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Pochi metri, emozioni e soddisfazioni . . .

Autore: Luca Barozzi alias Batelott

Domenica la giornata non si preannuncia granche', la mattina il cielo e' uggioso e i nostri programmi saltano. Se poi aggiungiamo che la Susanna e' un po' "rognosa" e sonnolenta a causa dei denti...
Faccio in tempo a vedermi la motoGP dopo pranzo, venendo a conoscenza dell'incidente di Tomizawa; durante la gara la notizia della sua morte, dalle parole commosse di Guido Meda prima e da quelle del dottor Costa dopo. Un momento toccante che mi fa venire un groppo in gola...

Non e' rimasto molto tempo dopo il sonnellino della bimba, quindi optiamo per un giro con il passeggino (quelloatreruotedellaseriedovedeviandare) per andare a vedere quella stradina scoperta settimana scorsa e di cui ho chiesto informazioni. Un colpo d'occhio stupendo che parte al bordo del bosco per poi inoltrarvisici (!).
La Gio' si e' fatta male al ditone del piede e quindi non puo' ne camminare veloce ne molto, ma se la sente e andiamo.

Partiamo da casa, attraversiamo la piazza dirigendo su Trezzino, al bordo del paese. Le case vecchie si alternano alle villette nuove, alcune fuori luogo e a volte inguardabili. La targa sul muro ricorda dove visse Vincenzo Peruggia, il famoso ladro della Gioconda. Una bella casa in sasso, ben ristrutturata, con i balconi in legno coperti da gerani che stanno ormai sfiorendo, la scalinata che sale al santuario di Trezzo e al valico di Astano, il ponte delle Stalle e poi la strada per un breve tratto diventa pianeggiante poco prima di infilarsi nella boscaglia, poco sotto le Pezzacce.
D'obbligo una sosta, non tanto per far arrabbiare le oche nel prato, ma solo per farle vedere alla Susannina che le guarda stupita, ogni volta come se fosse la prima. Finche' non si stancano e lentamente e chiassosamente se ne vanno. La Susi no, lei resterebbe li' a vita a vederle facendogli "ciao" !
Alla Vigona, con il pugno di case racchiuse da un alto muro e da un altrettanto portone in legno, la strada finisce e a sinistra parte la stradina che ci interessa. Dietro le case si sale per raggiungere Due Cossani attraverso il bosco, fatto la settimana scorsa. Noi scendiamo da qui per raggiungere Stivigliano, a meta' strada.
Due muri di circa due metri ai lati trattengono il terreno in cui questo bellissimo selciato scende ripido nel bosco, dopo una ventina di metri il muro scompare portando la strada al livello del terreno. Il selciato e' in condizioni perfette, incredibilmente bello da vedersi. I canali di scolo lo attraversano in alcuni punti, integri. Qualcuno ha fatto un buon lavoro quasi un secolo fa, qualcun altro pochi giorni fa, pulendo tutto il tracciato, sistemando i canali di scolo e tagliando rami e piante caduti. Un paio di curve nel tratto piu' impervio aiutano nel cammino, poi il tratto finale ben ripido, che finisce nei pressi del ponticello al vecchio filatoio, che fino alla fine degli anni 60 ha funzionato impiegando decine di persone della valle. Un edificio enorme con il tetto e i piani ormai collassati, le turbine portate via per fame di ferro. Una muta testimonianza del passato che non merita questa fine ingloriosa, quasi rinnegato dagli abitanti che ne hanno fatto magazzino di materiale a costo zero per le proprie abitazioni. Che tristezza...
Gli ultimi cento metri ci portano nella stretta e unica via che attraversa l'abitato di Stivigliano. 
Raggiungiamo la strada e proseguiamo nel nostro giro, che fruttuosamente mi fara' scoprire un altro mulino abbandonato proprio sotto Dumenza. Ma questa e' e sara' un'altra storia.

Sabato sera ne parlo con Alberto, chiedo lumi al "Chicco" Vallimberti, incontrato nel nostro giro, e a mio padre.
"Sai chi la faceva in macchina con la 500 ? Il Tomasina !", mi dice uno, "qualche volta l'ho fatta con la moto da regolarita' " (che gia' la dice lunga sull'eta' dell'interlocutore) mi dice un altro, ricordi di caccia per mio padre.

Lunedi la strada mi gira ancora per la testa... il meteo da domani da' pioggia intensa... la strada della Vigona e' li' che gira, gira, gira... 
Alle 6 e mezza sono a casa, ho il tempo sufficiente. Chiedo alla Gio' se ho il tempo necessario per. A risposta affermativa chiamo Alberto "pensi che qualcuno mi possa dire qualcosa se faccio la strada della Vigona in moto ?". "non penso..." mi dice, "se hai bisogno sono qui ai garage".
Scendo in cantina, metto gli stivali da enduro, le ginocchiere, giro in riserva il serbatoio che tra poco chiamera', e vado. Passo da Alberto chiedendogli di tenere il telefono acceso e la jeep pronta, si sa mai !
Faccio la strada al contrario di ieri, scendo e al ponte mi fermo, spegnendo la moto e osservando la strada che parte ripida. Sono tante le emozioni che mi pervadono : la voglia di poterla fare con il selciato pulito dalle foglie (capitera' ancora?), il timore che qualcuno in cima mi inveisca contro (e avresti voglia a far capire le tue ragioni e intenzioni a chi magari gratuitamente ha pulito e sistemato tutta la strada), senso di violenza passare con la moto su questo gioiello che chissa' cosa ne avra' viste, paura di piantarmi a meta' e non riuscire a girare... Esito.
Alla fine la voglia prevale su tutto : accendo la moto, metto in prima, in piedi sulle pedane salgo lento a gas costante lasciando andare la moto con scioltezza. Con attenzione supero i canali di scolo e a meta' delle due curve, nel tratto meno ripido mi fermo. Do uno sguardo in giu' e uno in su'. Senza pensarci troppo riparto e affronto l'ultimo pezzo, con la rampa che mi porta sull'asfalto veramente in piedi !
Lentamente giro la moto e scendo verso Dumenza, esito di nuovo, torno indietro con la voglia di farla a scendere. Questa volta prevale il timore che qualcuno attirato dal rumore della moto sia uscito a vedere e mi dia il cazziatone. Rigiro la moto prima di arrivare alla strada e vado a fare due chiacchiere con Alberto.

Sono euforico per quei "qualche" cento metri fatti con emozione e soddisfazione. Qualcuno piu' esperto ridera' di questo semplice gesto.

Alla sera dopo cena sono in sala, dove sono ora, davanti alla tastiera (premetto che Villa Giovanna e' 65 metriquadri).
La Gio' e' in cucina, con la Susi che le gira intorno aggrappata alle gambe, sicuramente, come suo solito.
Ad un certo punto mi chiama, sporgo la testa dal muro. La SuperSusi ciondolando sta camminando da sola per la prima volta venendo verso di me.
Mi raggiunge, si siede per terra, e ridendo si batte la mani. Qualcuno piu' esperto di lei ridera' di questo suo semplice gesto. E a dire il vero anche lei se la sta' ridendo !
Noi ci guardiamo in faccia emozionati, lei continua a gioire soddisfatta e pronta per un altro giro.

C'e' poca moto in questo racconto, ma le emozioni sono state tante ! :-)

Luca TA99
Dumenza (VA)