, e lo si vede anche da questo. Credo invece che quattro adulti, per quanto strano possa sembrare, non possano viaggiare insieme.
Trovo che i caschi più carini siano quelli tipo militare, dato il luogo.
Hanno perfettamente imitato gli elmetti americani modello 1940 e quelli nuovi in Kevlar, compresa la reticella per metterci le frasche, le munizioni e il pacchetto di Marlboro, oppure la copertura in tela mimetica. In campagna ci sono anche coloro che sfoggiano il casco di sughero verde slavato dei soldati del Vietnam del Nord. Magari sono veterani. Poi ci sono gli elmetti della Wehrmacht, ovviamente. In testa ad uno con gli occhi a mandorla che va in motorino il classico elmetto tedesco fa uno strano effetto.

In fondo non mi sono trovato niente affatto male. Mi dicevo che, avessi avuto il TA, mi sarei sentito più a mio agio, perché la conosco, perché ci sarebbe stato un gran gusto a girare qui con la propria moto. Ma i sogni impossibili sono destinati a rimanere tali. E' stato già tanto che non sia successo nulla.

Ciao
AKL