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Quando si ha voglia di un posto - Ale Margnetti

Autore: Alessandro Margnetti

custom Giro svizzero  ale

Da Aigle, nel Canton Vaud, a Spiez, nel Canton Berna ci sono 118 Km se si passa dal Col des Mosses e dal Jaunpass. Un po' meno se si sceglie di puntare su Gstaad attraverso il Col du Pillon e meno ancora se da Cateau -d'Oex si punta su Rougemont e su Saanen.
Sono tre percorsi splendidi, che portano dai vigneti vodesi ai laghi di Thun e di Spiez e alla loro corona di montagne.
Da casa mia ad Aigle ci sono più o meno 250 km e altri 200 da Spiez a qui. Sarà un bel giro.
Parto tardi. Sono le otto e mezza e la giornata si annuncia spettacolare. La Valle del Ticino, percorsa tante volte, si riduce a una formalità da sbrigare presto e così, fino a Faido prendo l'autostrada.
Mi piace attraversare Faido in moto. Chi arriva da sud è accolto dall'antica birreria Rosian, sulla sinistra della strada. In piazza c'è il padre della pubblica istruzione ticinese, Stefano Franscini, che saluta dal monumento a lui dedicato. Poi la strada prende a salire dolcemente fra due ali di antiche case che sembrano abbracciarvi, si rimette in piano di fronte alla Casa per anziani fino al cantiere della trasversale ferroviaria alpina e si inoltra nelle Gole del Piottino. Un paio di ampie curve, due tornanti, una galleria e si sbuca al Dazio Grande di Rodi. Qui, fino almeno al 1848 si pagava il balzello necessario per poter passare sulla strada che passava attraverso le gole. All'epoca i posti doganali tra Chiasso e Airolo erano numerosi, con grave danno per l'economia locale.
Attraverso il piano di Ambrì, passo le gole dello Stalvedro e arrivato ad Airolo, mi fermo di fianco al monumento ai lavoratori del Gottardo, opera dell'artista ticinese Vincenzo Vela, per infilarmi una felpa. Alla Nüfenen l'aria sarà fresca.
Salgo con calma. Mentre sto scattando una fotografia alla cresta frastagliata del Pizzo Rotondo vedo un airone cenerino sorvolare il fiume Ticino, qui ridotto a torrente. Sono a quasi 1300 metri di quota. Questi animali si spingono sempre più in alto in cerca di cibo, lontani dai fiumi inquinati della pianura.

custom tn 1 dal Nüfenenpass

Poco sotto il Passo della Nüfenen, dove gitanti volenterosi attaccano la salita verso il Rifugio del Corno Gries, trovo una giovane marmotta appena travolta da un'auto. Anni fa, nelle Marche, con Adriano avevamo trovato un'istrice che aveva subito la stessa sorte. anche nelle vittime della strada ci sono caratteristiche che definiscono i luoghi. Penso a questo, mentre raggiungo il Passo. Le vette dell'alto Vallese si stagliano nitide nel cielo azzurro. Qualche nube residua si sta squagliando sotto un sole già caldo.

custom tn 2 Verso le vette del Vallese

Scendo a Ulrichen, incrociando ciclisti e sciatori su rotelle dall'aria stravolta, e seguo il corso del Rodano. Sui pendii ai lati della strada si sta rastrellando il fieno e il suo buon odore arriva fin dentro il casco. L'acqua del Rodano ha quel suo colore grigio - verde che ne tradisce l'origine glaciale. Fino a Briga, è un bel guidare. soprattutto nella sua parte alta, il Vallese è un susseguirsi di coni di deiezione su cui sorgono piccoli villaggi e da cui spunta a tratti la cima dell'Allalin o di altra montagna della regione. In questi villaggi si possono ancora vedere alcune vecchie torbiere, tipiche della civiltà Vals, costruite sopra grosse piattaforme di pietra che dovevano servire a tener lontani i topi dalle granaglie che vi si conservavano.

