2010 - Girostriscione Camorino - Svizzera ladina - Camorino - 20 Aprile

Camorino - Svizzera ladina - Camorino - 20 Aprile

Autore del report: Alessandro Margnetti alias Orso

Autore delle foto: Alessandro Margnetti alias Orso

Km percorsi: 280

Tedofori:

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Alessandro Margnetti alias Orso
 

Sottotitolo: Girello con lo striscione appresso.

Ogni due settimane ho il martedì pomeriggio libero. Oggi, tuttavia, alle diciassette e quindici sono convocato per una riunione di scrutinio. Però è bel tempo, le strade sono asciutte. Se parto presto e non mi fermo a lungo riesco a portare lo striscione a passeggio senza marinare la riunione. Dico al vicedirettore che potrei arrivare con un attimo di ritardo e decido di andare.
All'una parto. Rinuncio alle stradine che attraversano i paesi e piglio l'autostrada prima, la superstrada che sale verso il villaggio di San Bernardino poi. La Valle Mesolcina è bella anche dallo stradone, non si vedono i villaggi, ma si gode del paesaggio fatto di alti strapiombi, cascate, prati odorosi di stallatico appena sparso.
Gli ampi tornanti sopra il castello di Mesocco possono essere affrontati a velocità allegra. Non c'è in giro nessuno e guidare è un piacere. Un paio di camion che arrancano in salita sono superati con un colpo deciso di manopola; la moto fa "UAAAAH!" e in cinquanta metri riprendo a godere della strada.
A San Bernardino faccio il pieno. Dovrebbe bastare fino a stasera. Il progetto è semplice: vado allo Julier, faccio due foto e torno in tempo per la riunione. Se poi dovesse rimanere qualcosa, mi fermerò a scattare due foto sulla via del ritorno. Penso alla Viamala o alla chiesa di Zillis che su questo percorso varrebbero la fermata
Il passo del San Bernardino è ancora chiuso. In alto si vede ancora tanta neve. Raggiungo Thusis e risalgo la valle dell'Albula, poi da Tifencastel, piegando a destra quella dello Julia. L'acqua di questi torrenti scorre piano, finisce nel Reno anteriore e fra qualche giorno raggiungerà il Mare del Nord. Più in alto avrò il sentore di acque che finiranno nel Mar Nero o nel Mediterraneo. Lo Julier è un crocevia di piogge che, nate dallo stesso temporale, finiscono a migliaia di chilometri una dall'altra.
Non c'è molto traffico. Qualche grosso camion arranca. Un bus austriaco si ferma in una piazzola con il motore fumante. È una bella giornata. I prati sono ancora bruni, punteggiati da galassie di crochi bianchi e dalle chiazze dell'ultima neve. A Rona vedo svolazzare una cedronella (Gonepteryx rhamni) messaggera di primavera. La strada sale e sale. Quelle che erano chiazze di neve diventano manto, cumulo, mucchio. L'asfalto è asciutto e alle tre sono sul passo. Scendo dall'altra parte per un duecento metri, tanto per poter dire di aver scollinato e torno sul culmine. Sabato scorso lo striscione è arrivato nella Svizzera di lingua italiana, il prossimo toccherà la Svizzera tedesca, nell'alto Vallese e quella francese, da Sierre al Gran San Bernardo. Mi sarebbe mancata la Svizzera ladina. Con lo Julier avrò la collezione completa. Ci sono volute due ore. Tra due ore e un quarto inizia la riunione e dovrò attraversare Bellinzona nell'ora di punta.
Attacco con due pezzi di nastro americano lo striscione al cartello che indica lo spartiacque, scatto qualche fotografia, piego tutto e torno da dove sono venuto.

 

Mi precede un camion adibito al trasporto del gas, targato Zurigo. Viaggia come un razzo. Gli sto dietro lasciando a lui il compito di raccogliere i flash degli eventuali autovelox.
Attraverso Bellinzona per strade minute e deserte, evitando code e semafori. Arrivo alla riunione alle diciassette e diciassesse. I miei colleghi sono già tutti nell'aula. Sono persone normali e simpatiche. Non commentano l'apparizione del marziano con zaino, macchina fotografica alla cintola, tubo di plastica grigio, casco, stivali, pantaloni e giaccone da moto. Mi siedo e partecipo alla riunione. 
Gli alunni risultano svogliati, parecchi non supereranno gli esami. Molti di loro non sanno dov'è lo Julier.

ale