custom tn 3 La Valle di Goms

Il Vallese, tuttavia, dopo un po' diventa un cantone noioso e così per lunghi tratti e finché si può raggiungo Sion lungo l'autostrada. Lì, prima di proseguire, salgo a Nendaz. Una curiosità, visto che alcuni colleghi ci sono appena stati per delle uscite in Mountain bike e le fotografie che hanno riportato mostrano alcuni begli sterrati. Il posto è simile a molte stazioni di villeggiatura, ma lo sguardo sulla valle del Rodano è impressionante.
La Valle del Rodano da Nendaz
Torno al piano e raggiungo St-Pierre-de-Clages, uno dei villaggi del libro sparsi per l'Europa. In questi giorni sono previste delle manifestazioni, ma oggi non succede nulla e così continuo verso Martigny, passo Saint - Maurice con le sue fortificazioni, Bex e le sue saline e raggiungo Aigle. Il centro vecchio di Aigle varrebbe una sosta, ma vorrei essere a casa entro sera e così mi limito a un'occhiata sghemba su una bella strada, priva di traffico, fra case color rosa antico.
La salita che porta al Col des Mosses, nel primo tratto passa sotto Les Murailles, una parete poco meno che verticale, terrazzata e sostenuta da grandi muri in pietra, lungo la quale si coltiva la vigna che dà origine a un eccellente vino bianco, l'Aigle les Murailles, appunto. Dalla strada si vede il castello di Aigle, immerso tra i vigneti.
Les Murailles
Il Castello di Aigle e i vigneti
Passo Le Mosses e scendo verso Chateau - d'Oex, dove ogni mese di gennaio si tiene la settimana delle mongolfiere e da dove, nel marzo 1999 è decollato il Breitling Orbiter che avrebbe poi fatto il giro del mondo. Se da qui avessi continuato verso Saanen avrei probabilmente avuto qualche problema di traffico perché il caso vuole che proprio mentre salivo da Aigle, un piccolo aereo da turismo si schiantasse nei pressi dell'aeroporto di Saanen uccidendo i suoi tre occupanti.
Invece giro a sinistra, passo lo splendido villaggio di Gruyère, poi Broc e Charmey. Da studente, venivo da queste parti a sciare e a cimentarmi con i primi saltelli in deltaplano e con le mie prime scalate sui Gastlosen. Ma sto parlando di venticinque chili fa.
Un po' oltre Charmey, ancora su questo versante dello spartiacque, i villaggi acquistano nomi tedeschi e le camere degli alberghi non si chiamano più "chambres" bensì "Zimmer". Verso Jaun mi piglio una vespa che mi entra una narice, mi punge e prima di lasciarmi mi punge ancora una volta sopra il labbro. Se n'è andata e quindi non mi fermo. A che pro? Mi lacrima un poco l'occhio sinistro e le punture bruciano, ma non posso farci niente e così continuo a godermi il paesaggio. Mi fermerei in cima al passo, ci sono un sacco di motociclisti, ma ho appena superato un grosso camion carico di legna che saliva a trenta all'ora e non vorrei trovarmelo davanti dall'altra parte. Mi fermo poco oltre per scattare una foto alla parte alta della Valle della Simme, la Simmental che dà il nome alla carne in scatola sorella dell'italiana Manzotin. Mucche ce ne sono tante, in effetti, pezzate rosse come tradizione vuole. Ovunque si sente odore di fieno e di stallatico e l'aria è colma del suono dei campanacci. Scendo tenendo dietro a un motociclista zurighese che ha una bella guida pulita e gentile.
In cima al Jaun la Valle della Simme
A Spiez punto verso Interlaken seguendo la bella autostrada sospesa sul lago, poi Brienz e infine Meiringen dove mi fermo per il solito rifornimento di meringhe e per bere una birra. È la prima sosta della giornata e comincio a essere un po' stanco. Rifaccio il pieno alla moto e attacco il Grimsel. Sto dietro a un vallesano con una Giessina. Non sembra un gallo: nei rettilinei spalanca e va su come un missile, ma nei tornanti si impapppina un poco, forse infastidito dalla mia presenza comunque discreta. In cima al passo finge di volersi fermare per lasciarmi passare. Mi raggiungerà a un semaforo.
La strada del Furka vista dal GrimselA Gletsch volterà verso valle mentre io attacco il Furka. La parte vallesana di questo passo mi piace tanto; quella verso Uri è più stretta ed esposta, ma la lunga planata sopra la valle di Orsera vale quel po' di concentrazione che la strada richiede. Anche qui mucche ovunque e buazze sulla carreggiata che raccomandano prudenza.
Versante est del Furka, verso UriResta il Gottardo. Vado su seguendo una macchina tedesca con roulotte che si beve la strada a novanta all'ora, poi devio sulla vecchia strada ottocentesca, dai sampietrini un po' sconnessi e sento la differenza fra la kappona e la TA: qui riesco a viaggiare a novanta senza grosse scosse, prima era la strada a comandare e la moto la seguiva, ondeggiando qua e là. Raggiungo il passo, sempre affollato di turisti e odoroso di wurstel alla griglia e scendo lungo la Tremola, tanto per togliermi l'ultimo sfizio.
La tremola e il tunnel della cantonaleAd Airolo riprendo l'autostrada e alle sette sono a casa. 614 km in totale, il culo a pezzi, un labbro gonfio, ma 118 km di puro godimento che han valso la trasferta.

Ciao!
ale